La Medicina nel Medioevo
Parlando del mondo dell'uomo medievale, ci riferiamo in primo luogo alla condizione dell'uomo sofferente, che non è possibile vedere senza considerare la visione del mondo che sta alle sue spalle. La medicina medievale non deve essere intesa nella moderna accezione del termine, ma non va neanche confusa con le tecniche empiriche di una medicina popolare antiquata: ci troviamo infatti di fronte a un sistema organico che abbraccia tutti gli aspetti dell'uomo sano, malato e da guarire.
La medicina non era
molto sviluppata, infatti fino al 1200 i medici scarseggiavano e le terapie non
erano sufficientemente efficaci.
Questa scienza continuava ad essere infatti spaccata in due parti, da una parte,
la medicina teorica che era profondamente legata alla filosofia, dall’altra la
chirurgia che era considerata né più né meno una mansione da tecnici e non da
scienziati. I progressi inizieranno con l’applicazione della meccanica alla
biologia, con la conseguente nascita della Iatromeccanica, ed una più precisa
conoscenza del corpo umano.
I
metodi di cura non erano tantissimi e soprattutto vi era una certa maestria
nella cura delle ferite e delle fratture, cosa assai utile viste le continue
guerre. Ma per diagnosi precise e per cure mirate, ancora non se ne parla
proprio. Vi erano all’epoca anche numerosi medici non tanto seri che vagavano
per le piazze e proponevano rimedi violenti come, per esempio, la
cauterizzazione con un ferro rovente delle emorroidi. Oltre a questi vi erano
anche naturalmente medici seri che avevano studiato a Salerno o a Bologna, due
rinomate università, le quali erano ritenute quelle di maggior prestigio.
All’epoca si era in grado di arrestare un’emorragia con i legacci, operare e
contenere in bende un’ernia, ricucire le estremità dei nervi recisi e operare
l’idrocefalo infantile, praticando una piccola apertura nel cranio. Fino al
1270 non veniva usato il bisturi ma il ferro rovente introdotto dagli arabi. Un
particolare contributo alla medicina medievale venne dalla civiltà araba,
infatti medici arabi come Al Rhazes scrissero opere su alcune malattie infettive
e intere enciclopedie mediche.
Nel
medioevo la cura delle malattie si basa principalmente sull’utilizzo delle
piante, dei minerali e sul riposo a letto. Venivano usati molto la menta, il
papavero, l’aloe, il finocchio, l’olio, il giusquiamo, la canfora,
l’arsenico, lo zolfo e tante altre ancora, ma parleremo delle erbe in seguito
e più approfonditamente. Gli unguenti erano molti e gli intrugli da prendere
per bocca o da applicare sul corpo erano molto numerosi. Ad esempio per curare i
polmoni si mangiavano ceci cotti nel latte di capra con burro e zucchero mentre
per curare i tumori ghiandolari si facevano impacchi di fichi. Di fronte alle
malattia gravi in realtà però non vi erano rimedi efficaci: basti pensare alla
lebbra e alla follia.
La
lebbra giunse dall’Asia dal XII secolo e si diffuse rapidamente in Europa. La
lebbra portava il malato a gravi devastazioni fisiche che causavano un puzzo
insopportabile ed è per queste ragioni che i malati vengono allontanati dalla
comunità e confinati nei lebbrosari dai quali possono allontanarsi solo
portando addosso una campanella che annuncia il loro passaggio. Per i malati
mentali nel medioevo la gente prova vari sentimenti, ora di simpatia, pensando
al buffone folle di corte e all’idiota del villaggio, considerato un
portafortuna per la comunità e ora di pietà e timore come per i pazzi
frenetici che venivano internati in ospedali specializzati. Spesso si
confondevano i malati di mente con gli indemoniati, soprattutto nel caso degli
epilettici e si cercava di curare i malcapitati con lunghe sedute di esorcismo
nella speranza di liberarli dai demoni loro persecutori.
I
“dentisti” invece, erano soliti usare un solo metodo, crudo e assai
doloroso: l’estrazione. Questa operazione veniva solitamente svolta senza
anestesia e con un paio di grosse pinze, con le quali il dente veniva strappato
dalla bocca del paziente. Erano numerosi i problemi ai denti in quell’epoca, a
causa della scarsa igiene, che fu causa di gran parte delle malattie.
Che
dire invece dell’alchimia? L’alchimia può essere considerata
come progenitrice della chimica moderna, infatti essa studiava le
interazioni fra le sostanze, la loro decomposizione, le loro caratteristiche,
allo scopo di identificare la formula del favoloso elisir di lunga vita, la
pietra filosofale o il modo per mutare i metalli vili in oro o argento. In essa
la componente scientifica era fortemente mescolata a quella “magica”. Alcuni
nomi di spicco in Italia furono Arnaldo da Villanova, autore de ‘Sulla
conservazione della giovinezza e scopritore fra l’altro dell’alcool, e
Raimondo Lullo, autore dell’Ars Magna. Perché ho voluto fare un accenno
all’alchimia? Perché come ad esempio Arnaldo da Villanova scoprì l’alcool,
l’alchimia diede degli sviluppi per la chimica, senza la quale molti misteri
sulla vita e molte medicine non sarebbero state scoperte o create.
La medicina fu messa in crisi verso la metà del 1300, precisamente nel 1348, quando dall’Asia venne la peste. La medicina si ritrova ad essere impotente verso questo morbo. La peste era prevalentemente di due tipi: bubbonica e polmonare, la bubbonica, come dice la parola, si manifestava con grosse pustole, ma era comunque meno pericolosa di quella polmonare perché essa veniva trasmessa tramite l’aria, quindi era un morbo invisibile e fatale. Molti medici vengono uccisi dalla peste, molti altri fuggono. Si cercano spiegazioni razionali, si sperimentano nuove terapie, ma invano: le ondate pestifere si susseguiranno implacabili per almeno tre secoli, mettendo in crisi l'intero impianto della medicina. Gli organismi pubblici organizzano in qualche modo la difesa: in questo periodo i medici cominciano ad essere coinvolti in quella che diventerà la sanità pubblica di stampo moderno.
PIANTE
MEDICINALI
Come
brevemente detto in precedenza, le erbe sono state una delle forme principali di
medicina medievale, ereditate da un sapere di tempi molto più antichi.
Venivano
usufruite abbondantemente sia da medici di maggior prestigio, assoldati da
individui appartenenti alle classi più nobili, che da contadini e dalle classi
sociali di più basso gradino che erano a conoscenza di alcuni rimedi medici di
tradizione orale. Purtroppo, come
quasi in tutte le cose, la realtà era stata a quel tempo mescolata dall’alone
misterioso e religioso che aleggiava nel corso di quei secoli e il sapere delle
erbe medicinali era stato in parte distorto, rendendolo superstizione. Ad
esempio molte delle proprietà delle erbe venivano ad esse attribuite solo per
il colore della pianta o per la forma che esse mostravano. Eppure, come ad
esempio si è verificato nella nostra Italia, con il formarsi delle Università
e delle corporazioni intorno il 1300, la scienza è stata rinnovata come un
sapere intoccabile e nettamente distaccato dalle credenze popolari, segno della
nascita di una nuova era. La
corporazione degli speziali (Alla quale Dante era iscritto per poter partecipare
alla vita politica fiorentina), appariva come una farmacia di quel tempo, le cui
medicine erano prevalentemente a base di erbe e di unguenti…
Non
solo nelle arti e nelle università si intraprendeva lo studio delle piante
medicinali, bensì pure nei monasteri. E' infatti grazie alla tradizione
monastica che ci sono arrivati diversi erbari e da questi siamo potuti risalire
alla loro egregia sapienza vegetale, nonché medicinale. Facciamo un passo
indietro e cerchiamo di comprendere come i monaci abbiano appreso questo sapere.
I Monasteri attorno al XII secolo avevano subito la loro maggior espansione in
Europa, ricoprendo una sezione importante della cultura medievale. I monaci erano
persone votate a Dio e alla religione Cristiana, individui che si apprestavano a
seguire la vita dettata dal vangelo e di conseguenza la loro vita monastica era
caratterizzata da diversi punti essenziali: Lo studio della Bibbia ne è un
esempio, dei salmi ecc... La divulgazione religiosa per mezzo della copiatura
meticolosa dei testi; Avevano anche il compito di accogliere i poveri, i
mendicanti e i malati. Per questo possedevano grandi proprietà terriere
coltivate, in quanto avevano l' obbligo morale di sfamare una notevole quantità
di uomini. Tra quei vari campi e orti, ne era presente uno solitamente posto
accanto all' infermeria: l' orto destinato alla coltivazione delle piante che
possedevano proprietà medicamentose. Infatti, a quel tempo, dove la malattia e
la morte era all' ordine del giorno, malati e morenti di bassa condizione
economica bussavano alle porte del monastero per ricevere cure gratuite. E'
interessante notare che, grazie a scavi condotti in monasteri medievali,
sopratutto quelli della Gran Bretagna e del Galles, si è potuto sapere che i
monaci conoscevano e usufruivano le diverse proprietà curative di erbe esotiche
come ad esempio il papavero da oppio, la canapa ecc... Cosa sorprendente, in un
progetto della costruzione dell’ Abbazia di S. Gallo, dove senza alcuna
sorpresa è indicato un pezzamento di terra separato da un orto e situato vicino
all’ infermeria, destinato alla coltura delle erbe medicinali, oltre ad esser
indicate le comuni piante officinali messe a coltura, tra i quali troviamo
soprattutto Gigli, le rose, la salvia, la menta ecc.. cosa assai strana, alla
fine dell’ elenco è nominato il comune fagiolo. Fagiolo?! Il fagiolo è un
legume originario dell’ America Meridionale e come è possibile che sia
arrivato nell’ Europa Medievale prima della scoperta di Cristoforo Colombo? Un
ulteriore prova dell' errata data della scoperta dell' america? Questa è una
cosa che gli esperti non sanno spiegarsi. Chiudendo brevemente questo ampio
capitolo, riporto qui sotto alcune delle malattie più comuni e le relative cure
a base di erbe medicinali…
Si potranno quindi gustare sapori e aromi di un’ epoca indimenticabile
e dal fascino ammaliante…E magari star meglio!
Tecniche di
procedimento:
Infuso:
Consiste
nel far bollire una certa quantità d’ acqua, e in seguito versarla entro
pochi minuti in un recipiente dentro il quale è stato deposto in precedenza la
droga sminuzzata.
Mescolare
le erbe perché queste rilascino le prime sostanze, e coprirlo per evitare la
fuoriuscita di vapori (ricchi di sostanze). Lasciare la droga in infusione per
dieci o quindici minuti e a intervalli di tempo agitare la droga. In seguito
filtrare l’ infuso. Bere in quantità ridotte(Generalmente una tazzina da
the), e consumare l’ infuso quando è ancora caldo, ma mai quando è bollente
e mai quando è eccessivamente freddo.
NB:
Il tempo di infusione influenzerà il colore, il gusto e ovviamente maggior sarà
il tempo, maggiori saranno le proprietà medicinali. Il tempo verrà regolato a
seconda dei gusti e delle necessità.
E’
il procedimento indicato per droghe dagli aromi delicati (Tiglio, camomilla, e
droghe principalmente composte da fiori, foglie, gemme). In questo tipo di erbe
saranno presenti principi attivi facilmente decomponibili al calore e al
liquido.
Decotto:
Consiste nel deporre la droga in un recipiente d’acqua bollente, coprire il
contenitore, e continuare l’ ebollizione a fuoco moderato, per circa quindici
o venti minuti.
Dopo
la bollitura, si passerà alla filtrazione attraverso un colino a maglie
strette. Per avere un maggiore effetto del decotto, è consigliabile deporre la
droga nell’ acqua fredda, prima di metterla a contatto col fuoco.
Il
decotto viene sovente impiegato per liberare i principi attivi delle radici, di
bacche e di prodotti di dura consistenza, i quali sono di difficile liberazione
col calore.
E’
consigliabile aggiungere una maggior quantità d’ acqua (tre cucchiai in più
circa) per compensare la perdita del liquido che verrà rilasciata insieme ai
vapori.
INDICE
DELLE MALATTIE
Cefalea
Il
mal di capo può essere causato da mille disturbi. La cefalea può essere una
conseguenza di un affaticamento fisico (I braccianti nel medioevo, dovendo
sostenere quotidianamente grosse fatiche, saranno probabilmente stati affetti da
questo male), di un lavoro intellettuale intenso ( Gli scribi, gli economisti, i
commercianti, i funzionari di stato introdotti nelle monarchie nazionali,
praticavano l' ozium, termine latino che indicava lo studio), di uno stress
emotivo etc... Come vedete le cause sono molte. I rimedi indicati sono:
Cefalee
dovute a problemi nervosi
-
Betonica:
Le
sue proprietà medicamentose l’ hanno resa famosa e largamente usata nei tempi
passati, entrando pure a far parte nel poemetto didascalico Liber de cultura
hortorum di Valafrido Strabone
scritto nel IV sec d.C. la Betonica può essere usata per le emicranie e per i
catarri bronchiali, problema assai frequente nell’ epoca medievale. Comunque
la modalità d’impiego è un infuso di 2 grammi di foglie di betonica in 100
ml di acqua.
-
Valeriana: Di questa pianta è utilizzabile il rizoma (Fusto sotterrane
che scorre parallelo al terreno) che ha ottime proprietà sedative,
riconcilianti, nevralgiche etc...Molto usata in erboristeria, questa pianta è
frequente nelle zone umide, nei boschi, nella zona montuosa e nella regione
costiera.
Modalità
d’ impiego: Versare una tazza d'
acqua fredda sopra due cucchiaini di rizoma tritato. Lasciare a contatto l'
acqua per otto ore e bere la pozione alla sera, quando sarà necessario.
-Melissa:
Pianta ricca di sostanze benefiche, ma deve essere usata con prudenza. E'
consigliabile farne un infuso con 0,5 grammi (Più o meno due cucchiaini) in
100ml di acqua (Una tazzina da the). Ha effetti veloci ed
Cefalea
dovuta ad affticamento da studio
Menta
piperita: efficace contro le emicranie dovute ad affaticamento. Un infuso di
1-2 g di sommità fiorite in 100 ml di acqua. Una tazza dopo i pasti.
Elicriso:
pianta italiana della tipica macchia mediterranea, è considerata un
antinevralgico che, oltre ad agire in caso di artriti e reumatismi, è ottimo in
caso di emicrania. Si deve procedere con un decotto di 2 gr. d sommità fiorite
in 100 ml di acqua. Si devono consumare due o tre tazzine al giorno.
E'
efficace pure come tossifugo, e agisce all' eliminazione del catarro bronchiale.
Altre
piante indicate per curare la cefalea:
Lavanda,
Sambuco, Girasole, Maggiorana, Elitoprio e molte altre ancora...
Contusioni
Sono
lesioni dei tessuti dovuti a traumi violenti. La zona contusa è soggetta a
lievi arrossamenti e leggeri gonfiori. Le piante medicinali indicate sono:
Arnica:
E’ una pianta ben nota in erboristeria per le sue eccellenti proprietà.
Nonostante in passato si facessero con quest’erba usi interni, si sconsiglia
vivamente di ingerirne qualunque preparato in quanto tossica. L’ arnica è un
eccellente pianta le cui preparazioni servono per ridurre le ecchimosi ed edemi
provocati da forti contusioni e distorsioni. Modalità di preparazione: 10gr in
100 ml di alcol di 70° (a macero per circa una settimana) per uso esterno. Deve
essere diluita per 5 volte in acqua e con tale preparazione deve essere posto
sulla parte contusa o slogata con un impacco.
Alloro:
L' alloro è una pianta nota molto per le sue proprietà aromatiche in cucina,
eppure contiene molte proprietà medicamentose che solitamente non sono
conosciute. Oltre ad essere un buon digestivo ed espettorante, è un ottimo
rimedio per i reumatismi e contusioni. Vengono raccolte le sue bacche nere che
crescono verso il periodo di Ottobre-Novembre, e se ne deve ricavare una tintura
oleosa ponendo 20 grammi di bacche in 100 ml di olio d' oliva o di semi (a
macero per 5 giorni). Frizionare con del cotone sulle parti dolenti.
Cren:
Il Cren è una pianta conosciuta sin dai tempi antichi con la quale già si
attuavano i vari medicamenti che la radice di questa pianta offre. La polpa
della radice fresca del cren, applicato con una garza sulle dolenti membra per
15 minuti, è ottimo per reumatismi, sciatiche e contusioni.
Espettoranti
della tosse
Altea:
Pianta molto nota per le sue capacità emollienti ed espettoranti, l' altea
è da sempre stata impiegata nell' arte medicamentosa. Le proprietà dell'
infuso delle radici d' Altea (in alternativa è possibile usare le foglie e le
sommità fiorite), sono, oltre a quello di placare la tosse,
di alleviare le infiammazioni dell' intestino, della gola e della bocca
in generale. L' infuso viene fatto con 2 g di droga in 100 ml di acqua.
Consumare due o tre tazzine a giorno.
Mugo:
molto conosciuto per le sue eccellenti proprietà erboristiche, il mugo
cresce nelle zone montane, dai 1300 ai 2700 metri circa. Le sue principali
caratteristiche sono balsamiche, espettoranti, antinfiammatorie che si estende
pure all' apparato escretore urinario. Viene fatto un infuso con 2 g di rami di
mugo (I rametti terminali raccolti in primavera-estate) in 100 ml di acqua. Due
o tre tazze al giorno.
Timo:
Molto usato nell' impiego culinario come pianta aromatica, il timo è molto
indicato per le persone affette da tosse. Viene suggerito un infuso di 1-2 g in
100 ml di acqua, e dolcificare abbondantemente. Berne due o tre tazzine al
giorno.
Mirto:
Molto conosciute le sue proprietà salutari anche in tempi antichi, il mirto
viene utilizzato in infuso, con 1 g di foglie in 100 ml di acqua. Una o due
tazzine al giorno.
Altre
piante sono:
Viola
mammola, Pino, Larice, Serpillo, Mirto, ecc...
Febbre
Agrifoglio:
Sia le foglie che la radice, hanno proprietà febbrifughe e antiremutiche.
Si fa un decotto con 3 g di agrifoglio(indipendentemente se radici o foglie) in
100 ml di acqua e se ne beve due o tre tazzine da tè al giorno.
Faggio:
Le foglie di quest'albero alto anche
fino a 30 metri, combattono efficacemente la febbre. Per mitigare la febbre
viene fatto un decotto di 3 g di foglie in una tazza da the, e devono essere
consumate due tazzine al giorno.
Salice:
Si deve fare un decotto con un cucchiaino di corteccia secca in una tazza d'
acqua, della durata di circa 1
minuto. Poi si lascia raffreddare per 15 minuti e se ne consuma due tazze al
giorno.
Frassino:
Viene fatto un decotto con la sua
corteccia con 2 g in 100 ml di acqua. Bere tre tazze del decotto al giorno.
Altre
piante:
Cardo
mariano, Olmaria, Genziana, Marrubio ecc...
Insonnia
Melissa:
Vedere Cefalea. La pianta è un ottimo sedativo, nonché digestivo. E' molto
consigliabile, anche per il suo buon gusto, assaporarne alla sera l' infuso
descritto in precedenza.
Luppolo:
Si deve versare una tazza di acqua bollente su un
cucchiaino di infiorescenze di luppolo e lasciare in infusione per 10-15 minuti.
Bere una tazza prima di coricarsi.
Tiglio:
Oltre a favorire il sonno, il Tiglio
offre rimedio anche alle tossi. Si consiglia un infuso con 3-4 grammi di fiori e
brattee in 100 ml di acqua. Bere due o tre tazze di infuso al giorno
(Buonissimo!)
Arancio
dolce e amaro: Molto buono, l' infuso dei fiori dell' arancio (Dolce o
amaro) è pure molto gradito ai bambini, ma bisogna dolcificarlo a sufficienza
con zucchero o miele. Viene fatto un infuso con i suoi fiori secchi, con 2 g di
questi in 100 ml di acqua. Da bere occasionalmente, favorisce il sonno e allieva
l' eccitazione nervosa.
Mal
di denti
Chiodi
di Garofano: per alleviare il dolore della carie dentaria si procede con un
decotto di chiodi di garofano. Si fanno bollire e chiodi di Garofano in una
tazza d'acqua per circa 10 minuti. Dopo averlo fatto raffreddare si fanno
diversi sciacqui col decotto. Altro rimedio, sempre con questa pianta, è lo
schiacciare con il dente dolente un chiodo di garofano, il più forte possibile
(A me è funzionato!)
Salvia:
Per prevenire questo male, è possibile masticare una foglia di salvia, che
pulisce e profuma l'alito.
Raffreddore:
Sambuco:
Il suo nome botanico è “Sambucus”, derivato dalla lingua greca come
"strumento a corde". Infatti, ancora oggi zufoli e pipe vengono
prodotte col legno di sambuco. Usato nel settore della liquoreria, il sambuco ha
pure ottime proprietà medicinali, che variano dalle antinevralgiche alle
emollienti e balsamiche. Per il
raffreddore si consiglia un infuso con 3 g di fiori di sambuco in 100 ml di
acqua, da consumare due volte al giorno in una tazza.
Questo
infuso è un pure efficace come diuretico, sudorifero, e antireumatico.
Pino:
Ha ottime proprietà espettoranti e balsamiche, il che si ritiene ottimo per
le bronchiti e per i raffreddori. Viene usato con un infuso di gemme, con 2 g in
100 ml di acqua. Da prendere 2 volte al giorno in tazzine.
Malva:
Viene fatto un infuso di fiori di malva con le dosi di 3g in 100 ml di
acqua. Bere a piccoli sorsi due e
tre volte al giorno. E' ottimo per i raffreddori e per le costipazioni.
Eucalipto:
Con l' eucalipto è possibile disinfettare ed eliminare i catarri dei
bronchi, così pure della vescica e dell' intestino. Si procede con un infuso
con 2 grammi di sue foglie, in 100 ml d'acqua. Si consumano tre tazzine al
giorno circa, e conviene dolcificare abbastanza per il suo gusto particolarmente
amaro.
Mugo:
I suoi rami vengono utilizzati come
rimedio balsamico con 2 grammi in 100 ml d'acqua. E' molto usato, sin dai tempi
antichi come rimedio “liquoristico”.
Ustioni(
di primo grado)
Altea:
Fare frequentemente impacchi sulla parte dolente con un
liquido ricavato nel seguente modo: 1/2 litro d' acqua fredda versati su 2
cucchiai circa di foglie d' Altea o della sua radice tritata. Lasciare a
contatto per circa 8 ore.
Cotogno:
versare su due cucchiai circa di semi di cotogno circa mezzo litro di acqua
a temperatura ambiente, e lasciar riposare per 10 ore circa. Raccogliere quindi
quella che è oramai la poltiglia con un panno, e applicarla sulla zona
ustionata.
Iperico:
Per piaghe, ferite e scottature, consiglio questo procedimento:
Mettere circa 30 grammi di sommità fiorite di iperico in 100 ml di olio d'
oliva. Aggiungere 10 grammi di vino bianco e (Bere...no scherzo!) lasciare
riposare in luogo soleggiato per due settimane. Alla fine dei 15 giorni, durante
i quali avete agitato di tanto in tanto, filtrare ed ecco che è pronta la
tintura. Frizionare con piccole dosi le parti ustionate o ferite.
Bibliografia
& Webgrafia:
-Heinrich Schipperges,
Il giardino della salute: la medicina nel medioevo,
Garzanti, Milano 1988
-Scoprire, riconoscere, usare le erbe;
Fabbri Editore.
-Rosaria Musumeci, Erbe e piante
medicinali, Bracato editore.
https://www.racine.ra.it/lcalighieri/Relazione/Fisica%20e%20scienza%206.htm#_MEDICINA_E_ALCHIMIA
https://www.eccolaprimavera.gn.to/VITA/Medicina_1_it.htm
https://utenti.lycos.it/davidbotti/c167_a03.htm
https://www.accademiajr.it/medweb/introduzione.html
e alcune cose tirate fuori dalle nostre
conoscenze in qualche recondito punto della nostra mente…
Scorpio
e Greywolf
PS di Palank: Mi
intrometto in questo splendido articolo volendo soltanto ricordare due cose:
1-
che le cure mediche nel Medioevo erano date prevalentemente da monaci e
da frati (i Francescani e i Cavalieri Ospitalieri primi fra tutti), che, come
Scorpio e GreyWolf hanno ricordato, erano erboristi esperti.
2-
Che la Scienza moderna a partire dal 1600 ha più volte negato
l’effetto positivo di cure considerate antiquate e popolari etichettandole
come “superstizioni” e snobbandole, ma poi, anche a distanza di decenni, ne
ha scoperto le proprietà benefiche… una bella contraddizione no?
Praticamente si nega tutto e poi pian piano si riscopre quello che già si
sapeva!