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Il figlio delle tempeste
Ed. Nord(2000)

 

Il bene. Il male. E qualcuno nel mezzo. Non sempre è possibile scegliere deliberatamente da che parte stare, nemmeno in un romanzo di purissimo stile fantasy. «Il figlio delle tempeste» è l’opera (prima) di Fabiana Redivo che apre la trilogia di «Derbeer dei mille anni» un’epopea avvincente che ha, tra i tanti pregi, quello di essere raccontata con un un linguaggio che é al contempo elegante, sensibile, nonché attento ai dettagli pur senza esser maniacale.

Il mondo che Fabiana ha creato è una terra suddivisa in quattro parti, quattro tante quanti sono i popoli che le abitano: gli Harjini delle terre del vento, nomadi senza  una patria ma con una struggente identità culturale. I Pyrikoi del Kar-Vultan, schiacciati da millenni di tirannia dispotica e rafforzati dalla natura ostile delle vulcaniche terre in cui abitano. Gli Afran dell’omonimo regno; i pragmatici e alacri abitatori di quella che ricorda per certi versi la Contea di Tolkien. E infine i Talassiani di Talassia, il regno delle isole, l’impero del mare.

Ogni gruppo fa riferimento a un preciso ordine di valori e a caratteristici modi comportamentali che sono causa ed effetto dei culti che professano : i quattro popoli sono i figli degli spiriti di Aria, Fuoco, Terra e Acqua in costante e delicato equilibrio tra loro.

La saga comincia con il risveglio di una forza  oscura preposta ad alterare l’equilibrio tra gli Elementi e assumere il dominio su tutto il creato. E’ sulla sete di potere di uno dei quattro monarchi che questa forza fa leva e inizia a manovrare anime ed esistenze per raggiungere il suo scopo.

Ignari del loro fato un ufficiale afran (meticcio harjini) e un’allegorica compagnia affianca Derbeer, l’eroe della saga, divenendo la spina nel fianco di questa terribile minaccia.
Il volume si conclude senza un finale (più che una trilogia è una storia divisa in tre volumi, che poi stanno diventando sei), ma lo stacco non è troppo brusco. Resta solo il bisogno fisiologico di sapere come la vicenda andrà a finire. 

 

 

Bangkok, 28 gennaio, 2547

In fede,  

Teldane