LUOGO
E TEMPO DI SVOLGIMENTO
Il
romanzo si svolge tra l’Italia e l’Europa del 476 D.C.
BREVE
RIASSUNTO
Siamo
nell’anno 476 D.C.. Odoacre, generale barbarico, fa deporre il tredicenne
Romolo Augusto, ultimo imperatore romano d’occidente, e lo fa rinchiudere in
un palazzo di Capri. Si chiude così definitivamente il sipario sulla civiltà
di Roma, ma non tutto è perduto: Un gruppo di valorosi legionari, fedeli
all’imperatore tentano di liberalo. Comincia così una fuga a perdifiato
attraverso un Italia e un Europa devastate e drammaticamente affascinanti, fino
all’ultimo approdo, fino all’ultima resa dei conti in un luogo desolato agli
estremi confini del mondo. Un tiranno che si nasconde dietro una maschera
d’oro, un arma segreta e invincibile, un antica profezia druida e un armata
fantasma, sono i pezzi che si muovono sulla magica scacchiera di questo romanzo,
fino all’ultimo, incredibile colpo di scena.
PERSONAGGI
Romolo
Augusto: Ragazzo
di appena tredici anni, viene insediato sul trono da suo padre, il generale
Oreste. A lui che non ha nemmeno la forza di reggere lo scettro, viene affidato
addirittura il destino dell’Occidente. Le drammatiche prove a cui sarà
sottoposto, tuttavia, lo faranno maturare e crescere, rendendolo una persona
saggia.
Meridius
Ambrosinus: Druido,
giunto in Italia 30 anni prima per chiedere all’imperatore un esercito con cui
tornare nella sua terra di Britannia e difenderla dagli invasori barbari, trova
una corte corrotta e un armata imperiale allo sbando. Deluso e amareggiato,
inizia a vagare senza meta, finche non salva la vita del piccolo Romolo quando
aveva ancora 5 anni, divenendone così il suo precettore e rimanendo al suo
fianco per sempre.
Aureliano
Ambrosio Ventidio, detto Aurelio: Legionario
valoroso, dal passato oscuro. Infatti solo una cicatrice stà a ricordare dove
ha ricevuto un forte colpo che gli ha fatto perdere la memoria. Da quel che
riesce a ricordare, ha sempre servito nelle legioni. Romolo è il suo
imperatore, ultimo simbolo di Roma, e fa di tutto per strapparlo dalla sua
prigionia e metterlo in salvo.
Rufio
Elio Vatreno: Legionario
originario della Spagna e compagno di Aurelio, piuttosto che ritirarsi e
abbandonare tutto, lo segue in quella che considera un impresa folle e
disperata.
Livia
Prisca: Formidabile
guerriera, si unisce al gruppo perché spera, mettendo in salvo Romolo a
Bisanzio, di ottenere dall’Impero d’Oriente il riconoscimento
dell’indipendenza del suo piccolo villaggio. Quando vede Aurelio per la prima
volta, ha l’impressione di conoscerlo, e forse è l’unica che può aiutarlo
a ritrovare il suo passato.
Cornelio
Batiato: Gigantesco
etiope nero, non era uno schiavo, bensì un legionario fedele al proprio
comandante. Essendo la sua patria d’origine lontana, e vedendo ormai
calpestata la sua patria d’adozione, anche lui decide di seguire i suoi
compagni nella liberazione dell’imperatore fanciullo.
Demetrio
e Orosio: Soldati
bizantini, fatti prigionieri dai barbari che avevano distrutto le loro case e le
loro famiglie, vengono rivenduti come schiavi in Italia. Liberati per caso da
Aurelio e compagni e non avendo più una casa dove andare, decidono di mettere
le loro lame al servizio del giovane imperatore, concludendo così il gruppo di
liberazione.
Wulfila:
Barbaro,
braccio destro di Odoacre, sanguinario, feroce e spietato ha il compito di
sorvegliare Romolo nella sua prigione, e quando questi viene liberato, si mette
al comando di un drappello di cavalieri barbari per uccidere sia il ragazzo che
i suoi liberatori, iniziando un inseguimento fino ai confini del mondo.
COMMENTO
PERSONALE
La
deposizione di Romolo Augusto è tradizionalmente indicata come il passaggio
dall’età antica e classica, al medioevo, e nel romanzo, nei pensieri degli
ultimi legionari e di coloro che incontrano, si vede chiaramente tutta
l’angoscia per la fine di un mondo ritenuto saldo ed incrollabile, e
l’inizio di una nuova epoca senza più imperatori, ma con nuovi tiranni che si
dividevano l’impero e contemporaneamente dividevano anche le genti, non più
unite da un'unica legge e lingua. Ed è proprio la consapevolezza di appartenere
ad un mondo ormai morente che tiene unito questo gruppo di disperati, che in
tempi dominati dalla violenza, sanno ancora cosa siano valori come la Lealtà,
l’Amicizia e il Sacrificio per i compagni.
Il
romanzo poi si presenza con una trama dinamica e avventurosa, ricca di colpi di
scena ed il tema principale della fuga dell’imperatore si intreccia poi con
gli altri temi: Il misterioso passato di Aurelio, il ritrovamento di un arma
leggendaria, un armata fantasma che forse attende ancora l’arrivo del suo
imperatore e un tiranno feroce e crudele che nasconde il suo volto dietro una
maschera d’oro.
Finisce
l’impero di Roma, ma non la sua tradizione, perché mentre Ambrosinus pensa
come salvare Romolo e tramandare le tradizioni antiche, Livia pensa al suo
piccolo villaggio, un agglomerato di capanne, che pure nei secoli successivi
influenzerà non poco i destini d’Europa.
Un
romanzo insomma che vale la pena di leggere.
(Fecisti
patriam diversis gentibus unam – Rutilio Namanziano)
Gianlù