L'Arte
nel Medioevo
L'Architettura
Romanica
Il Periodo Maturo
Ecco alcuni brillanti esempi di Abbazie e Chiese caratteristiche del periodo Romanico Maturo (XII secolo).
La Pieve di Santa Maria (Ar)
Interamente
costruita in arenaria, tra corso Italia e la retrostante piazza Grande,
costituisce una delle più grandi e suggestive pievi romaniche della Toscana. La
costruzione del maestoso edificio, testimonianza dell'architettura del primo
nucleo medioevale aretino, è legata alle origini del Comune di Arezzo: fu
avviata infatti nella seconda metà del XII sec. sui resti di un preesistente
tempio risalente al Mille, di cui rimangono tracce nel portale di via di
Seteria. La realizzazione si protasse fino ai primi decenni del Trecento;
rifacimenti e restauri sono stati portati a termine nel Cinquecento,
nell'Ottocento e ai nostri giorni.
La facciata in stile romanico, originariamente semplice, fu dotata nel Duecento, con l'affermarsi di influenze pisane, di una serie di arcate cieche al piano inferiore, sovrastate da tre ordini di loggiati a coronamento orizzontale.
Campanile
Ricca
la decorazione scultorea, di varia ispirazione: da notare, nella lunetta del
portale maggiore, le composizioni duecentesche dedicate alla Madonna e
nell'archivolto il coevo bassorilievo raffigurante il succedersi dei mesi
dell'anno. In singolare contrasto con l' orizzontalità della facciata si
leva,alla sua destra, il campanile dalle cento buche (risalente al 1330), così
chiamato per le 40 bifore romaniche che divise in cinque ordini ne accentuano lo
slancio verticale (59 metri), sottolineato pure dal lungo contrafforte laterale.
L'interno,
di struttura romanica, si svolge in tre navate, concluse da una sola amplissima
abside, con colonnati ed arcate leggermente ogivali, preludio al gotico. Della
cupola prevista sopra il transetto, incompiuta, resta il tamburo di appoggio.
a notare l'antico presbiterio, costruito sopra una cripta arbitrariamente rifatta in tempi recenti; il celebre polittico (Madonna col Bambino, Annunciazione, Assunta) dipinto nel 1320 da Pietro Lorenzetti per il vescovo Guido Tarlati; I'affresco dei Santi Francesco e Domenico di artista giottesco del primo Trecento.
Chiesa di Santa Fede (Cavagnolo Po)
Situata
in una piccola valle tra vigneti e boschi, l'Abbazia fu voluta dai
L'espansione
dei forti centri monastici cluniacensi nelle terre del monferrato, è
riconosciuta dai maggiori studiosi della storia medievale.
Le
fonti storiche tuttavia, come spesso accade, sono molto esigue. Un documento del
743 attesta la presenza di una chiesa dedicata a Santa Fede: doveva certamente
trattarsi di una costruzione antecedente quella attuale che, caduta
probabilmente in rovina, venne ricostruita in forme romaniche.
Federico
il Barbarossa, nel diploma di Belfort del 1164, conferma il possesso di
Cavagnolo al marchese del Monferrato e menziona anche l'esistenza di un priorato
di Santa Fede. Gli altri documenti che menzionano la chiesa di Cavagnolo sono
tutti posteriori a quest'ultimo. Rimangono pertanto molte lacune sulla storia di
questo centro monastico del monferrino a cui è molto difficile dare risposte.
La storia recente vede periodi di splendore e decadenza che hanno portato la
chiesa romanica a cadere più volte in rovina. Passata in diverse mani, venduta
e rivenduta più volte, l'antica chiesa ha subito perfino l'umiliazione di
essere trasformata in una stalla.
I
restauri che l'hanno portata ad essere nuovamente agibile e riconsacrata al
culto sono del 1953 e furono eseguiti dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali
ed Architettonici del Piemonte. Anche a causa di queste vicissitudini, l'aspetto
architettonico è stato notevolmente manomesso rendendone difficile una lettura
dell'aspetto originale.
La
costruzione attuale è della prima metà del XII secolo, il Porter la data
attorno al 1140. Il Dartein notò nei caratteri architettonici delle chiese del
Monferrato (Cavagnolo, Montiglio, Cortazzone eccetera) una notevole influenza
dell'arte romanica francese meridionale (Borgogna e Alvernia in particolare). La
confluenza di questo stile architettonico nella regione piemontese portò nuovi
e preziosi elementi innovativi. Il Porter rileva come l'influenza dello stile
che inizialmente partì dall'Italia verso l'Europa, agli inizi del XII secolo
invertì il flusso e ripartì dall'Europa nord-occidentale verso l'Italia.
La
facciata di Santa Fede è tripartita a salienti interrotti. Nonostante che la
parte superiore sia un rifacimento moderno, è molto probabile che rispetti
quello che fu l'aspetto originale.Il portale è inserito nel corpo centrale
leggermente in aggetto rispetto alla facciata, ai lati due grosse colonne con
capitelli a motivi fitomorfi, ospitano due animali accucciati che si
fronteggiano.
Da essi diparte la ghiera esterna dell'arco decorato con una treccia abitata da varie specie animali e culminante in una croce astile. Il cordoncino esterno è anch'esso scolpito a scacchiera.
La strombatura del portale è costituita da una serie di altre cinque ghiere
Tangente
all'arco corre una cornice orizzontale a rosette. Ai lati esterni della facciata
sono collocate due alte semicolonne la cui funzione non è molto chiara.
La pianta della chiesa è a tre navate che conducevano alle tre absidi di cui oggi si conserva solo la parte interna di quella maggiore. Dai pilastri a semicolonne addossate si alzano le nervature della volta a botte della navata centrale e gli archi trasversali e longitudinali che reggono le volte a crociera delle navatelle laterali. L'arredo scultoreo interno è costituito principalmente dai capitelli che sono decorati a motivi floreali e zoomorfi: leoni monocefali, caulicoli, foglie d'acanto e, in un caso, una testa umana.
Al termine delle navate si trova la croce del finto transetto che non è
All'incrocio
fra la navata e il transetto si innalzava una torre oggi ricostruita. Elementi
questi caratteristici degli edifici di stampo cluniacense, a testimonianza
dell'influenza ricevuta dagli architetti locali del gusto romanico francese.
Riferimenti bibliografici: A. K. Porter "Lombard Architecture"A. Venturi " Storia dell'arte Italiana" vol. IIIP. Toesca "Il Medioevo"S. Chierici, D. Citi "Il Piemonte, la Val d'Aosta, la Liguria" serie Italia Romanica Jaca Book.
Chiesa di San Leonardo di Lama Volara detta di Siponto
L'Abbazia
e la Chiesa di San Leonardo di Lama Volara detta di Siponto, splendido esempio
di romanico pugliese, si trova a pochi chilometri da Manfredonia, lungo la
strada s.s. 89 che da Foggia porta alla montagna sacra, il Gargano, poco
distante dal luogo ove sorgeva l'antico vescovado di Siponto, insediamento
romano prima e poi bizantino.
Il
complesso monastico fu fondato tra gli ultimi anni del secolo XI e i primi del
sec. XII dai Canonici Regolari di Sant'Agostino come ricovero, ospizio per i
pellegrini che si recavano al Santuario dell'Arcangelo Michele ed per i
cavalieri crociati che, dopo aver pregato, presso il Santuario, s'imbarcavano
per la terra Santa. Nel 1261 fu affidato da Papa Alessandro IV ai Cavalieri
Teutonici, i quali ne fecero il centro delle loro attività in Puglia e rimasero
sino agli anni Ottanta del 1400. Gli scudi crociati di questi frati guerrieri
sono ancora visibili all'interno della chiesa. A partire da quella data, la
Chiesa di San Leonardo, considerata Abbazia, venne data in commenda a vari
cardinali, tra i quali Bonifacio Caetani, Carlo Barberini e Pasquale Acquaviva
d'Aragona, che fu l'ultimo degli abati commendatari. Dal XVII secolo nella
chiesa vi officiavano i frati minori.
Nel
1810 l'Abbazia fu soppressa da Gioacchino Murat ed il convento con le rendite fu
trasferito all'Ordine Costantiniano. La Chiesa di San Leonardo, dopo un lungo
periodo di totale abbandono durato quasi due secoli, è stata riaperta al culto
nel 1950 ed è sotto la tutela della diocesi di Manferdonia.
La Chiesa è a tre navate (la laterale destra ha in parte cambiato il suo aspetto) con arcate ricadenti su semipilastri e pilastri cruciformi al centro, nella navata centrale, è coperta da due cupole disuguali.
All'esterno la facciata occidentale presenta un portale che ha una semplice
Sulla
facciata laterale rivolta a nord c'è uno splendido portale (tra i più belli
del romanico-pugliese) che molto probabilmente è stato costruito in un secondo
momento, forse in epoca sveva. Le decorazioni di questo portale richiamano
quelle di Santa Maria di Pulsano, altro antico monastero garganico.
Nella parte più esterna due colonne poggiano sul dorso di due leoni stilofori che reggono, a loro volta, due animali alati che sostengono l'archivolto. Il leone di destra addenta una figura umana (il peccatore) che gli afferra una zampa in atteggiamento supplichevole; il leone di sinistra, mutilato, da quanto s'intuisce dai resti sembra addentare un serpente.
Gli stipiti e le cornici del portale, dell'arco e della lunetta sono scolpiti
con ornamenti vegetali, zoomorfi e antropomorfi. I due capitelli interni sono
costituiti da due blocchi trapezoidali con sculture aneddotiche.
Per altri autori sull'asina c'è Bàlaam al quale appare l'Angelo. Bàlaam era un mago babilonese, noto per un fatto descritto nella Bibbia (Deuteronomio 23,4-5) ed era stato inviato a sgominare con la sua magia gli Israeliti, ma venne fermato da un angelo.
Nella
lunetta è raffigurato Gesù benedicente in mandorla tenuto da due angeli.
Nel frontone, tra il portale ed il baldacchino, a mò di protiro, si trovano due figure maschili con aureola, scolpite a mezzo rilievo. Quella di sinistra, secondo il Petrucci, rappresenta Sant'Agostino; per altri autori è San Giacomo. Quella di destra, con cappuccio sulla testa, un libro in mano ed una catena, raffigura San Leonardo. Tra i due santi molto probabilmente stava una Vergine con Bambino.
Il
solstizio d'estate
In
ogni epoca era consuetudine inserire nelle costruzioni a carattere religioso
elementi architettonici su modelli astronomici e matematici per arricchire
l'intero complesso. Il simbolismo cosmico si ritrova nelle costruzioni
assiro-babilonesi, in quelle dell'antico Egitto e nelle opere sacre degli Ebrei.
Alcuni elementi architettonici, che avevano sfruttato l'osservazione di fenomeni
quali il solstizio d'estate e d'inverno, erano stati inseriti nel tempio che Re
Salomone aveva innalzato su suggerimento divino.
Essendo
il tempio e il monastero al centro del microcosmo locale, l'inserimento in essi
di elementi costanti nel tempo (perenni), come i fenomeni astronomici, li
rendeva più vicini a Dio.
Anche
a San Leonardo di Siponto ritroviamo un preziosismo architettonico del genere.
Ad ogni solstizio d'estate, il 21 giugno, al mezzogiorno astronomico, il sole è
perfettamente sulla direttrice, penetra con un solo raggio all'interno della
Chiesa attraverso un piccolo rosone
La foto mostra il momento in cui il fascio di luce solare passa attraverso il rosone e scende fino al pavimento della chiesa.
Sir Madhead.