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La Sacra Sindone
Introduzione
La
sacra Sindone (o Sindone di Torino), è un lenzuolo di lino conservato nel Duomo
di Torino, nel quale secondo la tradizione fu avvolto il corpo di Gesù una volta
morto.
Il termine Sindone deriva dal greco sindon che indica un tessuto di lino di
buona qualità.
La storia
La
storia della Sindone inizia con una leggenda.
La legenda racconta di un re di nome Abghar che, gravemente malato, manda a
chiamare Gesù in veste di guaritore. Non ne riceverà mai la visita, ma Gesù gli
manderà una sua icona Acheropita, cioè non fatta da mani d’uomo.
La Sindone farà la sua comparsa nella storia nel 554 ad Edessa,
dove è documentata la presenza di un telo raffigurante il volto di Gesù,
chiamato Mandylion.
Nel 944 a causa del saccheggio bizantino fu spostato a Costantinopoli, dove se
ne persero le tracce nel 1204 quando la città fu saccheggiata dai crociati.
Alcuni di loro dissero di aver visto “la Sindone del signore“, in particolare,
un crociato di nome Robert de Clary scrive di averla vista, ma posta
verticalmente e non orizzontalmente.
L’anno successivo Teodoro Angelo, della famiglia del deposto imperatore di Costantinopoli scrive al Papa Innocenzo III, chiedendo tra le altre cose la restituzione della Sindone del Signore, conservata ad Atene.
Secondo la Principessa Yasmin von Hohenstaufen und von
Hohenzollern Aprilis di Lanslebourg Puoti ci fu un passaggio della Sindone alla
corte di Federico II di Svevia. Secondo ricerche effettuate in tutto il mondo,
nel medioevo la Sindone fu nascosta dagli imperatori svevi, nel monastero
benedettino di Lorche insieme a tutte le reliquie del Tempio di Gerusalemme.
Si dice anche che lo stesso Federico custodì la Sindone tra il 1204 e il 1253
nel castello di Roseto Capo Spulico (CS).
La Sindone ricomparirà in possesso di Goffredo di Charny, a Lirey in Francia.
Di come sia arrivata in Francia ci sono due ipotesi :
fu lasciata in eredità dal templare Goffredo di Charnay, governatore di Normandia e non imparentato con Goffredo di Charny, in seguito alla sua morte sul rogo nel 1314.
Oppure c’è una seconda ipotesi secondo la quale tra gli avi di Giovanna di Vergy, moglie di Goffredo, ci sia Ottone la Roche, primo Duca di Atene, proprio dove si trovava la Sindone nel 1204.
Continuando a parlare di Templari, nel loro castello di Temple Combe in Inghilterra è stato trovato nel 1945 un dipinto raffigurante un uomo del tutto simile a quello della Sindone e proprio in questo quadro è stata trovata una serratura nascosta che dà dentro una nicchia. Probabilmente la Sindone è stata lì dentro per qualche tempo.
Da questa scoperta l’ipostesi che la Sindone sia stata trasportata prima in Inghilterra dai Templari e che quando la loro posizione si fece pericolosa, la diedero a Goffredo.
Venne poi costruita una cappella per la venerazione della reliquia, anche se con delle iniziali difficoltà con le autorità ecclesiastiche.
Con la morte di Goffredo, la figlia Margherita nel 1453 dona la Sindone ai Savoia e più precisamente ad Anna di Lusignano. La Sindone verrà poi sistemata nella sante chapelle di Chambery .
Nel 1506 Papa Giulio II permette ufficialmente il culto liturgico e pubblico della Sacra Sindone.
Nel Dicembre del 1532 scoppierà un incendio che distruggerà la cappella e brucerà un angolo del telo che era piegato in 48 parti. Ci vorranno due anni prima che le suore Clarisse riparino il telo.
Nel 1578 Emanuele Filiberto la trasferirà “provvisoriamente” a Torino per accorciare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo.
Nel 1694 la Sindone verrà posta in una cappella tra il palazzo e il duomo, dove resterà fino al 1995 a causa dei restauri alla cappella, che verrà distrutta nel 1997 ancora una volta a causa di un incendio.
Ogni anno la Sindone verrà ostentata per i casi più banali, comunque ogni 4 maggio verrà eseguita un ostensione pubblica.
Nel 1898 un avvocato di nome Secondo Pia chiede di fotografarla, fotografia di cui il negativo segnerà una svolta nella storia del telo.
Alla morte di re Umberto, nel 1983, la Sindone viene donata al Papa che la lasciò a Torino nelle mani del Cardinale Anastasio Ballestriero.
Nel 1986/88 gli scienziati attestano la data di creazione della Sindone tramite l’esame del C14 tra il 1260 e il 1390, quindi in epoca medievale.
Ma il test del C14 perde valore in seguito ad altri test che dimostrano come un pezzo di tessuto risalente all’anno zero, se viene trattato come la Sindone nella sua storia, al test del C14 risulta ringiovanito di ben 1500 anni.
Nel 1995 la Sindone viene spostata in un duomo a causa di restauri alla cappella e verrà salvata solo all’ultimo momento da un ennesimo incendio.
Nel luglio 2002 la Sindone viene restaurata.
Descrizione della Sindone
Il volto e la nuca
Sul volto sono evidenti ematomi soprattutto sulla parte destra dello stesso e delle ferite in particolare sulle arcate orbitali. Il naso è curvato a causa di una frattura. Sui capelli, sulla fronte e sulla nuca sono presenti delle colate di sangue derivanti da piccole ferite disposte a raggiera che sembrano provocate dalla corona di spine. In particolare al centro della fronte si nota una colata di sangue a forma di tre rovesciato dovuta alle rughe sulla fronte.
Nuca Volto
Tronco e Dorso
Sul tronco e sul dorso sono presenti oltre un centinaio di
lesioni, provocate da un flagello (strumento di tortura).
Nella zona scapolare si possono notare i segni di un oggetto pesante e ruvido
(probabilmente la croce).
Nel petto si nota una grande chiazza di sangue, sgorgata dopo al morte del
soggetto.
Dorso Tronco
Braccia e mani
Sulle braccia si notano lunghe colate di sangue.
Sulle mani, contrariamente alla comune iconografia, non ci sono i segni dei
chiodi che invece si notano nei polsi, più precisamente nello “spazio di Destot”.
Ciò è spiegabile in quanto le mani non avrebbero retto il peso del corpo senza
lacerarsi.
Braccia Mani
Gambe e piedi
Sulle gambe sono visibili i segni lasciati dal flagello e da
cadute.
Il piede destro è più nitido, mentre del sinistro è visibile solo il tallone,
questo conferma che i piedi sono stati sovrapposti per la crocifissione ed è
stato utilizzato un solo chiodo.
Verso Recto
Positivo e negativo
Nel positivo si nota solo un immagine che appare come un volto umano, ma con luminosità completamente al contrario di quella che si percepisce nella realtà. Al contrario le macchie di sangue sono direttamente calcate sul tessuto.
Nel negativo invece dà risalto al volto come lo vedremmo in realtà, ma le macchie di sangue sono chiare.
Il sangue
Il sangue sulla Sindone è del gruppo AB, quindi umano e grazie a studi sulla gravità è stato accertato che il soggetto è morto per crocifissione.
Altri studi hanno stabilito che il soggetto è morto a seguito di 3 gironi di agonia, venne deposto dopo la sua morte e gli fu passato un mantello sotto i reni, poi fu portato al sepolcro e deposto sulla Sindone, sulla quale c’è anche l’impronta digitale di uno dei barellieri.
La morte
Ci sono tre ipotesi sulla morte del soggetto:
La prima è per cause respiratorie, dovuta a crampi tetanici.
La seconda è per collasso ortostatico, per cui tutto il sangue cadde verso il basso provocando morte istantanea in quanto non affluiva più al cuore e al cervello.
La terza è per emiopericardio, ossia per rottura del cuore.
La statura
L’immagine frontale è di 192 cm e quella dorsale 202 cm.
Secondo le misurazioni antiche il soggetto era alto 1,83 m, mentre secondo le
moderne misurazioni l’uomo della Sindone era alto tra 175 cm e i 185 cm, ma
Giulio Ricci ha proposto l’altezza dei 163 cm, nella media degli abitanti della
Palestina all’epoca.
Altri esami scientifici
Esame palinologico
Sulla Sindone sono stati trovati pollini di diverse specie vegetali specifiche della Palestina e secondo alcuni botanici il probabile sito di provenienza della Sindone è nei pressi di Gerusalemme.
Esame delle polveri
Le polveri del lenzuolo hanno una composizione simile a quella
dei teli funerari egiziani, il che suggerisce che sia stato utilizzato il natron,
un composto usato per l’inumazione dei cadaveri.
Inoltre la Sindone è accomunata ad altri campioni rilevati a Gerusalemme dalla
presenza di aragonite.
Esame dei pigmenti
Per accertare che l’immagine sul tessuto non sia stata creata “ad arte” tramite pittura o altre tecniche di disegno, sono state effettuate delle accurate rilevazioni dei pigmenti di colorante che caratterizzano ogni sorta di manufatto, disegno, quadro artistico o pittura. Ebbene a seguito dei test, non è stata riscontrata la presenza anche minima di alcun tipo di pigmento. E’ stato possibile invece accertare che l’immagine è dovuta a micro bruciature superficiali a livello di fibrille, ovvero delle bruciature talmente superficiali da non interessare neanche la parte interna delle fibrille che costituiscono il tessuto.
Il dibattito sull’autenticità
Sull’autenticità della Sindone gli studiosi si sono divisi in due fazioni, secondo al prima si tratta di una reliquia e secondo la seconda si tratta di una raffigurazione artistica.
La Chiesa cattolica non si esprime ufficialmente sulla questione, ma Papa Pio XI e Giovanni Paolo II hanno espresso il loro convincimento personale sull’autenticità. Inoltre la Chiesa cattolica autorizza il culto della Sindone.
La Chiesa protestante considera la venerazione della Sindone di origine pagana.
Il mistero della Sindone
Come si sia formata la traccia del corpo rimane un mistero, i religiosi affermano che si tratti dell’aura di luce al momento della resurrezione.
Secondo altri invece è colpa degli oli usati a contatto con i vapori di ammoniaca sprigionati dal morto. Questa teoria è supportata da alcuni semplici esperimenti.
Ma nessuna di queste teorie riesce a spiegare la creazione della Sindone, ed è qui che inizia il vero mistero.
La fotografia della Sindone non è altro che una fotografia bidimensionale di un oggetto bidimensionale, quindi trovare informazioni tridimensionali in un oggetto bidimensionale è impossibile. Ma l’impossibile è accaduto quando un gruppo di scienziati che hanno analizzato la fotografia della Sindone ci hanno trovato effettivamente informazioni tridimensionali.
Da quel momento la Sindone divenne oggetto di interesse di numerosissimi scienziati.
Secondo moderne ricerche l’immagine della Sindone è formata da minuscole fibrille dello spessore di un decimo di un capello umano e i minuscoli puntini che formano l’immagine sono concentrati secondo sequenze casuali proprio come avviene con le foto dei giornali.
Per fare ciò sarebbe necessario un laser atomico incredibilmente preciso, ma questa tecnologia non esiste. Quindi l’immagine è stata formata da qualche fenomeno sconosciuto che ha interessato solo la parte più superficiale delle fibrille che compongono le fibre che a loro volta formano il tessuto.
Poi c’è il problema del posizionamento del corpo. L’immagine è tagliata in due longitudinalmente, come se due forze avessero agito simultaneamente creando sul retro un bassorilievo e anteriormente un altorilievo, cioè creando un orizzonte degli eventi.
Un orizzonte degli eventi è la superficie di un buco nero, dove le leggi della fisica subiscono delle trasformazioni drastiche.
In pratica è come se all’interno del corpo del soggetto ci fosse uno strano elemento divisorio che proietta l’immagine in alto e in basso. I muscoli non sono assolutamente schiacciati contro la pietra tombale, è come se il corpo fosse sospeso fra i due lati della Sindone e quindi non esiste forza di gravità.
Un’altro particolare è che l’immagine non appare minimamente distorta, cosa impossibile se il lenzuolo aderiva al corpo e lo avvolgeva. Per produrre l’immagine il lenzuolo doveva essere rigidamente teso.
Da notare che solo l’immagine del corpo contiene informazioni
tridimensionali, mentre le bruciature e tutto quello che si aggiunse in seguito
non le contiene.
Da notare anche come il sangue è stato impresso sulla Sindone per contatto
diretto e che anch’esso non contiene informazioni tridimensionali e che non si
conoscono al mondo altre immagini bidimensionali che contengano informazioni
tridimensionali.
Inoltre grazie all’ologramma che gli scienziati sono riusciti ad ottenere, è stato trovato sul collo del soggetto un collare con iscritte tre lettere leggermente in rilievo : a b a – alfa beta alfa che insieme formano la parola “abara” che significa “padre”.
Sono tuttora in corso studi scientifici per capire se la Sindone non sia un ologramma.
E dopo questa spiegazione torniamo all’inizio di quest’articolo, ricordate la leggenda? Il re che chiama Gesù in veste di guaritore ma riceve solo una sua icona Acheropita, cioè non fatta da mani d’uomo? E se non l’avessero fatta degli uomini?
La Sindone non può essere fatta con nessun metodo ne con nessuna
tecnologia esistente al momento per tutte le ragioni sopra citate, quindi come
fu creata? Fu creata al momento della resurrezione come affermano molti
religiosi?
Cosa si cela dietro alla Sindone?
E soprattutto, avremo mai una risposta a questi interrogativi?
Tranduil
Webgrafia:
https://www.sindone.it
https://it.wikipedia.org/wiki/sindone
https://www.ivoyage.it/sindone