Il
Silmarillion è un libro molto particolare. Storicamente (intendo proprio
cronologicamente!!) è il primo libro che Tolkien abbia scritto, o meglio
iniziato. Lo cominciò infatti addirittura nel 1917 (ben vent’anni prima che
venisse pubblicato il suo primo libro, Lo Hobbit) , mentre era in
ospedale convalescente per la “febbre da trincea”, di cui si era ammalato in
Francia durante la prima guerra mondiale. Non lo terminò mai, ma il suo fu un
continuo rimaneggiamento di appunti scritti su vecchi e logori taccuini, che
continuò fino alla sua morte nel settembre del 1973. Quando questa avvenne fu
il figlio Christopher a portare a termine l’opera del padre. Infatti, armato
di tanta, tantissima buona volontà, egli cominciò a raccogliere tutti gli
appunti e gli scritti del padre, mai pubblicati fino ad allora, e li riunì e
riordinò in questo volume, che chiamò Il Silmarillion dal nome del
racconto centrale, che narra appunto della perdita e della ricerca dei Silmaril,
le fantastiche gemme create da Feanor, nei tempi felici.
Per
questo Il Silmarillion fu pubblicato per la prima volta nel 1977, ben
quattro anni dopo la morte del suo autore, che quindi non ebbe mai la
soddisfazione di portarlo alla stampa.
Anche
dal punto di vista logico della narrazione occupa un posto di primato, in quanto
narra di tutti gli avvenimenti che precedono Il Signore degli Anelli e
Lo Hobbit, a partire dalla Prima Era del Mondo e, ancora più indietro nel
tempo, alla creazione stessa della terra (grazie alla musica, parte fondamentale
della narrazione nella Terra di Mezzo ideata da Tolkien, in quanto tutti gli
avvenimenti delle Era passate sono celebrati esclusivamente nei canti che si
tramandano da tempi immemorabili), creazione avvenuta da parte di divinità
dette Valar. Una di queste divinità, Melkor, seconda solo a Manwe, si lascerà
prendere dal desiderio di potere e si trasformerà in una divinità malvagia,
acerrimo nemico dei Valar e dei figli di Iluvatar: Elfi, Uomini e Nani, che
combatterà con ogni mezzo.
Come
ho detto prima, logicamente costituisce una specie di preludio e introduzione al
Signore degli Anelli, nel quale si trovano frequenti riferimenti ad
avvenimenti e personaggi che non si possono comprendere appieno se non si è
prima letto questo volume. Esso infatti rappresenta una specie di collezione di
miti e racconti, che rappresentano appunto tutta la tradizione mitologica della
Terra di Mezzo.
Il
Silmarillion non è un racconto unico, ma si compone di cinque racconti diversi:
-AINULINDALE
<La musica degli Ainur>
-VALAQUENTA
<Novero dei Valar>
-QUENTA
SILMARILLION <La storia dei Silmaril>
-AKALLABETH
<La caduta di Nùmenor>
-GLI
ANELLI DI POTERE E LA TERZA ETA’
Tra
i primi tre c’è uno stretto legame, perché sono come dei capitoli di uno
stesso libro, mentre gli ultimi due sono a sé stanti e indipendenti.
I
primi due narrano della creazione della terra (la musica degli Ainur, anche
detti Valar) e degli anni felici nelle terre immortali, dove Elfi e divinità
vivono a stretto contatto.
Il
terzo narra invece dei Silmaril, della loro perdita e dei molti tentativi di
riconquista da parte dei Noldor che li avevano fabbricati. Esso è ambientato
per lo più nella Terra di Mezzo e racconta tutti i suoi avvenimenti e
le sue battaglie durante la tenebra di Melkor - Morgoth, periodo nel
quale Uomini, Nani e Elfi vengono a contatto e si alleano contro il nemico
comune.
Nel
quarto libro, dopo la sconfitta di Melkor, si narra degli Uomini di Nùmenor,
dotati di sapienza, saggezza e longevità superiore a qualunque altra
discendenza umana, ma che proprio per questo aspirano all’immortalità,
desiderio che porterà molti di loro, a causa dei malefici consigli di Sauron, a
rivoltarsi contro le divinità. Questa ribellione porterà terribili
conseguenze, tra le quali lo sterminio dei ribelli e le preclusione a tutti gli
umani delle terre immortali, che nessuno potrà mai più vedere.
Infine
nel quinto ed ultimo libro si narra in breve la storia degli anelli di potere,
la conclusione della quale è al centro della narrazione di Lo Hobbit e
Il Signore degli Anelli.
Per
questo il mio consiglio è il seguente: se dovete ancora leggere questi due,
prima procuratevi questo libro e leggete i primi quattro racconti. In questo
modo avrete le idee più chiare sugli avvenimenti delle ere passate a cui spesso
si fa riferimento nel Signore degli Anelli, ma non vi sarete rovinati la
bellezza della trilogia, poiché nell’ultimo racconto sono narrati, in breve
tutti gli avvenimenti legati a Frodo, Bilbo e “compagnia” bella.
In
caso contrario, se avete già letto la trilogia (come ho fatto io)…beh, allora
leggete tranquilli e stupitevi di quante cose non avevate ben chiare e ora vi
sembrano limpide come l’acqua (per chi non capisse cosa intendo, mi riferisco
agli innumerevoli riferimenti alla storia della Terra di Mezzo che si leggono,
ma generalmente non si capiscono!!).
Le
ambientazioni del libro sono moltissime, ma il tema prevalente è, ovviamente,
la Terra di Mezzo. Come in tutti i libri di Tolkien, la separazione tra Bene e
Male è evidente, e quest’ultimo è decisamente più forte delle forze
bianche, che si avvalgono delle qualità eroiche dei suoi condottieri
.
Purtroppo
alcune parti sono piuttosto pesanti, perché, essendo una specie di resoconto di
moltissimi avvenimenti, ci sono una gran quantità di nomi di personaggi e
luoghi, concentrati in poche pagine, come è
purtroppo abitudine di Tolkien, che rendono alcuni passi piuttosto
noiosi. Nel complesso però prevalgono le parti avvincenti, cosicché ci sono
momenti in cui si procede a rilento e altri in cui non si riesce più a smettere
di leggere, cosa che è peraltro tipica di questo autore.
Ultima
cosa: al contrario degli altri libri, in questo, o quantomeno nella versione che
ho io, la cartina non è molto ben fatta. Quindi non perdete troppo tempo a
cercare di ritrovarvi su di essa, perché molte volte sarebbe uno spreco di
tempo e fatica!!!
Ora
non mi resta che augurarvi buon viaggio nella mitica Terra di Mezzo!!!
Ailnur