Cavalieri
di Malta
Questa
nomenclatura sicuramente non è
l’unica! Nel corso dei secoli
quest’Ordine ha cambiato nome
varie volte e veniva chiamato in più
modi contemporaneamente. I
Cavalieri nascono con il nome di Cavalieri
Ospitalieri (o
Ospedalieri), che in latino è Ordo
Fratum Hospitalariorum
Hierosolymitanorum ma
vengono chiamati anche Cavalieri
di San Giovanni e Gerosolimitani
( Ordo militiae Sancti
Johannis Baptistae Hospitalis
Hierosolymitani), poi
prendono il nome di Cavalieri
di Rodi ed infine l’ultima
nomenclatura è Cavalieri
di Malta e proprio con
questo nome ho scelto di intitolare
l’articolo. Oggi il nome esatto
è: Sovrano Militare
Ospedaliero Ordine di Malta.I
cambiamenti di nome hanno un senso,
nel corso della trattazione vedremo
perché questi Cavalieri hanno più
volte cambiato nome.
I
Cavalieri di San Giovanni sono un Ordine
Cavalleresco-Monastico
Medioevale, dico sono perché
l’Ordine esiste ancora, e come
vedremo è anche molto attivo.
A
quanto ne so è l’unico Ordine
Medioevale sopravvissuto ai secoli,
almeno in veste ufficiale e non
come società segreta; anche i
Cavalieri del Santo Sepolcro
esistono ancora, ufficialmente
riconosciuti dalla Chiesa, ma nei
secoli sono stati soppressi e
ricostituiti molte volte, non hanno
la continuità dei Giovanniti.
Stessa cosa si può dire per gli
Ordini della penisola iberica.
Allo
stesso modo dei Templari, questi
Cavalieri mi hanno da sempre
affascinato, il loro coraggio, la
loro determinazione in battaglia,
il loro stile di vita, la loro
profonda fede e religiosità sono
da sempre fonte di ispirazione per
me.
Dico
allo stesso modo dei Templari perché
i due Ordine erano sulla stessa
linea d’onda per quanto riguarda
fama e gesta! (leggete di
seguito!!!)
Oggi
si parla moltissimo dei Templari,
si scrivono molti libri e se ne
discute in trasmissioni televisive,
vengono messi in risalto i loro
punti di forza (qualche volta anche
quelli di debolezza e molte volte
si dicono un sacco di cavolate) e
questo forse porta le persone a
pensare che fossero i migliori…
non è così. I Templari non erano
ne migliori, ne peggiori di altri
Ordini Cavallereschi Medievali… i
Templari non erano gli unici ad
avere fortezze, non sono stati gli
unici a combattere epiche
battaglie, non erano gli unici a
ricevere forti donazioni e non
erano gli unici a fare opere di
bene ed elemosine, anzi, penso
proprio che su questo ultimo
aspetto i Cavalieri di San Giovanni
si siano impegnati di più! Infatti
nacquero proprio con l’obiettivo
di creare Ospedali (da cui
Ospedalieri) ed in generale centri
di accoglienza.
Devo
dire però che, secondo me, gli
Ordini Medioevali, che non siano
Templari, avevano ognuno un suo
difetto: gli Ospitalieri per
esempio accettavano/accettano come
Cavaliere solo chi presenta una
“patente” di nobiltà di vario
grado; una discriminazione (sempre
secondo me) inutile ai fini della
vera nobiltà, che è quella
dell’animo.
Anche
i Teutonici discriminavano: poteva
entrare nell’Ordine soltanto chi
fosse stato tedesco, non erano
accettate altre nazionalità. I
Templari furono quindi i migliori
da questo punto di vista: chiunque
avesse buone intenzioni ed una
buona vocazione si poteva unire
all’Ordine… la veridicità
delle sue intenzioni veniva poi
provata dalle difficili condizioni
di vita.
Ma
ora basta divagare, passiamo ai
fatti!!!!
Nel
1048 (la data è fortemente
incerta! Alcuni dicono 1023),
alcuni pii commercianti di Amalfi,
nel regno di Napoli, edificarono un
ospizio, un convento e una chiesa
dedicata a San Giovanni Battista a
Gerusalemme per la cura ed il
ristoro dei pellegrini Cristiani,
ma non solo, chiunque, di
qualunque razza o fede, se ne
aveva bisogno veniva sottoposto
alle cure dei monaci che lo spirito
di pietà aveva condotto in
Terrasanta e furono chiamati per
l’appunto Ospitalieri o di San
Giovanni.
Il
permesso di costruire un tale
complesso nel quartiere latino di
Gerusalemme fu concesso dal Califfo
d’Egitto che si dimostrò, a mio
parere, ampio di vedute e molto
tollerante.
Fatto
sta però che, come verrà trattato
meglio nella sezione
“Crociate”, le cose
degenerarono e la tensione
accumulata nei secoli sfociò nella
prima Crociata che con a capo
Goffredo di Buglione riuscì a
conquistare Gerusalemme ed ad
entrarvi vittoriosa il 15 Luglio
1099… in tale data il complesso
amalfitano era stato da tempo
finito e contribuì molto alla cura
dei Cavalieri feriti ed al ristoro
dei Cavalieri stanchi. Goffredo
di Buglione non a caso offre ai
monaci una prima munifica donazione
che sarà ben presto seguita da
altre. Molti Crociati intanto
chiedono di diventare Ospitalieri…
Nonostante
questa grande vittoria i musulmani
ben presto si riorganizzano e
reagiscono e visto che molti dei
Cavalieri che avevano conquistato
Gerusalemme erano tornati a casa
dalle loro famiglie e alle loro
terre, c’era urgente bisogno di
qualcuno che difendesse Gerusalemme
ed i pellegrini, non solo per
mestiere, ma per vocazione.
In
questo periodo nascono i Templari
che hanno come scopo proprio la
difesa dei pellegrini in TerraSanta
e sulla loro scia si formano altri
Ordini Cavallereschi-Monastici,
come i Cavalieri del Santo
Sepolcro, e altri Ordini monastici
già esistenti imbracciano le
armi… tra questi ultimi ci sono
proprio i Cavalieri di San
Giovanni.
I
racconti di quanti sono stati
pazientemente assistiti hanno,
intanto, reso famosi quei frati in
tutta Europa e il 15 febbraio del
1113, Papa Pasquale II invia a
Frà Gerardo
(primo capo della comunità
e di origini sconosciute) una
Bolla con la quale approva e rende
ufficiale l'istituzione
dell'Ospedale ponendola sotto la
protezione della Santa Sede e
concedendo ai suoi membri di
eleggere propri «Maestri».
Il
successore di Gerardo é Frà
Raymondo de Puy, che fu il
primo Gran Maestro di Cavalieri di
San Giovanni e proprio a lui si
deve la scelta decisiva di
garantire ai pellegrini non più
soltanto cure ed assistenza, ma
anche difesa armata resa
necessaria, viste le ultime
evoluzioni della delicata
situazione.
Ai
tre voti tipici dei Monaci
Cristiani, cioè povertà,
castità ed obbedienza ne viene
aggiunto un quarto quello dello
“stare in armi” cioè l’obbligo
militare, quegli uomini
indosseranno la cotta di ferro e
brandiranno la spada per difendere
la Chiesa.
Al nuovo Maestro si deve inoltre l’adozione definitiva come emblema della Croce bianca a otto punte, simbolo delle otto beatitudini del Discorso della Montagna che sancisce il cambiamento dell’Ordine.
Essi
assunsero inoltre il nero saio
degli eremiti di Sant’Agostino.
Raimondo
li divise in tre classi: I Cavalieri,
che soli potevano portare armi, i Cappellani,
che erano normali ecclesiastici e i
Servitori, addetti al
servizio degl’infermi.
I
Cavalieri si dimostrarono molto
attivi in TerraSanta contro i
musulmani e gli infedeli che si
mettevano contro la Chiesa… non a
caso venivano chiamati dagli arabi
i “Diavoli Neri”, per
sottolineare la loro tenacia e
combattività in battaglia.
Ma
non furono apprezzati solo per il
coraggio. In molte circostanze i
sovrani di Gerusalemme si
serviranno di loro come
ambasciatori e per risolvere
difficili controversie. Uomini
d'arme, ma anche saggi e avveduti
consiglieri. Inoltre l'Ordine
degli Ospedalieri non dimenticò
mai le sue originarie funzioni
assistenziali, che anzi perfezionò,
proponendosi come modello tra le
istituzioni ospedaliere
dell’epoca; oltre a combattere
i nemici della Fede combatteva
anche i nemici invisibili, come la
lebbra e le altre malattie che
colpivano i crociati o anche le
popolazioni autoctone , oppure
rifocillava e proteggeva i
pellegrini.
Come
ho detto si occupavano anche delle
popolazioni del luogo… dovrebbe
suonare strano, visto che in quei
tempi ci fu la più sanguinosa
guerra tra musulmani e Cristiani,
eppure i Cavalieri di fronte a
feriti o malati non guardavano il
colore della pelle o la religione,
tutti avevano diritto alle cure e
ad un’assistenza adeguata, senza
spese di alcun genere… una grande
prova di generosità. A titolo
esemplificativo basterà ricordare
che l’ospedale di Gerusalemme era
in grado di ospitare ben 2000 tra
pazienti e pellegrini.
Partecipano
alla Crociata indetta da Papa
Eugenio nel Dicembre del 1145: si
riuniscono a Gerusalemme insieme a
Luigi VII, Corrado III, Il Gran
Maestro Templare e quello dei
Teutonici, dove venne presa una
sciagurata decisione: attaccare e
conquistare Damasco. La seconda
Crociata finiva nel sangue, a
Damasco ci fu una terribile
sconfitta degli Europei,
schiacciati da Nur-Ed-Din e dal suo
esercito.
Nel
1153 i Gerosolimitani
contribuiscono alla conquista di
Ascalona (insieme ai Templari),
affrontano più volte l’ormai
famoso condottiero Nur-EI-Din,
difendono Banyas, combattono in
Egitto sotto la guida del Gran
Maestro Frà Gilberto d'Assailly.
Parallelamente
alle imprese in TerraSanta si ebbe
un grande sviluppo dell’Ordine
con proliferare di nuove fondazioni
in tutta Europa. Nel 1154 Papa
Anastasio IV concesse l’esenzione
dell’Ordine da qualsiasi autorità,
compresa quella di Gerusalemme.
Sotto
la guida del Gran Maestro Gilbert
d’Assailly i Cavalieri aiutarono
Amalrico Re di Gerusalemme nelle
spedizioni da lui condotte in
Egitto nel 1162, 1168 e 1169,
ottenendo in cambio la concessione
di importanti territori in Siria.
La
vittoria di Saladino a Hattin il
quattro Luglio 1187 (per la
descrizione vedi la sezione
"Crociate" o "Templari")
e la successiva
conquista di Gerusalemme (il
2/10/1187) provocarono un brusco
arresto nell’espansione
dell’Ordine: a centinaia i
Giovanniti si sacrificheranno nella
difesa di Gerusalemme e molti
fatti prigionieri… a questo
proposito si ha una fonte certa: la
descrizione della scena del
massacro dei Giovanniti da parte di
Saladino, scritta dal suo aiutante:
Imad-Al-Din. Questa testimonianza
fa capire la ferocia con la quale i
condottieri musulmani combattevano
le armate Cristiane e che odio
avessero in particolar modo per gli
Ordini Cavallereschi europei.
Ma,
nonostante le perdite, i musulmani
se li troveranno sempre di fronte.
I
Cavalieri superstiti al massacro di
Gerusalemme si rifugeranno in Siria
dove parteciperanno alla resistenza
di molti castelli della zona.
Con
Riccardo Cuor di Leone nel 1191
la terza crociata sembra
risollevare le sorti delle armi
cristiane e i Cavalieri
dell'Ospedale accorrono in difesa
di Tripoli, di Antiochia, del regno
di Armenia dove vengono chiamati a
presidiare la fortezza di Seleucia.
Il 12 luglio del 1191 il sovrano
inglese riesce a conquistare San
Giovanni d'Acri e ad ottenere una
zona franca per i Cristiani, ma
per una serie di contrasti con gli
altri comandanti crociati,
nell'ottobre dell'anno successivo
lascia la Palestina. Gerusalemme
rimane però in mano ai musulmani,
che nel frattempo avevano distrutto
tutto ciò che era Cristiano e lo
avevano sostituito con simboli e
edifici dedicati all’Islam.
Nella
quinta crociata i Gerosolimitani
partecipano alla conquista di
Damietta, che cade il 5 novembre
del 1219.
Una vittoria importante che non
serve, però, a mutare la
situazione in TerraSanta.
Nel 1229 Federico II di
Svevia (con cui i Cavalieri di San
Giovanni non collaborarono, vista
la scomunica infertagli dal Papa)
ottiene pacificamente Gerusalemme
dal sultano d'Egitto, ma si tratta
di una breve tregua. Nel 1244 i
musulmani attaccano la città
massacrandone gli abitanti e a Gaza
infliggono una dura sconfitta agli
avversari. Inutile la disperata
resistenza degli uomini della Sacra
Milizia, il cui Maestro, Frà
Guglielmo de Chateauneuf, é fatto
prigioniero. Nel 1247 cade anche
la fortezza Ospitaliera di
Ascalona.
Ad
analoghi risultati portò la
Crociata del Re di Francia Luigi IX
in Egitto, cui parteciperanno anche
i Cavalieri, ma che si concluse nel
1250 con la disfatta di Mansura.
Queste
disfatte sono dovute anche in parte
a problemi interni alle forze
Cristiane… con grande sdegno
gli Ordini Cavallereschi si
combattono anche tra loro ed il più
delle volte per questioni d’onore.
Certo l’onore è da considerarsi
di fondamentale importanza per
qualsiasi uomo, non solo per un
monaco-guerriero, però in alcune
situazioni (come quella che si era
presentata in TerraSanta) secondo
me sarebbe meglio mettere da parte
l’onore e concentrarsi prima sul
nemico comune… San Bernardo in
una specie di profezia aveva
avvisato i “suoi” Templari di
mettere da parte le questioni
d’onore. Papa Gregorio IX
riuscì però a far concludere un
accordo di pace tra i due Ordine,
neanche si trattasse di due
nazioni!!!
Comunque
in TerraSanta la situazione
precipita e inizia per le armate
Cristiane una grande e dolorosa
serie di sconfitte.
Nel
1268 il sultano d'Egitto Bibars
intraprende una massiccia offensiva
conquistando nel 1261 la Siria, nel
1268 cadono Giaffa e Antiochia,
mentre il cerchio degli infedeli si
stringe da nord a sud. Il 23 marzo
del 1271 cade il Krac dei Cavalieri:
anche quel formidabile castello,
apparentemente imprendibile non
regge all'assalto delle truppe del
sultano Bibars, anche se bisogna
doverosamente ricordare che fu una
bella scossa di terremoto ad
indebolire fortemente la cinta
muraria.
--Nota
di Palank: quando per esempio si
sente “il Crac del Banco
Ambrosiano” che sta ad indicare
un fallimento di qualche azienda o
di una Borsa Valori, la parola Crac
non deriva dalla parola inglese, ma
proprio dall’antica fortezza
Cristiana apparentemente
imprendibile, caduta
sciaguratamente in mani musulmane.
Passano
pochi anni e nel 1285 Qalawun, il
nuovo sultano d'Egitto, occupa
Margat, altra roccaforte
dell'Ospedale. Tripoli capitolò
nel 1289.
L'ultimo
scontro lo affrontano a San
Giovanni d’Acri nella primavera
del 1291. Nella fortezza ci
sono le ultime forze Cristiane. Il
nemico però è molto più numeroso
e si decide con amarezza per una
frettolosa ritirata.
A
difendere la fortezza e
a sacrificare le proprie
vite per permettere la ritirata ci
sono i Templari e gli Ospitalieri.
A
guidare questi ultimi c’é il
Gran Maestro, Giovanni De Villier.
Decisi a scacciare gli infedeli
dalla propria terra, i musulmani
stringono d'assedio la città: la
superiorità dei loro eserciti é
tale da rendere impossibile
qualsiasi tentativo di resistenza.
In pochissimi si salvarono
portandosi in salvo sulle navi con
lo stesso Maestro gravemente
ferito.
Per le armi cristiane
l'avventura in Palestina si
conclude drammaticamente. E
mentre la storia delle Crociate
trova il suo doloroso epilogo su
una spiaggia insanguinata del
Mediterraneo, i Cavalieri di San
Giovanni fanno vela verso Cipro: il
loro avvenire é ormai sul mare.
L’Epoca
d’oro a Rodi
Trasferita
la sede del loro Convento e
dell'Ospedale a Cipro, a Limisso, i
Giovanniti sentono la necessità di
riorganizzarsi e di pensare al
futuro. L'isola sulla quale avevano
trovato ospitalità insieme con i
Templari.
Ora
i due Ordini hanno un grandissimo
problema: una giustificazione per
mantenere l’Ordine in vita.
Difatti lo scopo base dell’Ordine
era praticamente venuto meno ed era
impossibile perseguirlo, gestire un
ospedale per i pellegrini a
Gerusalemme era assolutamente
impossibile ora, vista la
situazione!
Ancor
più grave la situazione dei
Templari: il loro scopo era la
difesa dei pellegrini in
TerraSanta, scopo anch’esso
fortemente irrealizzabile!
Era necessario
riorganizzarsi e tornare a
combattere. Purtroppo ai Templari
non fu dato il tempo di farlo,
Filippo il Bello decise
“saggiamente” di sacrificarli
in nome delle sue finanze… se non
ci fosse stata questa incredibile
ingiustizia molto probabilmente i
Templari avrebbero imboccato la
stessa strada degli Ospitalieri.
Come
si può intuire quest’ultimi
furono più fortunati: l'occasione
propizia si presenta nel 1306.
Vignolo de Vignoli, un avventuriero
genovese al servizio
dell'imperatore di Bisanzio,
Andronico II Paleologo, aveva
ottenuto dal sovrano un contratto
d'affitto per le isole di Cos e di
Lero. Egli
propone al Gran Maestro Folco de
Villaret di conquistare insieme
tutto il Dodecanneso e chiede
soltanto di poter tenere per sé un
terzo del territorio.
I
Giovanniti comprendono che quella
offerta é la soluzione auspicata
per i loro problemi. Rodi era
quanto di meglio si potesse pensare.
Punto d'incontro tra le rotte di
occidente e oriente, offriva porti
naturali dove riparare le navi alle
quali il clima e i venti avrebbero
consentito di muoversi con facilità.
Caratteristiche preziose per quella
che sarebbe divenuta patria e
roccaforte della milizia di San
Giovanni.
Da aggiungere che l'isola suscitava
ormai da tempo le attenzioni dei
musulmani e molti nuclei saraceni
vi si andavano insediando
rapidamente. Si trattava, quindi,
di intraprendere un'azione contro
l'eterno nemico della Croce che
minacciava di impossessarsi di un
importante caposaldo.
All'inizio dell'estate la squadra
approda a Rodi e i Cavalieri
cominciano le operazioni. Per
completarne la conquista saranno
necessari alcuni anni e l’aiuto
di Amedeo V conte di Savoia, ma il
15 agosto del 1310 su tutta l'isola
sventola il rosso vessillo
dell’Ordine. Rodi é salva e
iniziano i lavori per farne una
roccaforte. Per l'Ordine di
San Giovanni ha inizio uno dei
periodi di maggior splendore della
sua storia e una
formidabile serie di vittorie
contro l’Islam avrebbe
per così dire vendicato le
sconfitte in TerraSanta.
Proprio
per la collocazione nei decenni
seguenti i Giovanniti
prenderanno il nome di
Cavalieri di Rodi, insieme alle
altre nomenclature… tranne
Cavalieri di Malta ovviamente, nome
che verrà assegnato loro in
seguito al possesso dell’isola e
che diventerà poi quello
ufficiale, arrivato fino ai giorni
nostri.
Per le potenze europee essa
costituirà essenzialmente una base
militare di grande rilevanza
strategica, mentre per la Chiesa e
il mondo cristiano sarà
l'avamposto di una speranza: finché
la bandiera con la bianca Croce
avesse sventolato su quella terra,
il sogno di un ritorno in Palestina
non era da considerare del tutto
svanito.
L'Ospedale
diventa in breve tempo una potenza
marinara e non potendo trovare nel
numero delle navi il proprio punto
di forza, affida alla qualità
delle stesse navi e alla temerarietà
dei capitani e degli equipaggi il
segreto dei suoi successi.
In
Occidente, intanto, l'ideale
crociato sembrava lentamente
risvegliarsi e da ogni nazione
d'Europa cominciavano ad arrivare
giovani desiderosi di vestire
l'abito Giovannita. Le nobili
famiglie di Francia, Spagna,
Italia, Portogallo e Inghilterra
mandavano i loro figli cadetti a
militare sotto le bandiere della
Sacra Milizia e nel 1319, durante
un Capitolo Generale convocato a
Montpellier dal Gran Maestro Frà
Elione de Villeneuve, fu deciso di
riunire gli Ospedalieri in
compagnie corrispondenti ai loro
paesi di provenienza.
Quei
gruppi furono chiamati Lingue
ed ognuna aveva un suo
Grand’Ufficiale. Inizialmente
vennero istituite quelle di
Provenza, Alvernia, Francia,
Italia, Aragona, Alemagna
(Germania), Inghilterra (con Scozia
e Irlanda). Più tardi, nel 1462,
Castiglia e Portogallo si
separarono dalla Lingua d'Aragona e
costituirono l'ottava. Ogni Lingua
comprendeva Priorati o Gran
Priorati, Baliaggi e Commende. Ogni
Grand’Ufficiale aveva un nome
diverso a seconda della Lingua che
comandava, rispettivamente
all’elenco di prima sono:
Gran
Comandante, Maresciallo,
Ospedaliere, Grand’Ammiraglio,
Gran Conservatore, Gran Balivo,
Turcopoliere, o Capitano Generale
della Cavalleria e Gran
Cancelliere.
Innumerevoli
gli attacchi portati dagli ottomani
nel tentativo di eliminare dal
Mediterraneo quel nemico che si
andava rafforzando rapidamente...
tutti gli attacchi sono
gloriosamente respinti!
Nel
1312 un'intera squadra
navale Giovannita conquista Amorgo,
un'isola dalla quale i musulmani
potrebbero più facilmente
minacciare i Cavalieri. É lo
stesso Gran Maestro Folco de
Villaret a guidare lo sbarco e a
scacciare il nemico.
Nel 1318 con una mossa a
sorpresa i musulmani assaltano Cos
da poco fortificata. Sono a un
passo da Rodi, ma il comandante
delle galere Frà Alfredo III di
Schwarburg, con un'azione
rapidissima, costringe gli
avversari ad abbandonare le
posizioni occupate.
Navi turche attaccano Chio nel 1319
e Rodi nel 1320. In entrambi
i casi le forze giovannite sono
inferiori, ma il nemico é battuto.
Sull'isola
si lavora senza soste per costruire
bastioni e torri, chiese e
splendide case. Rodi
diviene una città fortificata ma,
al tempo stesso, elegante e
confortevole.
Dal
1396 al 1437 i Gran Maestri
Filiberto de Naillac e Antonio
Fluvian dedicano mezzi ed energie
per accrescere le capacità
difensive della loro roccaforte,
rendendola anno dopo anno sempre più
imprendibile.
Nel
1440 sono gli egiziani a
sferrare una violenta offensiva ma,
guidati dal Gran Maestro Giovanni
de Lastic giunto appena in tempo
dall'Europa, i Cavalieri li
respingono nel corso di una
sanguinosa battaglia al termine
della quale inseguono le navi
nemiche fin lungo le coste
dell'Anatolia. Nel 1444 sono
i turchi ad azzardare I'impresa, ma
anche il loro tentativo fallisce.
Ma la vera minaccia si ha nel
1453 con Maometto II che riuscì
a conquistare Costantinopoli e la
Cristianità atterrita volge lo
sguardo verso oriente dove, in
pochi anni, il sultano turco occupa
il Peloponneso, Trebisonda,
Mitilene, l'Eubea, parte
dell'Albania, le colonie genovesi
della Crimea, piega la Serbia e
impone il suo tributo a molte
nazioni. Fu un comandante
d’eccellenza e le sue intenzioni
erano fin troppo chiare:
conquistare l’Europa.
Dopo le sue rapide conquiste a
sbarrargli il cammino c'é, ormai,
soltanto un'isola. Un piccolo
ostacolo che può essere facilmente
superato e Maometto II dichiara che
a quel nemico, che osa sfidare la
potenza della Mezzaluna, sarà
opportuno dare una solenne lezione
che serva di monito a tutto
l'Occidente. Una minaccia che non
tarda ad attuare.
All'alba
del 23 maggio del 1480, 160
navi fanno la loro apparizione
davanti a Rodi e 100.000 uomini
sbarcano rapidamente, trascinando
un numero mai visto di cannoni. Uno
dei più grandi assedi della storia
ha così inizio.
Il
Gran Maestro Frà Pietro d'Aubusson
ha previsto da tempo le mosse del
nemico e ha già ordinato la
mobilitazione di tutte le forze a
sua disposizione. Ha inviato
messaggeri ai principi europei con
la richiesta di uomini e mezzi, ma
ha ottenuto soltanto promesse o
risposte evasive. Unico aiuto,
quello portato da un italiano,
Benedetto della Scala che comanda
un contingente di uomini armati a
sue spese.
L’assedio
comincia con un gravoso e massiccio
bombardamento che si conclude il
24 maggio, quando i
comandanti turchi ordinano il primo
assalto. Sono convinti di avere
rapidamente ragione degli
assediati, ma la tenacia dei
Gerosolimitani smentisce le facili
previsioni del sultano e l'assedio
si protrae per due mesi. Il 27
luglio i musulmani sferrano quello
che nei loro piani, dovrebbe essere
l'attacco definitivo. Più di 3.500
proiettili sono caduti sulla città
nel corso del cannoneggiamento che
é durato settimane e che ha
ridotto alcuni punti della cinta
muraria a un cumulo di rovine.
Ed é contro quei varchi che il
comandante delle fanterie, il
rinnegato Nisha Paleologo, impiega
le sue truppe migliori: 2500
giannizzeri e altre migliaia di
soldati circondano la Torre
d'Italia e piantano sugli spalti le
bandiere del profeta. Tutto sembra
perduto, ma la reazione é
immediata. Guidati dal Gran
Maestro, i Cavalieri affrontano in
un cruento corpo a corpo il nemico
che, alla fine, é costretto a
retrocedere. Nonostante le numerose
ferite riportate, Frà Pietro d'Aubusson
non si stanca nell'esortare i suoi
a respingere gli avversari che
tornano più volte alla carica.
Una sanguinosa giornata il cui
esito, insieme con la notizia di un
imminente arrivo di rinforzi,
induce il Pascià Paleologo a
rinunciare all'impresa. La
tracotanza musulmana si é infranta
contro quella piccola isola e
l'Europa può guardare con
rinnovata speranza alla Sacra
Milizia, come all'unico baluardo
contro l'Islam.
Maometto
II deve amaramente ammettere, che
un pugno di uomini é riuscito a
battere il suo grande e, fino a
poco tempo prima, imbattuto
esercito.
Una sconfitta alla quale non
riuscirà mai a rassegnarsi e che
vorrà ricordata sulla sua tomba,
sulla quale fará scrivere: «Volevo
conquistare Rodi e l'Italia».
All'indomani della vittoria, i
Gerosolimitani sono nuovamente al
lavoro per ricostruire la città e
le mura devastate dalle
artiglierie. La loro missione è
quella di combattere gli infedeli e
sanno che le occasioni non
mancheranno.
Convinti di sorprendere gli
Ospedalieri, i turchi riprovano
ancora nel 1503, sperano di
sfruttare la sorpresa, ma
l'immediata risposta li costringe a
ritirarsi con gravi perdite.
Tolto
un conquistatore turco se ne fa un
altro!
(Questi musulmani sono peggio
delle formiche! NdOstri) Dopo il formidabile
Maometto II si presenta sulla scena
internazionale Solimano II
con i suoi tentativi di conquista
dell’Europa. Solimano II riesce a
conquistare Belgrado: ormai padrone
dell'Ungheria, può minacciare
facilmente l'Europa via terra.
L'altro baluardo cristiano é sul
mare: i Giovanniti non gli
permettono di consolidare la
supremazia della sua flotta e
pertanto vanno eliminati.
Il
destino dell'Ospedale é deciso: Solimano
ordina ai suoi generali di
attaccare e di spazzare via
quell’isolotto.
il
Gran Maestro Frà Filippo de
Villier de l'Isle Adam che dispone
in tutto di 600 confratelli e 5000
uomini. Presentendo il pericolo ha
inviato richieste di aiuto a tutti
i sovrani cattolici, ma nessuno si
é detto disposto a fornire
rinforzi. Come al solito le potenze
europee si dimostrano cieche e non
riconoscenti di fronte agli sforzi
compiuti dall’Ordine per il bene
di tutti… l'Ordine é nuovamente
solo di fronte all'impero ottomano.
La
mattina del 6 giugno del 1522,
gli uomini di vedetta sulle torri
si sentirono mancare il cuore alla
vista della flotta che si andava
delineando all'orizzonte. Centinaia
di navi cariche di armati si
avvicinavano lentamente. Riuniti i
Cavalieri, il
Gran Maestro ricordò con brevi
parole l'impegno assunto al momento
di indossare l'abito
gerosolimitano: combattere gli
infedeli anche a costo della vita e
dimostrarsi degni del privilegio di
appartenere alla Sacra Milizia.
Ma
lo spettacolo delle formidabili
fortificazioni di Rodi doveva
destare non poche preoccupazioni
anche tra le fila degli attaccanti.
Una doppia cinta di mura,
saldamente collegata alla roccia
naturale e a picco sull'acqua,
correva intorno alla città e, a
rafforzarla sui tre lati, verso la
terraferma, c'era un fossato
profondo circa 18 metri. La
cerchia incorporava tredici torri e
la città era dominata dall'alto
campanile della chiesa di San
Giovanni. Ovunque cannoni pronti a
far fuoco e terra bruciata ovunque,
anche all’interno del castello;
lo stesso Gran Maestro aveva dato
l’ordine di bruciare tutto, per
non dare ai turchi la possibilità
di riparo e di vettovagliamento…
una decisione che dimostra la
determinazione di questi Cavalieri
e della gente di Rodi.
La
morsa si stringe, migliaia di
schiavi sbarcano dalle navi
artiglierie di ogni calibro, mentre
le colline circostanti si coprono
di vessilli e di tende multicolori.
Quando i turchi aprono il fuoco,
l'isola pare incendiarsi.
Dalla
parte degli ottomani stanno il
numero, la potenza, la formidabile
organizzazione militare e il
fanatico disprezzo della propria
vita e di quella altrui, sul fronte
dei Giovanniti, il coraggio della
Fede e il genio di un Cavaliere:
Gabriele Martinengo,
il più famoso ingegnere di assedio
del tempo.
il
26 giugno, le truppe ottomane si
preparano per il primo assalto.
Lungo gli spalti i Gerosolimitani
attendono il nemico.
Sulle
armature portano la veste da
battaglia: la dalmatica rossa con
la grande Croce bianca.
Prima
di raggiungere il proprio posto
sulle mura, hanno ascoltato la
Messa nella cattedrale di San
Giovanni. C'é
con loro tutto il popolo di Rodi.
Pescatori, contadini, gente
semplice che si stringe intorno a
quegli nomini che ha imparato a
stimare e che per tanto tempo hanno
difeso la loro libertà, le loro
case e che della loro isola hanno
fatto una patria rispettata e
temuta.
Migliaia di turchi marciano verso
le mura. Ma percorse alcune
centinaia di metri, quella massa
umana sembra vacillare sotto i
colpi di artiglieria che aprono tra
le sue file vuoti spaventosi. E
nonostante la valanga di fuoco e di
pietre che precipita dall'alto, la
marea brulicante raggiunge i
bastioni e ne tenta la scalata.
É
un vero massacro.
Malgrado
gli incitamenti e le minacce dei
comandanti, l'esercito si ritira
abbandonando sul terreno con
migliaia di uomini, la speranza di
concludere rapidamente l'assedio.
Una
giornata epica, alla fine della
quale i Cavalieri ringraziano,
nella cattedrale di San Giovanni,
la Vergine del Fileremo loro
protettrice. Nelle strade la gente
festeggia la vittoria, ma l'assedio
é appena cominciato e gli ottomani
torneranno presto all'assalto.
Solimano, informato della
situazione, decide di assumere
personalmente il comando delle
operazioni e il 28 agosto arriva
con una nuova flotta.Rodi
resiste.
Il
4 settembre con una mina gli
attaccanti riescono a far saltare
una parte del bastione della Lingua
d'Inghilterra e intorno a quella
breccia la lotta si accende
furibonda. Respinto a prezzo di
grandi sacrifici, il nemico torna
ancora il 24 settembre. Sarà una
delle giornate più drammatiche:
i caduti dalla parte dei turchi
sono, secondo i cronisti del tempo,
quindicimila. Un vera e propria
strage.
Le
provviste all’interno delle
fortezze però cominciano a
scarseggiare e la gente é sfinita
mentre da Costantinopoli continuano
ad arrivare rinforzi. Dall’Europa
invece soltanto un indifferente
silenzio, mentre uno dei
baluardi Cristiani stava cadendo
sotto l’Impero Ottomano
nonostante le imprese eroiche, gli
Stati europei rimanevano a
guardare.
Seguono giorni difficili per gli
assediati, con poche provviste,
sfiniti dal lungo assedio e
abbandonati dagli altri Paesi
Cristiani, anche se non perdono mai
la fiducia e la loro devozione alla
croce supera qualsiasi difficoltà.
All'alba
del 17 dicembre, Solimano sferra
l'assalto decisivo. Dopo ore e ore
di lotta disperata, i giannizzeri
superano la cinta di mura, ma con
un ultimo sforzo il Gran Maestro e
i confratelli superstiti riescono a
ricacciarli indietro. Ormai é
inutile continuare a lottare e i
rodioti chiedono di trattare la
resa con Solimano. Anche se ridotti
a un centinaio, i Cavalieri
respingono sdegnosamente una simile
soluzione, ma Frà Filippo Villier
de l'Isle - Adam conosce l'atroce
destino che, in caso di ulteriore
resistenza, i conquistatori
riserverebbero alla popolazione.
Profondamente impressionato dal
coraggio degli avversari, il
sultano riceve il Gran Maestro con
grande deferenza. Sa che Rodi é
allo stremo, ma non dimentica che
anche il suo esercito é molto
provato e che la lotta potrebbe
durare ancora giorni e giorni. E
Solimano accetta le condizioni
proposte: la città e la
popolazione saranno risparmiate, ai
Giovanniti consente di portar via
quanto posseggono e assicura loro
l'onore delle armi. Si permetterà,
infine, ai rodioti che lo vorranno,
di seguire i Gerosolimitani nel
loro esilio.
Il
24 dicembre, dopo sei mesi di
combattimenti, i turchi entrano a
Rodi e all'alba del 10 gennaio
(secondo alcuni cronisti la
partenza avviene il 2), l'Ordine
dell'Ospedale lascia la terra che
per più di due secoli é stata la
sua patria.
Sulle
navi che prendono lentamente il
largo, non sventola il rosso
vessillo della Religione, ma un
drappo bianco sul quale spiccano,
ricamate in oro, l'immagine della
Vergine e una scritta: «Afflictis
Tu spes unica».
Una
scelta dettata dalla profonda
devozione alla Madre del Salvatore
ma nello stesso tempo, una denuncia
contro la Cristianità che ha
abbandonato i suoi figli nel
momento supremo.
L’epoca
d’oro dei Cavalieri di San
Giovanni a Rodi era finita e si
apriva davanti a loro un periodo di
profondo smarrimento, anche se la
loro tenacia e la loro fede li
sorressero in questi momenti
difficili.
Prima
ho parlato di una divisa rossa con
la croce bianca, mentre
all’inizio avevo detto che il
saio era nero… i Giovanniti dopo
la ritirata dalla TerraSanta
scelsero di usare una diversa
divisa: in tempo di pace quella
nera, mentre in tempo di guerra
quella rossa, fermo restando la
croce bianca.
Dopo
molte traversie, alla fine di
luglio la flotta giovannita approda
a Civitavecchia. Unico a offrire
rifugio e protezione ai
Gerosolimitani é Adriano VI.
Accoglienze trionfali attendono i
difensori di Rodi. Schierata
nell'arsenale, la squadra navale
pontificia rende gli onori ai
vascelli della Religione, mentre il
Papa mette la città a disposizione
del Gran Maestro perché ne faccia
la sede provvisoria dell'Ordine
Tra
le prime ipotesi viene valutata la
possibilità di installarsi nel
porto di Suda, sulla costa
settentrionale di Creta o a Cerigo,
la più meridionale delle isole
Ioniche.
Un
progetto che incontra subito
l'opposizione di Venezia: la
Serenissima é legata a
Costantinopoli da accordi
commerciali e politici e teme la
vicinanza dei bellicosi figli di
San Giovanni. Una giustificazione a
parer mio da ribrezzo! Preferire il
vile denaro alla difesa della
Cristianità in primo luogo ed al
riconoscimento dei meriti e dei
sacrifici sopportati dai Cavalieri
di San Giovanni è da vero
scandalo!
Ulteriori
sondaggi prendono in esame l'Elba,
Minorca, Ibiza, Heres, Ischia e
Malta. E tra le tante, la soluzione
ideale appare proprio quest'ultima.
Appartiene alla corona di Spagna e
la decisione per una eventuale
cessione spetta solo a Carlo V.
L'intenzione dell'imperatore è di
concedere Malta, Gozo e la base di
Tripoli, ma illustra anche la
pesante contropartita richiesta: Le
due isole saranno assegnate in
feudo perpetuo, ma il Gran Maestro
dovrà prestare giuramento di
fedeltà al sovrano.
Condizioni inaccettabili. Il
giuramento di fedeltà
costituirebbe una grave violazione
della Regola che impone la più
rigida neutralità nei conflitti
tra stati cristiani e contrasta con
la condizione sovrannazionale
dell'Ordine.
La
prima reazione al progetto
imperiale é, dunque, negativa. Ma
dopo due sedute piuttosto animate,
il Capitolo decide di trattare con
il sovrano e dichiara di accettare
Malta e Gozo purché siano libere
da qualsiasi vincolo: unico impegno
che i Cavalieri sono disposti a
concedere è a scelta tra
una Messa da far celebrare
ogni anno quale ringraziamento per
il beneficio ricevuto o il dono di
un falcone da consegnare, nel
giorno di Ognissanti, al viceré di
Sicilia.
Intanto
8 Giovanniti, uno per ogni Lingua
ispezionano le condizioni delle
difese e le risorse dell’isola.
Nonostante lo stato di necessità,
i responsabili dell'Ordine non
sembrano disposti a prendere
decisioni affrettate. Sanno fin
troppo bene che l'Islam non darà
loro tregua e che appena saranno su
una nuova terra, verranno assaliti
dalle armate di Solimano, quindi la
scelta va fatta con cura.
Malta
non entusiasma i Cavalieri. Grande,
rocciosa, inospitale, non regge il
confronto con Rodi né per clima, né
per bellezze naturali e da esperti
soldati, si rendono conto di come
sia difficile difenderla. Per
fortificarla dovranno spendere
somme ingenti.
La peste, intanto, costringe i Gerosolimitani ad abbandonare Viterbo. Il 15 giugno del 1527 raggiungono Corneto, una cittadina poco distante, ma anche il nuovo rifugio si dimostra insicuro. Poi, il 14 novembre, la flotta getta le ancore nel porto di Nizza accolta dal duca Carlo III di Savoia. E' la terza sede dopo Rodi, nella quale i Cavalieri resteranno per quasi due anni in attesa di eventi.
Carlo
V intanto ha preso la decisione
definitiva: concederà Malta
sgravata da qualsiasi obbligo di
fedeltà,
ma insiste nell'aggiungere alla
donazione la fortezza di Tripoli.
Un regalo del quale l'Ordine
farebbe volentieri a meno, vista
l’eccessiva vicinanza con i
possedimenti Islamici… sarebbe
come mettere un pezzo di carne in
mezzo ad un branco di leoni
affamati! Un suicidio!
il 23 marzo del 1530 Carlo V firma
la bolla con la quale assegna
l'isola alla Sacra Milizia.
L'imperatore accetta le condizioni
e tra una Messa e il falcone,
sceglie quest'ultimo.
Qualche
mese ancora e il 26 ottobre il Gran
Maestro sbarca a Malta e ne prende
solennemente possesso.
Sette,
interminabili anni sono trascorsi
dal momento in cui, in una grigia
alba invernale, i Gerosolimitani
hanno lasciato Rodi.
E'
proprio qui che i Cavalieri
prenderanno la loro attuale
denominazione!
L'isola si presenta però molto
inospitale: arida, sassosa, quasi
priva di vegetazione, Malta mette
subito a dura prova la tenacia e lo
spirito di sacrificio dei suoi
nuovi proprietari
Unico
elemento positivo, la condizione
delle coste: due insenature molto
ampie e profonde possono ospitare
numerose navi di notevoli
dimensioni e stazza.
Fin
dai primi mesi si era cominciato a
lavorare senza soste e se da un
punto di vista strategico l'isola
aveva una posizione di grande
valore, per quanti sforzi venissero
fatti non si riusciva a
fortificarla del tutto.
Anche
se impegnato proprio in quegli anni
a conquistare l'Europa dell'Est,
l'Islam non rinunciava a
considerarsi padrone del
Mediterraneo e ad ammonire l'eterno
nemico.
Solimano e i suoi ammiragli lasceranno chiaramente intendere che, prima o poi, anche l'Italia sarebbe rientrata nei loro programmi di conquista.
Ma
nei primi mesi del 1564, le
notizie che giungono da
Costantinopoli indicano che
Solimano é in procinto di lanciare
le sue armate in una nuova e
grandiosa impresa. Il vecchio
sultano possiede un impero
sterminato, ma ha ancora un
progetto da realizzare: conquistare
Roma, la capitale della Cristianità.
Un sogno che non osa confessare
nemmeno a se stesso , ma che lo
ossessiona da tempo.
Un'armata
che avesse per obiettivo l'Italia,
non potrebbe lasciarsi alle spalle
quella base senza correre il
rischio di vedersi tagliare i
rifornimenti. Una roccaforte che
va, dunque, conquistata:
un'occasione per eliminare una
volta per tutte i Gerosolimitani, i
nemici secolari dell’Islam.
Gli appelli di Pio IV resteranno
inascoltati. Nel Concistoro del 23
febbraio del 1565, il Pontefice si
rivolge con accenti accorati agli
ambasciatori affinché
rappresentino ai rispettivi
sovrani, la gravità della
situazione. Ma anche questa solenne
e ufficiale esortazione non porta
ad alcun risultato mentre gli
eventi precipitano.
Pochi giorni dopo, la mattina del
22 marzo, sul molo principale del
Corno d'Oro, Solimano il Magnifico
riceve l'omaggio della più grande
armata che abbia mai messo in campo
nel corso della sua lunga carriera
di condottiero. Prima di
imbarcarsi, migliaia di uomini gli
giurano fedeltà fino alla morte e
nelle capitali europee qualcuno
comincia finalmente a pensare di
aver sottovalutato la minaccia che
proviene da Oriente.
Ma
se i governi delle potenze
cristiane si sono disinteressati
del pericolo, i particolari
riguardanti l'imminenza
dell'attacco sono noti da tempo a
Frà Jean Parisot de La
Vallette, quarantanovesimo Gran
Maestro della Religione.
Ha
28 anni quando vive la drammatica
esperienza dell'assedio di Rodi. É
convinto che dall'Europa
arriveranno navi e armati, per
soccorrere i Cavalieri impegnati in
una battaglia combattuta in nome di
tutta la Cristianità. Ma i mesi
passano e nessuna vela appare
all'orizzonte mentre, giorno per
giorno, vede morire i suoi
confratelli. Una delusione che
inciderà molto sul suo animo: l'indifferenza
dell'Occidente ha mortificato il
suo spirito cavalleresco,
inducendolo a diffidare delle
promesse.
Nonostante
gli sforzi, gli é mancato il tempo
per trasformare Malta in una
roccaforte imprendibile, ma ha
predisposto il necessario per
renderne quanto più ardua
possibile la conquista con la
costruzione di Torri, mura,
fossati e Fortezze.
Jean de La Vallette invia ai
Gran Priori l'ordine di
mobilitazione per tutti i
confratelli in grado di combattere.
Sa che non riceverà aiuti e che
potrà contare solo sulla sua
gente.
La
mattina del 18 maggio, quando un
colpo di cannone sparato da Forte
Sant'Elmo annuncia l'arrivo della
flotta nemica,
sulle mura ci sono 460
Giovanniti, 1.600 mercenari
italiani e spagnoli, 5.000 soldati
della milizia maltese, 120
artiglieri e 67 serventi ai pezzi.
Sul fronte opposto, 500 navi e
40.000 uomini.
I
turchi non sembrano voler perdere
tempo. Dopo una serie di incursioni
in vari settori delle
fortificazioni, decidono di
investire Sant'Elmo. Ritengono
che caduta quella piazzaforte,
tutta l'isola sarà nelle loro
mani. Un grave errore di
impostazione strategica!!! La
conquista della fortezza costerà
perdite gravissime e non
comprometterà il resto delle
difese.
L’assedio si compone soprattutto
di una martellante pioggia di
proiettili, interrotta, di tanto in
tanto, da inutili quanto sanguinosi
tentativi di scalata da parte dei
turchi.
L'assalto
generale fissato per la mattina del
16 giugno, si protrae per sette
ore. Migliaia di giannizzeri
tentano di sopraffare un pugno di
uomini che si oppone alla loro
furia ma per due volte i Cavalieri
respingono gli avversari che,
costretti a ripiegare, lasciano sul
terreno più di mille morti. Anche
i Giovanniti sono però allo
stremo.
«Non ci sono più munizioni e
non c'é Giovannita che non sia
ferito» racconta un soldato
che riesce a raggiungere il Gran
Maestro, attraversando a nuoto un
braccio di mare.
Il 23 giugno, vigilia di San
Giovanni, Patrono dell'Ordine, é
il giorno per lanciare una nuova
offensiva. I pochi Gerosolimitani
superstiti si confessano l'un
l'altro e si comunicano. Conoscono
la propria sorte: nessuno potrà
accorrere in loro aiuto ed é
inutile sperare nella pietà del
nemico. Sanno che molto
probabilmente in quelle condizioni
non potranno resistere, ma la loro
determinazione e il loro onore li
portano comunque a combattere e
morire da Cavalieri!
L'ultimo duello avviene sulla
soglia della cappella. Uno
scontro che dura pochi minuti. Poi,
massacrati gli ultimi avversari,
gli ottomani piantano sulle rovine
della fortezza gli stendardi della
Mezzaluna. Il baluardo più munito
dell'intera isola é nelle loro
mani. Ma a quale prezzo. Per
piegare la tenacia dei Giovanniti
sono stati necessari trenta giorni
di combattimenti, 18 mila colpi di
cannone e la vita di 6.000
giannizzeri. Pesanti le perdite
anche da parte cristiana: 107
Cavalieri e 1500 soldati sono
caduti.
Ma l'isola é ancora tutta da
conquistare e l'eroismo dei
difensori di Sant'Elmo ha
galvanizzato gli altri soldati
della Croce.
A
Malta non si stava svolgendo una
delle tante battaglie tra cristiani
e musulmani, ma era in gioco il
prestigio militare dei due
schieramenti. Una partita decisiva
tra la Croce e la Mezzaluna.
Altri
tentativi di piegare gli assediati
saranno compiuti il 2 e il 7 agosto
ma, nonostante le perdite, i
cristiani, sostenuti dalle
esortazioni e dall'esempio
dell'infaticabile Gran Maestro,
avranno ancora una volta la meglio.
I turchi non si rassegnano. Per
tutto il mese di agosto le loro
artiglierie vomiteranno raffiche di
proiettili contro le postazioni
nemiche e le migliori fanterie
turche si faranno massacrare senza
ottenere alcun risultato.
Il
fatto che decide l’assedio è la
notizia dell'imminente arrivo di
rinforzi per gli assediati, un
aiuto da parte dell’Europa!
Gli
ottomani sanno bene che non
riusciranno a prendere la fortezza
prima dell’arrivo dei rinforzi ed
una loro ulteriore permanenza
sull’isola porterebbe soltanto a
correre un inutile rischio.
Imbarcato
l'esercito decimato e avvilito, i
comandanti danno l'ordine di far
vela verso Costantinopoli dove li
attendono l'ira e la vendetta del
sultano.
I
Cavalieri di San Giovanni non hanno
soltanto sconfitto l'armata
dell'Islam, ma hanno mortificato la
fanatica certezza di superiorità
di un impero. Pochi Cavalieri ben
determinati ed addestrati hanno
sconfitto un esercito di migliaia
di fanatici. Un esempio di come la
Fede può rendere un uomo dieci
volte più forte. La Croce ha
sconfitto la mezzaluna per la
seconda volta…
Pensando a queste imprese provo
soltanto una fortissima ammirazione
per quegli uomini che hanno
sacrificato le loro vite per
difendere tutta la Cristianità e
l’Europa da una serissima
minaccia… e nessuno ricorderà
mai i loro nomi o porgerà
fiori sulle loro tombe,
questo è il destino di molti
eroi…
Qualche giorno dopo, Jean de La
Vallette metterà a segno un altro
colpo contro Solimano. Gli agenti
segreti, gli stessi che lo avevano
tenuto costantemente informato
sulle mosse dell'avversario,
incendiano l'arsenale di
Costantinopoli. Un'impresa che
demoralizza il vecchio sultano il
quale si sente, per la prima volta,
minacciato fin nella capitale del
suo regno.
Il
Gran Maestro concesse tempi molto
brevi. Il vecchio soldato aveva
fretta di mettere la sua isola in
condizioni di resistere a un
ritorno del nemico e contagiava la
sua ansia anche ai più stretti
collaboratori.
E solo pochi mesi dopo, il 28 marzo
del 1566, nel corso di una solenne
cerimonia, il Gran Maestro poneva
la prima pietra di quella che
sarebbe divenuta la città che
porta ancora oggi il suo nome.
L'appassionata
cura dei Giovanniti trasformerà
un'isola arida e inospitale in un
vero e proprio gioiello che ancora
oggi suscita ammirazione.
Jean
de La Vallette, l'eroico vincitore
di Solimano, muore il 21 agosto del
1568.
Il rito funebre viene celebrato con
tutti gli onori, i Giovanniti hanno
perso uno dei migliori Gran Maestri
di tutta la loro storia. In segno
di lutto i cantieri restano fermi
per due giorni: giusto il tempo per
eleggere il nuovo Gran Maestro. É
Frà Pietro Del Monte, della Lingua
d'Italia, il quale ordina che la
costruzione della città sia
ripresa immediatamente e con
rinnovata lena.
I
turchi ritrovano ben presto la loro
baldanza: occupano Cipro e da
quell'isola possono minacciare più
facilmente tutti gli stati
rivieraschi. Una nuova insidia, che
offre l'estro a Pio V per
convincere il re di Spagna che é
ormai giunta l'ora di affrontare
con determinazione l'impero
ottomano.
Nasce
una lega della quale, oltre alla
Spagna, fanno parte, Venezia, la
Santa Sede, il Duca di Savoia, il
Granduca di Toscana, Genova, il
Regno di Sicilia e l'Ordine di San
Giovanni.
La
tensione accumulata nuovamente tra
i due fronti porta alla famosissima
battaglia di Lepanto del 17
ottobre del 1571.
Il fronte cristiano conta su
243 navi mentre quello turco ne
schiera 280.
Ancora
una volta l’Islam subirà una
gravosa ed impressionante
sconfitta: 100 navi catturate, 130
bruciate o affondate, 25.000 uomini
uccisi e ottomila prigionieri.
10.000 schiavi cristiani vengono
liberati.
Ferito
da cinque frecce, con le sue navi
ancora segnate dalla durezza della
battaglia, Frà Pietro Giustiniani,
Priore di Messina, fa ritorno a
Malta il 3 novembre. Un'altra
vittoriosa giornata delle armi
cristiane.
Tra
il 1657 e il 1660 il Gran Maestro
Frà
Martin de Redin rafforza le
difese con 14 torri e negli anni
che vanno dal 1660 al 1680, i Gran
Maestri Raffaele e Nicolò Cotoner
fanno erigere un formidabile
complesso fortificato che sarà
chiamato la «Cotonera».
Per
quanto riguarda le strategie e le
abilità in mare erano sicuramente
tra i più preparati, basta pensare
che la scuola dei Cavalieri
costituiva una sorta di accademia
dalla quale uscivano i migliori
comandanti e futuri ammiragli.
Verso
la metà del XVIII secolo, il
decadimento della potenza musulmana
renderà meno pressante l’impegno
militare dell’Ordine.
I Giovanniti acquistarono in
America le terre di San Cristoforo,
San Bartolomeo, San Martino e Santa
Croce. A governarle fu inviato Frà
Carlo De Galles, ma ben presto si
decise di alienare quei
possedimenti poiché avrebbero
finito per procurare all'antica
istituzione cavalleresca,
situazioni di disagio politico e
morale.
C’è
da dire comunque una cosa
importante: anche nei momenti più
difficili, essi non dimenticarono
mai di essere ospedalieri. Come a
Gerusalemme, a Tolemaide, a Cipro,
a Rodi e nelle altre residenze
nelle quali erano stati costretti a
spostarsi dopo la perdita della
Terrasanta, non avevano mai
trascurato di istituire e gestire
ospedali, presso ogni casa
giovannita sarà sempre predisposto
il necessario perché viandanti e
pellegrini trovino assistenza.
Arrivarono a creare una vera e
propria rete di ostelli, che andava
dall'Inghilterra alla Sicilia,
dalla Francia all'Austria.
Sarà
un maltese, Giuseppc Bart, a
fondare a Vienna nel 1765 la prima
cattedra di oculistica del mondo.
Nel
1794 gli Stati Uniti offrono la
loro protezione all'Ordine
proponendo di assicurargli un nuovo
territorio in America, ma tutto
resta a livello di progetto. Anche
la Russia, la Francia e
l'Inghilterra si interessano
all'isola dei Cavalieri anche se le
loro attenzioni non sono affatto
benevole. I nuovi equilibri
internazionali la rendono, infatti,
sempre più importante da un punto
di vista strategico.
Alla fine fu posto l'Ospedale e il
suo territorio sotto il
protettorato della Russia. Il
trattato, firmato a Pietroburgo nel
gennaio del 1797, sanciva una serie
di rapporti esistenti da tempo: sia
Pietro il Grande, sia la Grande
Caterina, avevano cercato, infatti,
di avvicinarsi ai Gerosolimitani.
Stipulato l'accordo, il sovrano
pretese la creazione di un Gran
Priorato russo. Fu il prezzo
dell'alleanza e il Gran Maestro si
vide costretto a cedere.
Né
l'Austria, né la Russia, però
riusciranno a salvare Malta da
Napoleone.
Il futuro imperatore dei francesi
non può consentire che altre
potenze dispongano di una base
navale di quella importanza e
decide di impadronirsene con la
forza.
La
sera del 10 giugno del 1798 la
flotta francese, in viaggio verso
l'Egitto, si presenta davanti a
Malta. Napoleone chiede al Gran
Maestro di poter entrare nel porto
per rifornire di acqua i suoi
vascelli. La risposta di von
Hompesch non si fa attendere: egli
pretende il rispetto della
neutralità dell'Ordine e replica
che in base al trattato di Utrecht,
in tempo di guerra tra gli stati
cristiani, soltanto quattro navi
per volta possono essere ospitate
nei porti maltesi.
Napoleone non si lascia
impressionare e in un proclama alle
truppe annuncia le sue intenzioni:
«Il Gran Maestro ci rifiuta
l'acqua di cui abbiamo bisogno -
afferma indignato Bonaparte -
domani, allo spuntar del giorno,
l'armata sbarcherà su tutta la
costa accessibile per andarla a
prendere».
Per i Giovanniti sono ore
drammatiche. Sugli spalti 1400
pezzi di artiglieria sono pronti a
far fuoco e il Gran Maestro ha ai
suoi ordini 332 Cavalieri. Dispone,
inoltre, di 1200 uomini del
Reggimento di Malta, 300 del
battaglione da sbarco delle Galere,
400 di quello dei Vascelli e la
milizia maltese può mettere in
campo 12 mila soldati.
Una
difesa potrebbe essere tentata
e anche con poche speranze di
successo, ma quella da prendere é
una
decisione troppo
drammatica… Ferdinando von
Hompesch sa che per la prima volta
dalla sua nascita l’Ordine dovrà
levare le armi contro altri
Cristiani
(che contrasta tra l’altro
con la Regola) e sa anche molto
bene che se la difesa dovesse
risultare vana (cosa molto
probabile, visto l’impiego di
mezzi e uomini da parte di
Napoleone) l’Imperatore non
risparmierebbe nessuno… Malta si
sarebbe trasformata in un’isola
di vedove e orfani… i
Giovanniti erano pronti a
sacrificare le loro vite avendo
solo la fede da difendere, ma gli
altri soldati avevano anche
famiglie da mantenere. Decide
quindi con grande amarezza di non
reagire alle truppe francesi che
saccheggiano l'isola.
A
bordo del vascello Orient, una
deputazione di sette Giovanniti
tratta la resa con Napoleone
firmando una
"Convenzione" composta da
otto articoli. Poche parole. Un
documento in duplice copia, per
concludere 268 anni di storia.
Tanti
ne erano trascorsi, infatti, da
quel 26 ottobre del 1530, in cui Frà
Filippo de Villiers de l'Isle-Adam,
l'eroico difensore di Rodi, aveva
preso possesso dell'isola delle
api. Due secoli e mezzo, durante i
quali i Giovanniti avevano dato
innumerevoli esempi di abnegazione,
soccorrendo uomini e nazioni,
principi e città e offrendo alla
causa della Cristianità un
altissimo tributo di sangue.
Nessuno
sembra preoccuparsi di quanto sta
avvenendo. Ingrata come sempre,
l'Europa si interessa soltanto di
stabilire a chi dovrà appartenere
quello scoglio posto al centro del
Mediterraneo.
Torna
di nuovo il discorso
sull’Illuminismo (vedi
“L’Epoca Buia?”)… la
corrente di pensiero aveva ormai
pervaso le menti di tutte le
popolazioni Europee (compreso
Napoleone), che vedevano quindi i
Cavalieri di Malta come un’eredità
del passato da dimenticare, da
tenere in disparte, perché eredità
di quel periodo che tanto
disprezzavano: il Medioevo.
Frà
Ferdinando von Hompesch invia alle
grandi potenze una protesta per il
tradimento di Napoleone. Il
generale ha violato apertamente la
neutralità di Malta ed egli
afferma di ritenere sempre valida
la sua sovranità sull'isola che
gli é stata tolta con la forza.
Contro il sopruso protestò anche
il re di Napoli e Sicilia, ma tutto
restò come prima.
Il
comportamento dei francesi indurrà
però ben presto i maltesi a
ribellarsi, consentendo così alle
potenze europee di intervenire. Il
comando delle operazioni sarà
assunto dagli inglesi che, alla
fine, occuperanno l'isola
impadronendosene.
Intanto, come era facile prevedere,
la perdita di Malta ebbe pesanti
ripercussioni tra i membri
dell'Ordine. I Cavalieri del
Gran Priorato di Russia e quelli
polacchi dichiararono decaduto von
Hompesch e il 7 novembre del 1798
elessero Gran Maestro lo Zar
Paolo I che
oltre a non essere cattolico
era sposato! Papa Pio VI rifiutò
energicamente di riconoscere il
sovrano come Gran Maestro anche se,
minacciato da Napoleone, vedeva
nell'impero russo un possibile
alleato.
Lo
Zar comunque si comportò con onore
e rispettò la cattolicità
dell'Ordine sotto tutti gli aspetti
e in un momento storico così
confuso e difficile come quello
provocato dalle guerre
napoleoniche, egli finì per
salvare la continuità storica
della Milizia di San Giovanni.
Ma nella notte tra l'11 e il 12
marzo del 1801, Paolo I veniva
ucciso nel castello di
Michajlovskij a Pietroburgo.
Il
figlio, Alessandro I, si
comportò ancor più onorevolmente
del padre: non solo non reclamò
per sé il titolo di Gran Maestro,
ma assicurò anche protezione
all'Ordine e per eleggere il
successore del padre, propose che
ogni Lingua scegliesse nel suo seno
alcuni candidati da sottoporre al
Pontefice, al quale riconosceva il
diritto di nominare il Gran
Maestro.
Il
9 febbraio del 1803, Pio VII nominò
Gran Maestro Frà Giovan Battista
Tommasi al quale, da San
Pietroburgo, lo Zar spedì le
insegne di Gran Maestro che erano
state di suo padre.
Fissata
la residenza a Messina, come primo
atto, Tommasi incaricò il suo
Luogotenente di stabilire, con i
rappresentanti delle potenze
europee, la procedura per la
riconsegna dell'isola. Le speranze
dei Gerosolimitani di tornare nella
loro antica patria si
dimostreranno, però, ben presto
vane. Con il trattato di Parigi del
30 maggio del 1814, Malta fu
definitivamente assegnata alla Gran
Bretagna e a nulla valsero i
reclami e le proteste presentate
dai delegati dell'Ordine ai
Congressi di Vienna e di Aquisgrana.
Vano anche il tentativo fatto, al
Congresso di Verona, di ottenere
qualche altra isola.
Ancora
anni difficili, alla ricerca di una
sistemazione decorosa. Ma
finalmente, dopo una breve
parentesi a Ferrara, nel 1834 il
Luogotenente Frà Carlo Candida
sceglieva come sede l'antico
palazzo Malta a Roma che era stato
la residenza del rappresentante
della Religione presso il Romano
Pontefice.
Grazie
all'Austria, che non aveva mai
cessato di riconoscere la Sacra
Milizia come ente sovrano e si era
sempre dimostrata disponibile a
intervenire in sua difesa, nel 1839
fu ricostituito anche il Gran
Priorato di Lombardia e Venezia
riuscendo a recuperare le antiche
proprietà nel Veneto. La stessa
operazione non fu possibile in
Lombardia.
Per
rinnovare e potenziare le strutture
periferiche, fu decisa
l'abolizione delle antiche Lingue e
la creazione di Associazioni
nazionali dei Cavalieri.
La
volontà e l'impegno dimostrati in
tempi in cui, oltre tutto, gli
ideali cavallereschi non erano più
troppo attuali, indussero Papa
Leone XIII a esaudire il desiderio
dei Giovanniti e a consentire loro
di scegliersi un Gran Maestro.
Il
Sovrano Militare Ordine di Malta
svolge oggi la sua attività
istituzionale nel campo
assistenziale mediante la
creazione, l'organizzazione e la
gestione di iniziative
quali ospedali, case di cura,
cliniche, cronicari, reparti
sanitari, ambulatori, centri per la
raccolta di medicinali, per
l'assistenza agli anziani, centri
antidiabetici e gabinetti di
analisi.
Una
sua pur ipotetica funzione militare
effettiva perderebbe di significato.
Lo stile di guerra moderno è
troppo diverso da quello di un
tempo e troppo sofisticato; non
sarebbe possibile per un Ordine così
piccolo pensare di riuscire a
tenere testa a potenziali nemici.
Per
i Cavalieri è stato possibile
difendere la TerraSanta con le
spade, Rodi con i cannoni, Malta
con i fucili, ma contro le moderne
tecnologie sarebbe impensabile
poter riuscire ad organizzare una
difesa abbastanza robusta da poter
reggere attacchi aerei o a
bombardamenti dal mare… le
Fortezze non hanno più ragione di
esistere….. purtroppo.
Poi
il delicato equilibrio diplomatico
che si è creato fra le varie
Nazioni potrebbe essere compromesso
ed è molto difficile che uno stato
dichiari guerra ad un altro se non
è opportunamente alleato (follie a
parte)… cosa impossibile per
un’organizzazione sovrannazionale
quale quella dei Cavalieri di
Malta.
La
sovranità é esercitata dal
Principe e Gran Maestro che governa
con il Sovrano Consiglio composto
da quattro alte cariche: il Gran
Commendatore, il Gran Cancelliere,
l'Ospedaliere e il Ricevitore del
Comun Tesoro. A queste si
affiancano quattro Consiglieri e
due supplenti scelti dal Capitolo
Generale tra i Cavalieri di
giustizia o professi: tra coloro
cioè che hanno pronunciato i voti
religiosi di povertà, castità e
obbedienza. Poi ci sono i Cavalieri
di Obbedienza che hanno fatto
promessa di obbedienza ai superiori
e Cavalieri e Dame di Devozione. Vi
sono poi altre categorie minori e i
Cappellani che si occupano delle
funzioni religiose.
L'Ordine
intrattiene rapporti diplomatici,
con scambio di ambasciatori, con 65
stati, alcuni dei quali anche non
cattolici e ha un proprio
ambasciatore accreditato presso la
S. Sede. Recentemente é stato
ammesso all'O.N.U. quale
osservatore permanente.
Molto
attiva è l’Associazione italiana
dell’Ordine, l’Acismom
che non dimenticando i gloriosi
trascorsi volle dar vita con una
serie di convenzioni stipulate con
il Ministero della Difesa, a un
Corpo Militare da impiegare per
servizi di assistenza in caso di
conflitto o di calamità naturali.
Nel
1911, in occasione della guerra
italo-turca, l'Acismom mobilita il
Corpo Militare e in breve tempo
appronta ed equipaggia la nave
ospedale Regina Margherita che, nel
corso di sette viaggi, durante i
quali tocca i porti di Tripoli,
Derna, Bengasi e Tobruk, riporterà
in patria 1162 soldati feriti e
malati.
Il suo intervento c’è anche dopo l’armistizio del 1943 con interventi nel territorio sconvolto dalla guerra civile.
Cavalieri
italiani e di altre nazioni europee
accorrerano in Ungheria nel 1956
nei giorni della rivoluzione e
della successiva occupazione
sovietica. Interventi saranno
effettuati nel Polesine sconvolto
dall'inondazione, nel Belice, in
Friuli e in Irpinia.
In Vietnam, infine, sono stati presenti gli ospedali da campo dell'Associazione dei Cavalieri tedeschi e il lungo e sanguinoso conflitto non ha risparmiato gli uomini della bianca Croce Ottagona che hanno avuto diversi caduti.
Nel
triennio 1996-1998 l'Ordine è
stato massicciamente presente
durante i conflitti nell'Est
europeo, soprattutto con ospedali
da campo e centri per
l’accoglienza dei profughi.
L'Ordine
ha consegnato alla Caritas cubana
medicine ed attrezzature sanitarie
per un valore di otto milioni di
dollari USA.
L'Acismom
che dal 1986 ha vissuto, per volontà
del Gran Maestro Frà Angelo de
Mojana, una nuova era di
rinnovamento, conta oggi numerosi
presidi sanitari, il più
importante dei quali é l'Ospedale
San Giovanni Battista alla Magliana
per il recupero degli emiplegici
Sono recentemente riprese per
espressa volontà del Gran Maestro
trattative con il Governo Maltese
per giungere a una sempre maggiore
presenza istituzionale dei
Cavalieri sull'Isola. L'Anno
Giubilare, che celebra il nono
secolo di vita dell'Ordine, è
stato aperto a Malta lo scorso 5
Dicembre 1998 dal Gran Cancelliere
che ha ricevuto dal Gran Maestro
l'espresso incarico del
coordinamento delle celebrazioni.
In
tale occasione un nuovo accordo è
stato raggiunto con il governo
maltese, e la cui ratifica è stata
già conclusa, per la concessione
del Forte Sant'Angelo per 99 anni
con godimento di extraterritorialità
ed altri privilegi, inclusa la
possibilità di mantenere
all'interno del Forte un piccolo
corpo in uniforme per scopi di
vigilanza e sicurezza. La bandiera
dell'Ordine già sventola sul
monumento a maggiore evidenza della
presenza sull'Isola dei Cavalieri.
Queste
erano al contempo semplici e
impressionanti. Al novizio veniva
spiegato che egli stava per
lasciare il vecchio uomo che era e
rigenerarsi e, avendo ricevuto
l’assoluzione, si presentava in
abito secolare, senza cintura, al
fine di apparire perfettamente
libero di entrare in un così Sacro
dovere, e con un cero acceso nella
mano, a rappresentare la carità.
Allora
egli riceveva la santa comunione,
per presentarsi poi in modo
alquanto rispettoso davanti alla
persona che avrebbe dovuto compiere
la cerimonia, richiedendo d’esser
ricevuto nella compagnia dei
fratelli e nell’ordine santo
dell’Ospedale di Gerusalemme. Le
regole dell’ordine, le
obbligazioni che stava per
assumere, e i doveri che a lui
sarebbero stati richiesti venivano
quindi spiegati.
Gli
si presentava un Messale aperto sul
quale egli dovesse posare entrambe
le mani, e proferire il suo
giuramento nei seguenti termini:
"Io
faccio voto e promessa di fronte a
Dio, all’eterna Vergine Maria
madre di Dio, e a San Giovanni
Battista, di rendere d’ora
innanzi, a Dio piacendo, obbedienza
perfetta al superiore impostomi
dalla scelta dell’ordine, vivere
senza beni terreni, e conservar la
castità".
Avendo
poi tolto le proprie mani dal libro
sacro, il fratello che per primo lo
ricevette continuava:
"lo
riconosciamo come servitore del
povero e dell’infermo, essendosi
consacrato al servizio della Chiesa".
A
ciò egli rispondeva:
"mi
riconosco come tale".
Egli
baciava poi il Messale e lo
restituiva al fratello che
l’aveva ricevuto, come segno di
obbedienza perfetta.
Il
novizio veniva infine rivestito col
mantello dell’ordine, in modo
tale che la croce venisse a
trovarsi sulla parte sinistra del
petto. Nel
consegnargli la croce ad otto punte
dell’Ordine, gli rammenta che
esse simbolicamente ci ricordano le
otto beatitudini indicate dalla
Sacra Scrittura.
Seguivano
quindi un certo numero di cerimonie
minori, mentre il tutto si
concludeva con una serie di
preghiere appropriate e solenni.
Avrei
finito. Anche questo lavoro è stato portato a termine e spero che abbia
contribuito a spazzare via un po’ di polvere e lerciume dall’Epoca, secondo
me, d’ORO dell’umanità: il Medioevo.
Un’epoca che ha subìto un attacco potente da parte di una corrente di pensiero, l’Illuminismo che ancor oggi riesce ad incanalare le idee degli uomini contro tutto ciò che era Medioevale.. ancora oggi si mantengono vivi i pregiudizi sull’età di mezzo… Blue Dragon, ricercando la verità e non facendosi influenzare da nessuno, sta cercando di eliminarne un po’, divulgando la verità su ciò che fu il Medioevo e rispolverandone gli aspetti positivi che in un’era come la nostra sarebbero veramente necessari!
Pensando
alle gesta, al coraggio, devozione, fermezza e audacia di questi Cavalieri non
posso che prenderli come esempio… anzi, dovrebbero essere da esempio a tutti
oggi! Altrimenti chi si prende come esempio? I politici? Naaa… I cantanti?
(magari Marylin Manson) Naaa… I calciatori? I grandi economisti, e i grandi
manager? Tsk
tsk tsk…
Comunque, ognuno fa le proprie scelte, non sono io che devo convincervi, l’unica cosa che ci tengo a dire è che prima di parlare male del Medioevo, delle sue idee, delle sue credenze, dei suoi valori, di ciò che era, di ciò che rappresentava e di ciò che rappresenta, pensateci due (anche tre) volte e soprattutto informatevi, leggete libri, se ne avete la possibilità anche le fonti originali, perché molte volte si parla solo per sentito dire… cosa, secondo me, molto grave!
Ciao
a Tutti!!!
Fabio
NB: Un’ultima cosa, vi do un consiglio. Questo mio articolo non esaurisce certo le argomentazioni e le vicende sui Cavalieri di Malta, quindi vi consiglio vivamente (se siete interessati all’argomento, ovvio! ;-)) di leggere altri libri sui Cavalieri di Malta oltre i libri e i siti web ho segnalato nella bibliografia! Di materiale ce n’è moltissimo! Io qui ho solo appena accennato all’argomento!
Non ne hai ancora abbastanza? Unisciti a noi nel gruppo facebook:
Fantasy e rivalutazione del Medioevo
C'è tanto altro da scoprire su Medioevo e Fantasy! Ti aspettiamo!