Il nome della rosa
Umberto Eco è uno dei più apprezzati scrittori italiani contemporanei, sia in Italia che all'estero. Nato ad Alessandria, in una famiglia con tredici figli, conseguì il dottorato in filosofia nel 1954, e fu poi assunto come redattore per i programmi culturali della RAI. Il suo primo libro, su San Tommaso d'Aquino, venne pubblicato nel 1956 e fu seguito, due anni dopo, da un secondo libro che lo rese uno dei maggiori medievalisti italiani. Malgrado la perdita del lavoro, continuò con le conferenze e, nel 1959, divenne il redattore capo per la sezione "non fiction" della casa editrice Bompiani, dove rimase fino al 1975. Lo stesso anno cominciò a scrivere una rubrica per "Il Verri", una rivista che si basava su idee moderniste e sulla linguistica. Ciò gli diede la possibilità di scrivere articoli per i maggiori quotidiani nazionali. In questi anni cominciò a sviluppare le sue idee sulla semiotica e, sull'argomento, pubblicò tre libri. Dopo essere stato professore di semiotica al Politecnico di Milano, iniziò e si evolvette rapidamente, la sua carriera di semiotico, diventando il primo ad insegnare tale materia a Bologna, la più antica università italiana. Seguirono nuove pubblicazioni, ma una svolta era all'orizzonte:. Tutto il suo lavoro sul Medio Evo venne incanalato in un romanzo che aveva anche la possibilità di mescolare diversi argomenti. I suoi editori previdero vendite blande, ben lontani dall'immaginare nove milioni di copie vendute ed un film tratto dal romanzo. In Italia, Il Nome della Rosa vinse numerosi premi: Strega, Anghioni, Libro dell'anno. Ormai famoso, Eco ha pubblicato altri tre libri, Il Pendolo di Foucault , L'Isola del giorno prima e Baudolino, che hanno avuto un buon successo sia in Italia che all'estero.
LUOGO
E TEMPO DI SVOLGIMENTO
Il
romanzo si svolge in un abbazia dell’Italia Settentrionale della quale non si
dice il nome, nell’anno 1327.
BREVE
RIASSUNTO
Descrivere
un libro di tale fatta in poche righe non’è facile: non è un tipico libro
giallo, anche se sono presenti tutti gli elementi che lo caratterizzerebbero
come tale. Umberto Eco ha utilizzato la vicenda descritta come scusa per
scrivere un libro di storia (più specificamente, storia ecclesiastica
medioevale), teologia, filosofia, quasi un trattato sulla diatriba tra l'ordine
francescano ed il papato. Adso (un novizio che conduce la narrazione a molti
anni di distanza dagli eventi) e Guglielmo da Baskerville - un ex inquisitore
molto dotto e rispettato, dotato del classico umorismo inglese ma anche di un
eccezionale capacità di risolvere gli enigmi più disparati- verranno coinvolti
in un turbinìo di omicidi e di misteri consumati di notte all’interno dell’abbazìa.
Tutto il romanzo ruota intorno ad un elemento: la biblioteca abbazìale, una
delle più ricche della cristianità, dove si pensa sia custodito un
importantissimo-talmente importante da far valere la pena di uccidere per esso-
volume sull’ilarità scritto da Aristotele.
Nella prima parte è usata molto la descrizione e il ritmo risulta lento,
rendendosi via via più incalzante con lo sciogliersi delle vicende. I
protagonisti verranno in contatto con numerosi personaggi singolari, fra cui il
prete vagabondo Ubertino da Casale e l’Inquisitore Bernardo Gui.
Così, fra investigazioni, dotti discorsi filosofici e avventure varie, le 450
pagine del libro scorrono veloci, anche grazie al linguaggio piuttosto sciolto
che viene usato, giungendo infine ad un’inaspettata ma allo stesso tempo ovvia
soluzione. Perchè in questo libro non ci sono “buoni” e “cattivi”,
infatti, come dice frate Guglielmo da Baskerville:“L’Anticristo non viene
dalla tribù di Giuda, come vogliono i suoi annunciatori, nè da un paese
lontano. L’Anticristo può nascere dalla stessa pietà , dall’eccessivo amor
di Dio o della verità, come
l’eretico nasce dal santo e l’indemoniato dal veggente. Temi i profeti e
coloro disposti a morire per la verità, perchè di solito fan morire moltissimi
con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro”. Il romanzo si
conclude con la morte della maggior parte dei monaci, in seguito ad un incendio
scoppiato nella biblioteca, che causerà la distruzione dell’intera collezione
di volumi, compreso il prezioso libro di Aristotele. Adso e Guglielmo
riusciranno a salvarsi ed a fuggire di chiesa in chiesa, in giro per l’Italia
finchè Adso farà ritorno alla sua terra natale, a Melk, in Germania. Guglielmo
morirà molti anni dopo durante la grande pestilenza che infierì per l’Europa
alla metà del quattordicesimo secolo.
PERSONAGGI
FRATE
GUGLIELMO DA BASKERVILLE: un
vecchio francescano-ex inquisitore- dotato di molta intelligenza ed arguzia,
oltre che di un’amore per la sapienza che lo porterà a rischiare pur di
ottenere il libro proibito, quello per cui tanti sono stati uccisi. Calmo anche
nelle situazioni estreme, Non riesce a trattenere il pianto di disperazione
quando il libro di Aristotele brucia assieme all’intera abbazìa.
ADSO DA MELK: anche se è semplicemente un novizio, è molto pronto e sveglio, anche se molte volte l’ irruenza che lo caratterizza fa fallire più di un piano messo a punto da Guglielmo.
L’ABATE: il suo nome è Abbone, ed è l’abate. Molti invidiano la sua carica onoraria, ed alcuni sarebbero addirittura pronti ad uccidere pur di prendere il suo posto.
ALINARDO: è un vecchio semi-demente che capisce le trame dell’omicida sin dall’inizio,ma nessuno gli da ascolto.
JORGE: è molto vecchio e cieco: sembra attendere con impazienza la venuta dell’Anticristo e la fine dei tempi, arrivando persino a minacciare i suoi confratelli se non si fossero convertiti; Guglielmo crede che proprio il diavolo abbia assunto in Jorge una delle sue forme peggiori, mostrandosi come un fanatico pronto a uccidere per la fede.
SALVATORE: anche se per la storia non ha molto rilievo, è un personaggio singolare che mi ha molto attratto: secondo la descrizione egli è bruttissimo e dotato di un’intelligenza scarsa e di uno spirito opportunista. Inoltre egli non ha una lingua madre, in quanto parla un misto di latino, inglese, spagnolo, francese e italiano.
Tristan de Lionel
COMMENTO
Questo libro
è senz'altro un capolavoro letterario, sia per gli elementi che sono in esso presenti,
quali umorismo, sia per il loro
dosaggio, così perfetto, in modo che uno non prevalga sugli altri.
Anche se è molto lungo, il libro, un riuscito miscuglio di romanzo storico e
romanzo giallo, è tutt'altro che noioso e pesante.
Dal lato della ricostruzione storica però si possono riscontrare alcune
imprecisioni e ambiguità storiche confezionate ad arte dall'autore Umberto Eco,
celebre anticlericale che, in questa sua grande opera, non perde certo occasione
di mettere in mostra il suo scetticismo verso l'Abito e verso le Istituzioni
religiose, per non parlare del suo accanimento immotivato nei confronti della
sua personale visione dell'Inquisizione trecentesca, fatta figurare più
sanguinaria di quella Spagnola realmente esistita.
Consigliamo
questo romanzo a chi volesse immergersi in un medioevo più oscuro di quanto non
lo sia stato davvero, un libro dall'egregio stile narrativo, intinto nella
visione pessimistica dell'autore.
Un libro certamente consigliato, ma tenete sempre presente la differenza
tra romanzo e storia.