Il Poema Epico-Cavalleresco
Il
genere epico produce manifestazioni artistiche in straordinario valore in epoca
medievale. In Germania
l’esempio più significativo è costituito dalla
saga dei Nibelunghi, composta presumibilmente all’inizio del XIII secolo
d. C, ma in cui confluiscono elementi di una tradizione molto più antica,
risalente al IX-X secolo. La Spagna celebra
le guerre contro i Mori nei cantari del
Cid ( sec. XII), ma è soprattutto la Francia
che offre una produzione di particolare interesse, espressa in lingua d’oil,
l’antico francese. Essa, infatti, con Chanson de Roland, avvia il ciclo Carolingio,
in cui si esaltano le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini, che ebbero
ampia popolarità in Italia. Tale produzione prende il nome anche di materia
di Francia o di chansons de geste; opera di autori colti, poi divulgata dai
giullari itineranti lungo le vie dei pellegrinaggi. L’epica francese, tutta
via, si esprime con esiti assai felici anche nella poesia narrata nella prosa
della materia di Bretagnia
o ciclo Bretone, più incline al tema dell’amore della magia, che ha come
protagonisti re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda (da cui anche le
definizioni di <<ciclo arturiano>>, per contrapposizioni a quello
<<carolingio>>).
Essa
si sviluppa verso il XII secolo presso le corti feudali per celebrare le gesta
dei Cavalieri e i valori della cortesia. Il maggiore esponente è Chrétien
de Troyes ( attivo tra il 1160 e il 1180). In
Italia il genere trova la sua massima espressione durante il Rinascimento,
in cui la materia cavalleresca, sottoforma di poemi in versi,
risulta essere la prediletta sia dagli autori che dal pubblico. Il
Morgante di Luigi Pulci ( 1432-1484)
riprende la guerra tra Franchi e saraceni con toni spesso comici e bizzarri,
l’Orlando innamorato di Matteo Maria
Boiardo ( 1440 o 1441-1494) ampli il tema amoroso, fissa il tipo del poema
cavalleresco e costituisce il modello dell’Orlando Furioso di Ludovico
Ariosto (1474-1535). Queste due ultime opere anno entrambe per oggetto
l’amore del famoso paladino di Carlo Magno, Orlando, per Angelica la figlia
del Re del Katai.
Finalità
e caratteri ancora diversi assume il poema di Torquato
Tasso ( 1544-1595) La Gerusalemme Liberata: il poeta si pone come fine non
tanto quello di creare un testo di intrattenimento in cui il pubblico di corte
possa veder rispecchiati i propri ideali, quanto quello di saltare gli austeri
ideali religiosi della Controriforma cattolica, concretizzandoli nel tema della
crociata per liberare il Santo Sepolcro. Dopo il Cinquecento la produzione epica
decade: la sua funzione di rappresentare una società, un modo di vivere di
pensare o di evadere è assunta un altro genere letterario, il romanzo,
espressione della nuova classe in ascesa, la borghesia.
I
Caratteri del Poema Cavalleresco.
Il
poema epico-cavalleresco, così
chiamato perché i protagonisti delle vicende sono cavalieri
o , comunque, appartenenti alla nobiltà
feudale, possiede oltre, alle caratteristiche generali dell’epica, degli
elementi specifici che lo contraddistinguono.
Molteplicità
delle vicende:
I
poemi cavallereschi tendono a privilegiare, nella struttura del poema, la
molteplicità delle vicende indipendenti,
convergenti o divergenti rispetto all’argomento centrale. Questa
caratteristica trova il suo esempio più significativo nei poemi di Boiardo e di
Ariosto, nei quali risulta persino difficile fornire un riassunto completo per
il grandissimo numero di vicende narrate di personaggi che vi compaiono.
Elementi
Fantastici:
Sono
presenti elementi fantastici e non
verosimili, sovente legati alla sfera del magico. A questo proposito bisogna
precisare che il discorso è più complesso per quanto riguarda Tasso. Questo
poeta, infatti, ritiene che il meraviglioso
debba essere tratto dal meraviglioso cristiano e si configuri, dunque, come
un soprannaturale divino o demoniaco, ma comunque legittimo della fede.
Egli,
pertanto, esclude dalla sua opere inspiegabili, divinità pagane, maghi
sia appartenenti alla cultura classica sia a quella medievale, presenti nella
tradizione cavalleresca.
L’eroe
cavaliere:
L’eroe
esaltato nei poemi cavallereschi e il Cavaliere.
Egli
è il difensore della giustizia, al servizio di Dio e del suo sovrano, e risulta
caratterizzato da alcuni valori fondamentali quali:
-
la fedeltà, essenziale in tutti i generi di rapporto (d’amore,
di amicizia e, soprattutto di vassallaggio);
-
Il coraggio;
-
La lealtà;
-
L’eroismo guerriero unito alla saggezza.
Le Opere più belle:
1.L’Orlando
Furioso.
La
Vicenda dell’Orlando Furioso:
La
moltitudine di personaggi che popolano il poema e le innumerevoli vicende di cui
sono protagonisti rende assai difficile il compito di formulare uno schema
organico, esaustivo e chiaro. Molti episodi e altrettanti
personaggi non verranno, quindi citati e si seguiranno le storie solo
degli eroi più importanti. L’azione dell’Orlando
furioso comprende tre nuclei
principali, attorno ai quali ruota una miriade di vicende: 1.
la guerra di Carlo Magno contro
Agramente, re musulmano dei Mori, popolazioni che abitano il Nordafrica.
2. L’amore del paladino Orlando
per l’avvenente Angelica, figlia del re del Katai e la sua pazzia quando
scopre che la fanciulla è innamorata di uno scudiero saraceno di nome Medoro; 3.
L’amore di Ruggiero, cavaliere
saraceno, e di Bradamante, guerriera
cristiana e sorella del paladino Rinaldo, dalla cui unione avrà origine la casa
d’Este, di cui fa parte il cardinale Ippolito, protettore di Ariosto, a cui è
dedicato il poema.
Lo
sfondo della guerra e la pazzia di Orlando. Angelica, consegnata al re Carlo
in custodia a Namo, in attesa di vedere quale dei due cavalieri, Orlando o
Rinaldo, meriterà di sposarla, fugge, approfittando del fatto che la prima
battaglia tra cristiani e musulmani è finita in favore di quest’ultimi. Nella
selva dove si è rifugiata viene inseguita da Rinaldo, che dopo varie peripezie,
grazie ad un incantesimo operato da un eremita intervenuto in aiuto di Angelica,
torna a ricercare la donna a Parigi. Da qui Carlo Magno, temendo un assedio da
parte dei Mori, lo invia in Inghilterra da re Carlo a chiedere soccorsi. In
seguito, proprio grazie agli aiuti giunti dalla Scozia e dall’Inghilterra,
Agramente e il suo alleato Marsilio, re di Spagna, saranno sconfitti e dovranno
ritirarsi. Orlando, avvertito da sogni premonitori, lascia il campo cristiano
alla ricerca di Angelica che teme possa correre qualche pericolo e va incontro a
svariate avventure.
La
donna intanto si imbatte in un giovane saraceno ferito, Medoro; lo cura, se ne
innamora e nel giro di pochi giorni lo sposa. I due giovani trascorrono un po’
di tempo nella casa di un pastore e lasciano i loro nomi incisi intrecciati
sugli alberi e nella roccia, poi partono insieme per il Katai. Orlando capita
nella selva che ha ospitato l’amore di Angelica e Medoro
e scorge i nomi intrecciati dei due amanti disseminati un po’ ovunque.
Colpito da un insostenibile dolore, dopo aver ricevuto dopo aver ricevuto dal
pastore la conferma di quanto ha già intuito, impazzisce e compie azioni
indicibili, travolgendo con la sua forza sovraumana tutto quello che gli si pone
davanti percorrendo in questo modo la Francia, La Spagna, e riesce persino a
raggiungere a nuoto l’ Africa. Qui incontra Astolfo, suo cugino e anch’egli
paladino cristiano, il quale in sella all’ippogrifo, si reca sulla Luna, dove
finiscono tutte le cose smarrite sulla terra. Là recupera il senno di Orlando,
chiuso in una ampolla. L’eroe, dopo aver inalato il contenuto della
bottiglietta, subito rinsavisce compie imprese straordinarie che cancellano la
triste avventura del passato.
L’amore
di Ruggero e Bradamante. Ruggero è personaggio di rilievo nel poema:
saraceno di nascita ed allevato dal mago Atlante che cerca di tenerlo lontano
dall’Europa segregandolo in un castello fatato, perché il suo destino prevede
che muterà confessione, si sposerà con Bradamante, guerriera cristiana, e
dalle loro nozze avrà inizio la
stirpe estense. Il racconto dell’amore fra i due eroi adempie, dunque,
ad un intento economiastico,
non estraneo al genere epico. Bradamante, sorella del paladino Rinaldo è
innamorata di Ruggiero riesce a impadronirsi di un anello magico che rende
invisibili. Con esso sconfigge il mago Atlante e libera dal castello Ruggiero e
altri cavalieri in esso imprigionati. Il giovane, tutta via, viene con un
inganno indotto dal mago a salire sull’ippogrifo, che lo trasporta nuovamente
lontano dalla sua amata. Egli affronta altre straordinarie avventure in cui
talvolta si riunisce con Bramante, per poi separarsene subito, in un continuo
gioco di ritrovamenti e successive sparizioni, come nel secondo castello di
Atlante, in cui i giovani si rivedono, vengono liberati dal cavaliere Astolfo e
poi divisi. Ruggiero, mentre navigava verso l’Africa, viene gettato da una
tempesta su un’isola, nella quale un eremita lo istruisce ai principi della
fede cristiana e lo battezza. Qui lo trovano Orlando e Rinaldo e insieme
ripartono per la Provenza. Intanto Bradamante è stata promessa dal padre in
sposa a Leone, figlio dell’imperatore greco, e quando Ruggiero viene a sapere
la notizia va a guerreggiare insieme ai Bulgari contro i Greci. Preso
prigioniero, entra nelle simpatie di Leone che lo fa liberare e lo prega di
combattere per lui in duello contro Bradamante: la fanciulla ha infatti ottenuto
di essere data in sposa a chi la vincerà in combattimento. Il duello si
conclude alla pari e si decide, allora, che avrà Bradamante chi vincerà
Ruggiero. Nuovamente Leone, chiede
all’eroe per lui, ma a questo punto Ruggiero, non può più nascondere la sua
identità. Svelatosi, Leone rinuncia a Bradamante e ai due giovani, finalmente
insieme, possono sposarsi alla presenza di Carlo Magno. A turbare il banchetto
giunge il gigantesco Rodomonte, re di Algeri, che accusa Ruggiero di viltà per
essersi convertito alla fede cristiana e lo sfida.
Nella contesa il fiero Rodomonte, viene sconfitto e ucciso e con questo
epico scontro termina il poema.
2.Gerusalemme
Liberata
Un
poema epico su un tema cristiano:
La
Gerusalemme liberata, ideata nei suoi primi abbozzi a Venezia, fu composta e
pubblicata per le prima volta, nel 1581 alla corte di Ferrara, cioè nello
stesso ambiente in cui era sorto, alcuni decenni prima, il poema epico di
Ariosto, l’Orlando Furioso. L’opera ha per argomento
un fatto storico, cioè l’assedio e la conquista di Gerusalemme
avvenuta del percorso della Prima
Crociata (1096-1099). Le motivazioni che indussero Tasso a scrivere un poema
epico ispirandosi al tema delle crociate è
agli ideali religiosi che ne costituiscono il fondamento teorico sono molte.
Possiamo ricordare:
-
La fama che gli sarebbe derivata dalla composizione di un poema
epico che esaltasse i valori della cultura contemporanea entro una struttura
regolare, a differenza dell’epoca
ariosteca, per molti aspetti strana e anomale rispetto al genere;
-
La sua tendenza a concepire la poesia come il mezzo con cui si
esprimono ideali alti e nobili passioni eroiche e grandi come testimoniano già
le prime scritture giovanili: a soli 16 anni, aveva iniziato a comporre un poema
sulla prima crociata. Pochi anni più tardi pubblicava un poema cavalleresco, il
Rinaldo;
-
Le esperienze direttamente vissute, come il pericolo concreto
rappresentato dai pirati turchi che in quel periodo assalivano la costiera
amalfitana (e avevano, in una occasione, messo a repentaglio la vita della
sorella) e il ricordo delle storie dei crociati che gli venivano raccontate
nell’infanzia;
-
L’attualità dell’argomento, vista l’esistenza di reali
timori di un pericolo turco diffusi
un po’ in tutta l’Europa cristiana, causati non solo dalle incursioni dei
pirati sulle coste del Mediterraneo, ma del conflitto aperto fra potenze
cristiane coalizzate e Turchi. Lo scontro si era momentaneamente concluso con la
sconfitta dei musulmani nella battaglia navale di Lepanto, avventura nel 1571,
proprio durante la stesura del poema;
-
Il clima religioso che è creato della controriforma che è,
imbattere le eresie che avevano staccato dalla chiesa Roma diversi stati
Europei, richiedeva delle opere letterarie animate da valori religiosi e morali
volti alla diffusione di tali principi.
I
personaggi:
I
cristiani:
Goffredo
di Buglione: duca della bassa Lorena, comandante
supremo della prima crociata, su cui pesa, come sull’ Enea di Virgilio la
responsabilità di portare a termine un impresa grande
e voluta dal cielo.
Rinaldo:
il più valoroso cavaliere cristiano, da cui avrà origine la casa d’Este.
Egli, se pur vittima dell’inganno, riuscirà a liberarsene e a sciogliere le
trappole diaboliche che impediscono la conquista della città Santa.
Tancredi
D’Alta Villa: principe normanno
innamorato della pagana Clorinda e amato da Erminia. Egli è un valente
guerriero, ma si lascia facilmente coinvolgere dell’insidia e dal tormento
dell’amore, da qui non riesce mai a liberarsi.
I
Musulmani:
Aladino:
re di Gerusalemme, spesso guidato dalle sue azioni dal diabolico mago Ismeno .
Argante:
prode condottiero pagano proveniente del Caucaso e capo delle truppe inviate dal
sultano d’Egitto.
Solimano:
Valoroso guerriero saraceno, stremante e audace e tragicamente consapevole della
sconfitta che incombe su di lui e i suoi compagni.
Le
donne:
Clorinda:
guerriera saracena, valorosa e
spericolata amazzone, figlia del re cristiano d’Etiopia,
Senapo, apprende le sue origini soltanto poco prima del duello mortale
con Tancredi.
Erminia:
fanciulla pagana i cui genitori sono stati uccisi dai cristiani, si trova nella
situazione tormentata da chi ama un nemico: Tancredi
Armida:
principessa saracena figlia del re di Damasco; conosce le arti magiche delle
quali si serve, unitamente alla sua bellezza.
3.
La spada di Shannara.
La
trama del Romanzo:
Il
genere umano giunto ad un avanzatissimo livello di progresso tecnico
scientifico, si è quasi completamente autodistrutto in preda all’odio e alla
violenza, durante le Grandi Guerre. Duemila anni dopo, in un mondo
geograficamente indefinito, regredito da un livello di Medioevo barbarico in cui
nuove razze di esseri fantastici si sono sviluppate ( Nani, Gnomi, Troll...), il
Signore degli Inganni e i suoi fedeli sono ricomparsi nelle Terre del nord per
tornare a minacciare i popoli della terra. Li aiutano gli gnomi, creature infide
e crudeli. Soltanto il giovane Shea Ohmsford, inconsapevole discendente del re
degli Elfi, può sventare il grossissimo pericolo come gli rivela Allanon, un
druido ( un sapiente sacerdote) difensore del Bene. Questi, svelata a Shea la
sua nobile e lontana origine, gli fa dono delle Pietre Magiche, le cui facoltà
lo proteggeranno nel corso dell’impresa. Shea, partito insieme con il fratello
Flick e con pochi altri compagni, si avvia verso le Terre del nord per
recuperare la leggendaria spada di Shannara, l’unica arma che sarà in grado,
una volta pervenuta nelle sue mani, di eliminare il Signore degli Inganni. Al
gruppo si uniscono Menion, una sorta si simpatico avventuriero, e Balior,
principe guerriero. Il cammino si rivela lungo, irto di innumerevoli pericoli e
tranelli disseminati dal Signore degli Inganni per formare i suoi nemici. La
Spada di Shannara, caduta in possesso di uno gnomo,
fortunosamente ritrovata: brandendola, Shea può ingaggiare l’ultimo
drammatico duello con il Signore degli Inganni, provocandone la disintegrazione
e liberandone la Terra dalla sua tremenda minaccia.
I
temi e i personaggi:
Il
potere del Male. Nelle parole
del saggio druido Allanon si riuniscono la sfida che gli uomini la natura,
l’uso improprio delle conoscenze scientifiche, l’inquietante capacità di
avvicinarsi sempre più al segreto della vita perverso delirio di onnipotenza
che trascina verso la catastrofe. Dal suo discorso, scaturisce una ferma
condanna contro chi si appropria del potere assoluto (Brona) per dominare i
popoli, ignorando il monito dei saggi (Il Consiglio dei Druidi) e formando un
gruppo dei fedeli mostruosa ricca di potere.
4.
Lancillotto e Ginevra, infelici amanti.
La
trama del romanza:
Morgana,
personaggio fondamentale del romanzo, è figlia di Gorlois, duca di Cornovaglia
e di Igraine, discendente del popolo delle tribù, gli antichi abitatori di
quelle terre prima della dominazione romana. Il fratellastro di Morgana, Artù,
è figlio della stessa madre e di Uther Pendragon, Grande re di Britannia, che
Igraine ha sposato in seconde nozze. Mentre Artù viene allevato presso una
fedele vassallo, per difenderlo dagli avversari del re che mirano al trono,
Morgana viene inviata, ragazzina, presso la zia Viviana, sorella maggiore di
Igraine e signora di Avalon, il magico regno sull’isola di un lago dei druidi
delle Tribù solo grazie ad un incantesimo.
Viviana,
<<dama del lago>> e sacerdotessa della Dea, la potente divinità
adorata dalle Tribù, educa Morgana, che possiede il dono della preveggenza
affinché le succede nel regno di Avalon. La giovane, durante una cerimonia
rituale, concepisce un figlio dal fratellastro Artù, senza che i due si
riconoscano. Quando scopre la realtà Morgana si rifugia disperata nel castello
della zia Morgause, dove partorisce il figlio Gwydion, che affida alle cure
della zia.
Nel
frattempo, alla morte di Uther Pendragon, Artù viene nominato Grande Re della
Britannia grazie all’intervento di Viviana e del druido Merlino, che egli
assicurano l’appoggio del popolo delle Tribù e gli fanno dono della magica
spada di Excalibur, il cui fodero ricamato da Morgana è in tessuto e
incantesimi, ha il potere di fermare il flusso del sangue delle ferite. Artù
giura fedeltà al popolo di Avalon sia al popolo cristiano, ma in occasione
della battaglia di Mount Badon contro i Sassoni che minacciano il suo regno,
egli scende in campo con i doveri cristiani secondo il volere della morte, la
pia Ginevra. Viviana lo accusa allora di tradimento nei confronti delle Tribù e
gli impone di riconsegnarle Excalibur, ma viene uccisa da un cavaliere di Artù.
Da Ginevra, che rispetta Artù ma ama da anni, ricambiata, il prode cavaliere
Lancillotto, Artù non ha avuto ricredi; perciò egli designa come suo
successore Galahad, figlio di Lancillotto e di Elaide, cugina di Ginevra. A
questa notizia, Morgana sdegnata, rivela a Ginevra e ad Artù di aver avuto un
figlio da lui: Gwydion, unico vero e degno successore del trono di Camelot. Il
giovane, allevato da Morgause, è stato educato ad Avalon ai sacri misteri.
Divenuto poi cavaliere di Artù, come nel nome di Moldred cerca invano di
ottenere Excalibur, mentre Morgana, con i suoi incantesimi, riesce a
impadronirsi del magico fodero della spada e a disperderlo nelle acque del lago
di Avalon. Quindi si reca a Camelot in incognito, per impedire che i sacri
simboli della Dea - un Calice, un piatto ed una lancia – vengano dedicati da
Artù e dal Vescovo Patrizio a Cristo durante la celebrazione della messa.
Grazie ad un sortilegio, Morgana li fa scomparire, ma tutti i presenti credono
di aver visto materializzarsi e scomparire sull’altare il Graal, il Calice
dell’Ultima Cena di Cristo . I migliori cavalieri si mettono in cammino alla
ricerca del sacro Calice. E Galahad ha trovarlo, ma di fronte alla sacra
reliquia muore, sopraffatto dall’estasi di beatitudine. A Camelot, intanto,
Lancillotto e Ginevra, sentendo rinascere l’antica passione, diventano amanti.
Mordred approfitta della situazione per sobillare contro il Re gli altri
cavalieri e cogliere gli amanti in flagrante adulterio. L’agguato però non
riesce! E Lancillotto, dopo aver fatto strage di avversari, fugge con Ginevra.
La gioia della libertà è di breve durata: la regina capisce che Lancillotto,
colto dai rimorsi per avere tradito Artù, con il tempo finirebbe con
l’odiarla. Si ritira perciò in un monastero, dicendo addio per sempre al suo
amore. La magica barca che può superare le nebbie che avvolgono Avalon reca a
Morgana il cadavere di Moldred che, avendo sfidato Artù, è stato da lui
ucciso. Ma sull’imbarcazione si trova anche il re, ferito a morte
dell’ avversario, insieme con Lancillotto: e a lui che Artù consegna
Excalibur prima di esalare l’ultimo respiro tra le braccia di Morgana. La
spada, scagliata nel lago, viene afferrata da una mano misteriosa emersa
dall’acqua, che la trascina a fondo. Dopo qualche tempo, il Graal appare a
Lancillotto, da ordinato prete, e anch’egli a quella vista provando un
ineffabile senso di pace. Morgana comprende che ormai il potere della Dea si è
completamente trasfuso nel potere e nella fede del Dio cristiano, ponendo fine
al misterioso mondo di Avalon. Lancillotto e gli altri cavalieri della Tavola
Rotonda hanno fatto ritorno a Camelot. Durante un sontuoso banchetto per
festeggiare la vittoria di Artù contro gli uomini del nord, Gwydion cerca di
convincere gli altri cavalieri che Artù si rende ridicolo tollerando la
relazione tra Lancillotto e Ginevra. Organizza pertanto un agguato ai due amanti
per coglierli in flagrante e accusarli di alto tradimento.
Pansy della Collina Feudale
Bibliografia:
“Le forme e i messaggi”
Epica antica-cavalleresca.
Petrini Editore.