Shama
da vergine a madre
Era il tramonto, la brezza fresca scompigliava i miei lunghi, neri capelli e faceva danzare i grandi orecchini d’oro e diamanti che portavo. Di fronte a me si stagliava il meraviglioso paesaggio che si poteva ammirare dalla Torre d’Argento.
Uno stormo di rossi golan volava appena al di sopra del mare di candide nubi emettendo il dolce richiamo tipico di quegli uccelli.
Era tutto così bello, così meraviglioso; quello spettacolo che appariva dinanzi a me era sempre accaduto, sempre da quando ero divenuta custode di quella magica terra secoli e secoli or sono.
Con un delicato gesto, quasi timorosa di disturbare il meraviglioso spettacolo del sole al tramonto , mi coprii le spalle con il grande scialle di seta blu ornato di fregi d’argento raffiguranti i magici fiori dell’ Albero di Shama.
L’avevo tessuto qualche anno prima proprio nel periodo della fioritura e pensai che per farne una altro simile avrei dovuto attendere ancora otto anni. Era ingiusto che quel magico albero fiorisse solo ogni dieci anni, però se tale era il volere della dea io non potevo osare dir nulla.
Shama vergine, madre , e signora degli inferi quelle le sue tre forme , le tre forme di ogni donna; io, pensai con tristezza, non avrei potuto mai essere altro che la vergine , poiché così era stabilito, era il prezzo da pagare per l’eterna giovinezza donatami alla dea. Io l’avevo accettato.
Il sole era ormai tramontato, dovevo iniziare a prepararmi per il rituale della sera.
Andai in un’altra stanza molto grande e con il soffitto magnificamente affrescato; su una parete si trovavano moti armadi stracolmi di meravigliose vesti e su un’altra c’era una grande specchiera.
Mi tolsi la semplice tunica porpora e i gioielli che indossavo, solo gli orecchini e una semplice collana di anelli d’oro e guardai cosa potevano offrire gli armadi per la cerimonia. Il colore per le cerimonie serali estive era il viola; trassi da un armadio un meraviglioso abito in seta viola che aveva ricamati in oro sulle maniche e sull’orlo delle foglie di edera.
Andai alla specchiera e presi da un grande cofanetto una collana e degli orecchini di ametista, poi mi truccai.
Quando fui pronta tornai sulla balconata e vidi che la luna stava salendo rapida in cielo, scesi allora la scalinata e arrivai ai piedi della torre.
Percorsi poi il sentiero che portava al piazzale di Shama ove si trovava una meravigliosa statua della dea circondata da colonne. Anche la strada aveva dei pilastri ai lati che dovevano avere diverse migliaia di anni.
Dopo essere giunta al piazzale continuai diritta fino a scorgere in lontananza le fronde dell’albero.
I piccolo animali che abitavano il sottobosco si erano già destati per la cerimonia e probabilmente mi attendevano con impazienza.
Ad un tratto sentii come un rumore di un tuono lontano, un boato; con tutta probabilità al di sotto delle nubi stava per scoppiare un temporale ed era forse per questo che l’aria era così fresca.
Giunsi alla vista dei due imponenti Draghi Custodi, statue di magnifica fattura poste a guardia dell’albero.
I loro nomi erano Haron del Fuoco, con gli occhi di rubino e Jaron dell’Acqua, con gli occhi di zaffiro, se qualcuno avesse osato attaccare la Terra Sacra io avrei dovuto destarli dal loro sonno di pietra per difenderla.
Questa ipotesi però mi sembrava alquanto improbabile visto che la Terra Sacra della dea, si trovava sopra le nubi e pochissime creature vi potevano giungere, nessuna delle quali era pericolosa.
La prima volta che avevo sentito questa storia non ci avevo creduto: un’isola che levitava tra le nubi ove Shama aveva posto la sua dimora, era passato così tanto tempo da allora…
Accelerai il passo perché rischiavo di arrivare davvero in ritardo e dopo pochi, rapidi passi entrai nella radura al cui centro stava solitario ed imponente l’Albero di Shama. Un piccolo torrentello lambiva le sue radici e formava qua e là piccole pozze ove erano sbocciate ninfee di colore porpora.
Arrivai all’altare posto di fronte alla immensa pianta, spalancai il grande libro e iniziai con la litania introduttiva che avevo ripetuto ormai centinaia di volte, eppure ogni volta mi diceva qualcosa di diverso e di nuovo:
Danzano e cantano le cento fanciulle
la Vergine si erge dalle sue culle
Volano in alto i cento dragoni
la Madre ci porge tutti i suoi doni
Lenta o veloce giunge la sorte
è la Signora che ci chiama alla morte
A questo punto presi la brocca d’argento appoggiata all’altare e la riempii in una delle limpide polle.
L’acqua si increspò lievemente e qualche rana spuntò tre le ninfee, intanto farfalle e lucciole cominciavano a danzare attorno alla corteccia del grande albero .
Portai la brocca sino a un bacile posto dinanzi al tronco e qui la svuotai, poi la poggiai a terra e mi misi a scrutare cantando una filastrocca magica.
Voglio vedere, voglio guardare
Voglio vedere, sentire, sognare
Cosa accade nel mondo laggiù,
sotto le nubi, sotto il cielo blu
Ove l’uomo si prodiga notte e dì
Senza sosta e sempre così
L’acqua vibro leggermente e apparve un’ immagine indistinta e confusa che però si schiarì pian piano. C’era un uomo alto e vigoroso che impartiva, o meglio sbraitava, ordini a degli altri
impegnati con strani macchinari.
Leon urlò di nuovo agli operai di sbrigarsi perché erano in ritardo, troppo in ritardo.
Era uno dei comandanti dell’esercito del Neoimpero che controllava ormai tutto il mondo.
<Muovetevi! Sapete che dobbiamo partire domani e l’imperatore vuole che tutto sia pronto per l’alba >
Avanzò verso di lui un uomo piccolo e grassoccio, con gli abiti sporchi di qualche strana sostanza
<Signore stiamo facendo del nostro meglio…>
Il comandante non lo lasciò neppure finire <Allora probabilmente non sufficiente. Sapete che dobbiamo partire domani e che anche l’imperatore verrà con noi , volete che il nome del Reparto 16 dell’esercito imperiale sia macchiato di infamia >
<No, Signore…> disse l’omiciattolo <E allora sbrigatevi partiremo domani per conquistare l’ultima terra ancora libera sulla faccia di questo pianeta e sarà un’impresa veramente ardua >
<Leon > fece una voce alle sue spalle.
Il comandante si girò e vide dinanzi a se l’imponente figura dell’imperatore, accennò frettolosamente un inchino e disse < Signore non dovreste essere qui…>
L’imperatore alto e imponente, era un uomo di circa cinquant’anni con i capelli biondi che stavano divenendo candidi e abbigliato in maniera al quanto modesta per la sua posizione
< Comandante Leon, se devo affidare a voi l’esito dell’impresa penso di potermi rassegnare fin da ora. Com’è possibile che ci siano tali imprevisti proprio il giorno prima della partenza. Sapete bene che la missione è fondamentale. Doppiamo conquistare la Terra Sacra di Shama è l’unico territorio ancora fuori dai miei domini e secondo gli scritti degli antichi è pieno di ricchezze.>
Leon senza osare alzare la testa, ancora stordito dal rimprovero disse con voce flebile <Sire, so che non dovrei osare, ma la Sacra Terra è custodita dalla magia della dea e da una sua sacerdotessa >.
<Per quanto riguarda la sacerdotessa credo che sarà bel e morta da tempo, mentre per i poteri di Shama li affronterò con tutta la tecnologia e i mezzi di cui dispone il Neoimpero. E’ per questo che entro domani deve essere tutto perfetto >. Sbraitò l’imperatore
< Come desiderate. Sarà tutto pronto per domani all’alba > Sussurro il comandante.
<Lo spero bene > e detto questo se ne andò.
Alzai la testa dal bacile sgomentata; nel frattempo sentii il rumore di nuovi lampi provenire dalle nubi sottostanti.
Come era possibile che qualcuno osasse sfidare la dea Shama e la sua guardiana ! Era un affronto che non poteva restare impunito. Volevano le ricchezze e i tesori dell’Isola Sacra .
<Non avranno un bel niente > urlai e mi misi a correre verso la Torre d’Oro, là era custodita l’armata della dea.
IL RISVEGLIO DELL’ARMATA
Giunsi ansimante ai piedi della torre e notai che non indossavo più la collana di ametista, probabilmente l’avevo persa durante corsa, ma non era importante, avevo moltissimi gioielli anche molto più preziosi.
Arrivai dinanzi al portale d’oro decorato con incisioni di edera e al centro spiccava l’effige della dea, un fiore dell’Albero.
Stesi le mani e pronunciai un incantesimo che in passato avevo usato solo una volta. All’inizio temevo di non ricordarmelo, ma poi le parole sgorgarono dalle mie labbra come se le avessi appena lette su un libro.
Porta antica, porta chiusa
per secoli non sei stata dischiusa
Ma ora basta aspettare
basta esitare,
è ora di agire, è ora di andare
Spalancati dinanzi a me
Che io possa ridestare l’esercito che
riposa dietro te
La guerra è vicina il nemico avanza
e verso il male la dea non mostra tolleranza
La porta si illuminò di una luce rosea, poi cigolando leggermente si aprì. Entrai rabbrividendo perché avevo dimenticato prima di uscire di indossare una stola e battei le mani tre volte per attivare le lampade magiche sulle pareti e sul soffitto. Ciò che vidi mi stupì.
Non ricordavo che ci fossero così poche creature, però poi pensai che comunque il loro potere era tale da non necessitare l’impiego di molte in battaglia.
Avanzai nella stanza e vidi che cosa c’era a disposizione; al temine della perlustrazione avevo contato trenta Guardiani di Albastro, quindici draghi minori e tre draghi maggiori.
I tre draghi maggiori erano rispettivamente Tuono, drago dei fulmini, Luce, drago del giorno e Neor, drago della notte
Mi diressi alloro nel centro della stanza e mi apprestai a risvegliare le creature addormentate in un sonno di pietra.
La pietra è dura, ma udite il mio canto
che la roccia si incrini, al tocco del nero manto
Il nero manto della oscura Signora,
che negli inferi ha trovato dimora
Essa è la Vecchia, l’Antica Regina
che vi ridesta per allontanar la rovina
Al suono di queste parole tutte le statue si incrinarono e le creature che vi avevano dormito dentro per tanti secoli ne uscirono come da un bozzolo.
Avanzo, allora, verso di me uno de Guerrieri di Alabastro che indossava una armatura di scaglie verdi e un elmo cesellato in mithril. Disse <Grande guardiana perché ci hai destati. Incombe qualche calamità sulla Terra Sacra dell’Albero ?>
Risposi < Durante questa notte ho scorto visioni funeste nel sacro bacile di Shama; la Terra Sacra è in pericolo. Gli avidi mortali la vogliono attaccare e conquistare per depredarla delle sue ricchezze, dei suoi tesori e delle sue conoscenze, ma noi la difenderemo! Nessuno profanerà la Terra della dea!>
In risposta a ciò che avevo detto i draghi ruggirono e i Guerrieri alzarono le grandi spade d’oro al cielo gridando <Aklaim Shama>, che significa Gloria a Shama .
<E ora andate. Dovete difendere questa terra. Prendete le postazioni che aveste nell’ultima guerra. >
Appena ebbi detto questo tutti andarono verso la porta e uscirono, sarebbero andati nelle postazioni che avevano avuto secoli prima e avrebbero atteso i miei ordini. Io invece salii la scalinata che stava in un angolo e andai al piano superiore. Aprii una grande porta d’argento con meravigliosi motivi creati incastonando perle ed entrai nell’armeria.
Era una sala enorme stracolma di armi, magiche e non, di ogni genere . Quello che cercavo io si trovava in fondo alla stanza su un grande tavolo di marmo blu.
Era un’armatura di platino e diamanti che si adattava perfettamente al mio corpo: la parte superiore aveva uno spazio per il seno e la parte inferiore terminava in una gonna. Aveva anche due stivali dello stesso materiale con un tacco molto appuntito, copri gomiti, copri ginocchia, guanti e un diadema a forma di cigno ove, sulla fronte invece della testa, c’era un grande diamante blu.
Completava il tutto il bastone magico dei Venti, un’arma che era stata forgiata da Shama per la guardiana della sua terra. Era un bastone che in cima presentava un grande cristallo con più punte e permetteva di lanciare incantesimi potentissimi e micidiali
Indossai l’armatura, presi anche un manto magico poi feci un fagotto con gli abiti che avevo indossato prima e li feci arrivare con un incantesimo nella mia stanza.
Infine salii in cima alla torre d’oro gridai nel cielo stellato <Shama , noi difenderemo la tua terra dacci il tuo aiuto > .
Un vento fortissimo mi scompigliò i capelli e dall’albero scaturì un raggio dorato che illuminò la notte e creò una barriera magica attorno all’isola .
I draghi emisero acuti richiami e ruggirono, mentre i Guerrieri di Alabastro gridavano <Aklaim Shama> .
In risposta a ciò giunse una voce che pareva provenisse dal cuore dell’albero e diceva
Dal sonno si ridesta l’antica litania
Abbiate timore o mortali
Della mia magia
IL MATTINO
Il sole stava spuntando e illuminava le scure torri di Nienor, la fortezza dell’imperatore. Era tutto pronto, dopo un estenuante notte di lavoro si poteva finalmente partire verso la Terra Sacra
Leon andò nella sua stanza si tolse gli abiti sudici e si fece una doccia rinfrescante. Mentre si asciugava guardò fuori dalla finestra della torre orientale, il panorama che di solito si poteva scorgere era squallido e desolato, ma quella mattina, dopo il tremendo temporale della notte, il cielo era limpido e il sole vi risplendeva .
Indossò rapidamente la divisa ufficiale e raggiunse la stanza di controllo.
Era molto stanco perché non aveva dormito, ma la doccia fresca gli aveva dato un po’ di vigore.
Entrò nella sala nel cui centro stava già seduto l’imperatore, andò alla sua postazione e attese il segnale.
Guardando dallo schermo poteva scorgere lo stesso stupendo panorama che aveva visto dalla sua stanza, quel magnifico cielo, sperava che fosse un buon auspicio.
Ad un tratto , mentre era ancora immerso in questi pensieri, Leon udì la voce dell’imperatore che iniziava a dare ordini <Non accetterò nessun errore, siamo intesi. Siete i più alti ufficiali dell’impero per cui pretendo da voi il massimo. E ora forza azionate i motori >
Si udì un rumore metallico provenire da sotto i nostri piedi e dagli schermi potemmo vedere che la fortezza cominciava ad alzarsi da terra.
Erano occorsi dieci anni per costruirla. Era enorme aveva un imponente corpo centrale e attorno quattro grandi torri: la torre est, la torre nord, la torre ovest e la torre sud. Tutta la struttura era in acciaio temprato ricoperta del mitico mithril. Per ottenere quel metallo erano stati fusi tutti gli oggetti antichi da esso composti, era stato uno scempio; persino lo stesso imperatore aveva dovuto sacrificare il trono imperiale e tutte le sue armature, salvo una costituite dal mitico metallo.
Seduti alla sua destra e alla sua sinistra stavano i due principi Atar e Logher, figli che aveva avuto da una sua concubina. Erano entrambi arroganti e meschini.
Il primo era biondo come il padre, i tratti del suo viso erano armoniosi e piacevoli e il suo fisico sarebbe stato altrettanto bello se negli ultimi tempi non fosse stato dedito solo all’ozio.
I tratti del fratello, invece, incutevano timore e manifestavano un animo crudele e insensibile. All’età di diciotto anni aveva già quattro figli da altrettante concubine e era risaputa la sua fama di atroce torturatore.
Sugli schermi ormai si vedeva solo il cielo azzurro , erano giunti ad una altezza soddisfacente. Cominciammo allora a seguire la rotta che gli scienziati avevano disegnato consultando antichi testi per giungere alla Terra di Shama.
Mi destai da un sonno agitato e sperai che quanto era successo la notte precedente fosse stato solo un sogno, ma quando vidi l’armatura sul tavolo mi rassegnai alla realtà. Il sole stava sorgendo e illuminava la mia stanza nella Torre d’Argento. Mi spogliai, entrai nella sala da bagno e mi immersi nell’acqua fresca e ristoratrice che proveniva dalla fonte sacra. Il mio corpo giovane e armonioso come era sempre stato e come sempre avrebbe continuato ad essere sino alla fine del mondo si rinvigorì grazie al potere di quelle acque magiche e benefiche.
Uscii dalla vasca e andai ad asciugarmi di fronte a uno specchio. Mi guardai. I lunghi capelli umidi mi cadevano a ciocche sulle spalle, i miei occhi del colore dell’oceano brillavano. Al collo portavo una piccola goccia di ambra, che indossavo la notte come amuleto protettivo per scacciare gli incubi, me lo tolsi.
Andai poi nel guardaroba ove presi una semplice veste di lino bianco e la fermai in vita con una cintura di anelli d’oro.
Poi scesi la lunga scalinata di marmo rosa e uscii dalla torre. Come al solito la giornata era stupenda e i raggi del sole rispendevano sulle stupende piante e sui fiori degli sterminati giardino che coprivano buona parte dell’isola sacra.
Ad un tratto vidi un ombra gigantesca che volava in cielo: era Tuono che veniva a incontrarmi per riferirmi novità riguardo la guerra.
Atterrò in una grande radura e abbasso dolcemente il capo in modo che potessi poggiargli la mano destra sulla fronte poi chiusi gli occhi cominciai a parlare telepaticamente con lui.
<Mia signora Luce ha scorto a est la fortezza oscura che si levava in cielo e si dirigeva verso di noi a grande velocità >
<E quanto credete che impiegherà a giungere sino alla Terra Sacra?>
<Sarà qui verso metà mattino, sarà bene che ci prepariamo… >
<Hai ragione ora comunicherò a tutti voi con la telepatia >
Pensate queste parole aprii gli occhi e gli tolsi la mano dal capo, poi stesi le braccia verso il cielo e pronuncia un’antica formula magica e parlai nella mia mente con tutti i componenti dell’esercito della dea . Dissi:
<Draghi che Shama ha benedetto e guardiani che lei stessa ha forgiato, è giunta l’ora di difendere la sua terra ora preparatevi all’attacco del nemico >
Poi dissi < Con Tuono andranno i cinque draghi della tempesta e controlleranno la zona est dell’isola ove sorge la Torre d’Oro.
Con Neor andranno i cinque draghi della notte e pattuglierete la zona sud ove si trova la Torre d’Argento
Con Luce andranno i cinque draghi del sole e pattuglieranno la Torre di Platino, a nord.
Infine voi guardiani di Alabastro andrete a ovest >
Appena qualcuno di voi avvisterà la malefica fortezza volante mi avverta immediatamente e che la dea vi accompagni >
Tuono si levò da terra con grande fragore d’ali. Era proprio una spettacolare creatura dalle lucenti scaglie blue dalle imponenti ali.
Al centro della sua testa stava un enorme zaffiro da cui , quando si infuriava scaturivano potentissimi fulmini.
Mentre volava via io mi diressi verso l’Albero. Quando passai dinanzi alle statue dei due draghi pensai che forse avrei dovuto destare anche loro, ma non parve caso visto e considerato che la Terra Sacra non era ancora seriamente minacciata.
Arrivai davanti all’albero e pregai Shama per il buon esito della guerra e mentre meditavo su quanto stava accadendo sentii una voce provenire dalla mia mente < Signora… Signora >.
Doveva essere un dei draghi che mi avvisava con la telepatia < Chi sei? E cosa accade >
<Sono Luce, Tuono mi ha appena detto di aver visto la fortezza volante e ora lui e draghi della Tempesta sono appollaiati sulla terrazza della Torre d’Oro e attendono vostri ordini >
<Grazie Luce li raggiungo subito >.
Chiamai con la magia l’armatura e la indossai, dopo di che volai sino alla terrazza della torre.
Ciò che vidi mi sconvolse: nel cielo limpido una enorme fortezza, grande almeno tre volte l’Isola Sacra si avvicinava. Le sue pareti risplendevano di mithril e gli enormi stendardi posti ad ogni finestra portavano lo stemma del Neoimpero, una spada d’oro contornata da sette rose d’argento.
La fortezza smise di avanzare e sulla enorme parte centrale si aprì un’immensa porta da cui uscirono centinaia di navi volanti che circondarono immediatamente l’Isola
<Dunque questa è l’isola sacra > disse Atar con voce stupita guardando lo spettacolo che si stagliava dinanzi ai loro occhi grazie al grande teleschermo posto sul soffitto della sala di controllo.
< Chissà quante ricchezze contiene, guardate quelle tre torri sono tutte costruite in materiali preziosissimi > disse la voce acuta del principe Logher.
<Quello al centro è l’Albero di Shama… comandate apri il portello e fai uscire le aeronavi, da ordine che circondino l’isola >
Mentre il comandante si affrettava a eseguire l’ordina Leon contemplava dal suo schermo il magnifico spettacolo davanti hai suoi occhi.
<E’ meraviglioso vostra altezza > esclamò
<Lo so!!> Disse l’imperatore urlando <E sarà ancora più meraviglioso quando tutto questo sarà mio! >E si mise a ridere imitato dai figli e dall’equipaggio.
<Bene bene. Avete rilevato la presenza di qualcuno di umano sull’isola?> Chiese il principe Atar
<Si altezza c’è una donna molto giovane sul terrazzo della prima torre, quella dorata >
<Mostratemi le immagini > disse l’imperatore
Su tutti i teleschermi comparve l’immagine di una stupenda giovane dai lunghi capelli neri e dai meravigliosi occhi blu.
Indossava una meravigliosa armatura di platino e diamanti. In testa portava un elmo a forma di cigno con un’enorme gemma blu al posto della testa.
In mano teneva un bastone con in cima un cristallo dai molti raggi e un manto bianco le poggiava sulle spalle.
<Stupenda! Voglio quella donna padre > Urlò il principe Logher con una voce crudele
<No! Spetta a me >Sbraitò il fratello
<Taci grassone! Quella donna sarà mia !>
<Come osi miserabile ti strapperò la lingua per questa offesa lurida serpe >
<Tacete! Quella donna sarà mia e di nessun’altro > disse l’imperatore con una smorfia crudele sul viso
I due fratelli si imbronciarono, ma non osarono opporsi al volere del padre.
Nel frattempo la donna aveva alzato le mani al cielo e aveva cominciato a muovere le labbra. Intorno a lei stavano enormi draghi con la testa china e gli occhi bassi quasi mostrassero reverenza nei suoi confronti.
Alzai le braccia verso il cielo impugnando nella mano destra il bastone e evocai la magia della dea .
Bastone sacro, dalla dea forgiato
Stella dei Venti, potere celato
Sfoga ora la tua forza
Sfoga ora la tua energia
Devasta queste navi volanti
Con la tua magia
Il cristallo si illuminò e il cielo divenne ad un tratto scuro
Dopo qualche istante, su ogni aeronave, si abbatté una fragorosa saetta che ne divise a metà lo scafo e le fece precipitare sotto le bianche nubi.
I dragoni guardarono le navi come fossero storditi. Dalla fortezza, dopo qualche istante giunse una voce metallica, forte come il rombo di un tuono e disse:
<Miserabile donna come hai osato distruggere le mie aeronavi te la farò pagare cara! Avrò questa terra, i suoi tesori e farò di te la mia schiava >
Ero rimasta stordita e nel contempo sdegnata dalle parole provenienti da quella torre e , dopo un attimo di esitazione risposi <Chi osa sfidare la Guardiana , chi osa deriderla e schernirla, chi osa minacciarla? >
<Il grande imperatore Deor, padrone del Neoimpero , e ora guarda la potenza di cui sono capace >
Mentre terminava la frase il portellone del castello volante si aprì e da esso uscirono centinaia di dragoni neri dell’abisso.
Le tremende creature cominciarono a colpire l’isola con il loro respiro infuocato, ma la barriera che la dea aveva creato intorno all’isola la notte precedente la difese dall’assalto.
Udii nella mia mente una voce <Mia signora se continuano così distruggeranno la barriera magica >
Allora telepaticamente parlai con tutti i draghi <Creature alate della dea accorrete al mio appello attaccate e distruggete queste infernali creature che osano minacciare la sacra terra dell’Albero>
I draghi volarono alti nel cielo e cominciarono a colpire i nemici e a distruggerli senza difficoltà:
I tre grandi draghi unirono i loro poteri in un formidabile attacco che uccise molte creature e i draghi minori sterminarono superstiti.
Allora sulla fronte della fortezza comparve una enorme apertura da cui usci una gigantesca arma
<Ohh mia dea!!> Esclamai
<Miei draghi tornate all’interno della barriera! Veloci!>
Quando tutti i draghi furono al sicuro l’arma era quasi pronta ad attaccare; un solo colpo ci avrebbe distrutti.
Rosa dei venti dammi la magia
Rosa dei venti dammi l’armonia
Rosa dei venti dammi l’energia
Rosa dei venti ora risplendi
Sprigiona il tuo potere
E la Terra Sacra difendi
Il cristallo in cima al bastone si illuminò e una barriera azzurra si unì a quella che la dea aveva creato e le due insieme furono appena sufficienti per respingere l’attacco, ma entrambe andarono in frantumi.
Terminato l’attacco Tuono, Luce e Neor unirono i loro poteri in un attacco che colpì e danneggio l’arma in modo irreparabile.
<Quella maledetta sgualdrina! Quella miserabile insignificante femmina ha fermato il mio attacco e ha distrutto il mio cannone ! Come ha osato!>
<Sire il cannone è irrecuperabile è stato completamente fuso > disse il capitano con voce flebile, temendo la reazione causata dalla notizia .
<Bene allora userò l’astuzia visto che quella miserabile è molto potente non posso fare altro che ingannarla e convincerla a venire nella tana del lupo >
Detto ciò stappò il microfono dalle mani del principe Logher e disse, controllando la voce
<Bene mia signora a quanto pare hai vinto, il potere della dea è troppo forte per noi e non posso rischiare di danneggiare ulteriormente la mia fortezza volante pertanto ce ne andremo.
Darò comunque un ricevimento questa sera e spero che tu, somma Guardiana ci farai l’onore di partecipare >
Nella stanza comparve una luce blu e una voce gentile di donna rispose <Bene sono lieta che abbiate compreso , pertanto accetto il vostro invito Imperatore. A questa sera>
La luce scomparve dalla stanza e l’imperatore cominciò a ridere, poi diede ordine ai soldati di sbrigarsi e di preparare un banchetto magnifico, doveva essere il ricevimento più sfarzoso mai tenuto.
I servitori prepararono la sala del trono a festa; misero alle enormi finestre tende di velluto rosso, riappesero i lampadari di cristallo che erano stati tolti per il timore che la battaglia li danneggiasse.
Vennero posti tavoli immensi di mogano coperti da tovaglie di pizzo bianco e vennero apparecchiati con stoviglie d’oro. Vicino al trono del re venne posto un altro grande seggio d’orato, destinato all’ospite.
Vennero stesi tappeti provenienti dalla Persia e sulle tavole luccicavano meravigliosi candelabri in oro massiccio.
La trappola era pronta
IL POMERIGGIO
Mangiai qualche frutto e un piccolo piatto di zuppa.
Sentivo il corpo libero e leggero senza il peso dell’armatura addosso.
Terminato il magro pasto riordinai il salone con la magia e mi diressi verso le mie stanze, per quel giorno ero esentata dalle preghiere pomeridiane e serali .
Mi stesi sul letto e mi misi fantasticare su cosa avrei indossato per la grande serata. L’imperatore si era alla fine arreso , ma non mi fidavo neppure lontanamente di lui.
Alla fine mi alzai e andai nella stanza guardaroba qui guardai i vari abiti , ma non trovai nulla di adeguato, allora decisi di accedere alla sala del tesoro della torre d’argento.
Era una sala in cui entravo di rado e solo per prendere i paramenti e i gioielli per le grandi celebrazioni; Là avrei certamente trovato abiti più che adeguati e gioielli sufficientemente maestosi.
Aprii la piccola porta che si trovava nascosta dentro un armadio e scesi una ripida scala.
Dopo molti gradini intravidi una luce. Entrai nella sala.
Era meravigliosa. Le pareti erano di marmo bianco e le colonne in marmo nero su cui scintillavano lampadari d’oro. Sul soffitto apparivano meravigliosi mosaici e infondo alla sala c’era un grandissimo specchio con la cornice d’orata.
Nella sala facevano bella mostra centinaia di abiti stupendi posti su manichini e sui lati c’erano enormi bacheche contenenti migliaia di gioielli di ogni specie, con ogni genere di montature e tipo di pietra preziosa.
Girai per la stanza e alla fine scelsi un abito color rosso con i bordi delle maniche e del collo di pelliccia argentea con ricami in diamanti e rubini sul corpetto.
Aveva una scollatura molto ampia e al collo misi un collier di rubini e una collana di diamanti e platino.
I testa misi una grande diadema di rubini e diamanti, infine infilai al dito un anello magico con una pietra rossa.
Andai a lavarmi e mi truccai, poi indossai ciò che avevo scelto
Ero pronta.
La fortezza era in subbuglio. Tutti si stavano preparando al ricevimento nel modo migliore consentito.
Tutte le dame indossavano abiti sfarzosi e si adornavano di gioielli, mentre gli ufficiali lucidavano fino a far scintillare le stelle e le medaglie che adornavano le loro uniformi da parata.
Il desiderio dell’imperatore era che tutto fosse il più lussuoso e sontuoso possibile.
Io nella mia stanza mi lavai e indossai la mia uniforme da parata era di velluto bianco con puntate al petto alcune medaglie e i miei gradi sulle spalle.
L’abito comprendeva anche una cintura di cuoio bianco lavorato e ornato di un motivo in argento e la spada aveva sull’elsa una grande perla bianca.
Uscii dalla mia stanza e mi diressi verso il portone principale e il grande atrio della fortezza.
Durante il percorso notai che tutti gli oggetti che la servitù aveva riposto per timore della battaglia erano stati rimessi al loro posto. I vasi erano stati riempiti di fiori e ogni finestra aveva i suoi tendaggi.
Giunto nell’atrio rimasi colpito dalla magnificenza del luogo: lungo le pareti spoglie della sala ottagonale erano stati disposti innumerevoli arazzi e decine di vasi d’argento era stati colmati di rose bianche.
Diversi tappeti erano stati posti sul freddo pavimento di pietra e dalle quattro grandi finestre ai lati del portone erano state sistemate tende di pizzo bianche.
L’imponente portale di mithril era spalancato e centinaia di servitori stavano rassettando il grande spiazzo di fronte.
Vidi allora che gli altri ufficiali della mio grado erano accalcati intorno al maestro delle cerimonie e stavano ascoltando le sue indicazioni. Dopo un lungo preambolo ci spiegò le nostre posizioni e ciò che dovevamo fare.
Dopo qualche prova disse infine <Mi raccomando sua Altezza Imperiale desidera sia tutto perfetto >
LA SERA
<Come vi sembro?>
< Siete meravigliosa > disse Luce abbassando gli occhi
<Grazie ! E visto che apprezzi il mio gusto sarai tu a portarmi in groppa sino alla fortezza, mentre Neor e Tuono porteranno in groppa due guerrieri di alabastro ciascuno.
<E noi mia signora > disse uno dei piccoli draghetti timidamente.
<A voi è dato il compito di proteggere l’isola durante la mia assenza, non vorrei che l’imperatore mi allontanasse con questo stratagemma e avesse libero accesso >
<Bene Luce possiamo partire >
Salii sulla groppa del possente animale che dopo qualche istante si alzò in volo seguito dai compagni.
Bastò qualche colpo d’ala per arrivare vicino al corpo centrale della torre. La luna stava iniziando a sorgere in cielo e di fronte a me l’imponente sagoma della fortezza sembrava cercasse di inghiottirla.
Atterrammo sullo spiazzo davanti al portone principale appena scesa si intrecciò di fronte a me una lunga fila di spade sostenute da bianchi cavalieri.
Riconobbi subito, tra essi, quello che mi era apparso nella visione.
Passato la galleria di lame seguita dai miei fidi guerrieri mi trovai dinanzi all’imponente figura dell’imperatore in tutto il suo splendore.
Era abbigliato in maniera stupenda con la grande corona dell’impero e tutte le insegne di potere disponibili: dal manto d’ermellino allo scettro.
Egli fece qualche passo verso di me, si inginocchiò e baciò l’anello che portavo al dito; quel gesto mi lasciò sbalordita qualche istante, ma cercai di recuperare subito la mia aria seria.
<Benvenuta Signora, sono lieto di accoglierti nella mia fortezza e spero che questo banchetto possa aiutarti a scordare, o perlomeno affievolire il mio errore >
<Sono lieta delle vostre parole e voglio che sappiate che apprezzo molto questo invito e che sperò in un lungo periodo di amicizia tra la Terra Sacra e il mondo sotto le nubi da voi governato >
<Bene allora vi prego entrate nella fortezza > e detto questo mi porse il braccio con fare gentile. Io accettai l’appoggio e entrai al fianco dell’imperatore nell’imponente struttura seguita dai suoi figli e da tutto il seguito di dame e cavalieri sfarzosamente agghindati.
Il grande atrio era illuminato da immensi lampadari di cristallo e ben arredato
Entrammo poi nella sala dei banchetti ove oltre a decine di tavoli c’erano moltissimi servi impegnati a terminare i preparativi.
Alla fine giunsi ad un grande seggio d’orato ove l’imperatore mi fece accomodare poi sedette lui su un maestoso trono. I suoi figli stavano su una pedana più in basso attorniati da alcuni generali di alto rango.
Ad un tratto suonò un gong e il mormorio che fino a quel momento si era udito svanì; il sovrano si alzò in piedi e con voce possente disse <Mie dame e miei cavalieri questa sera abbiamo tra noi la più grande e potente donna di tutto il creato la Somma Sacerdotessa di Shama Custode dell’Isola Sacra. Spero che ella apprezzi ciò che abbiamo da offrirle e ci possa donare la protezione e la benedizione della dea prima di questo nostro banchetto >
Ci fu un grande applauso.
Mi alzai e mi elevai in tutta la mia statura, poi dissi <Bene! Come desiderate io ora porto su di voi la benedizione e la protezione della dea, ma siate cauti perché coloro che la tradiscono vengono atrocemente puniti > E intonai il canto magico
La magia ancora si rivela
E la mia voce ancora spera
Che su di voi discenda
La benedizione di Shama
La dea col suo braccio vi difenda
Vi protegga da ogni sorta di male
Che su di voi la sua bontà
Sia eterna e generosa
Detto questo dal soffitto discese su tutti i presenti una piccola polvere argentata e tutti chinarono la testa in segno di grazie, tutti tranne il principe Longher che mi guardava con una strana smorfia dipinta sul volto.
Tornai a sedermi, i servitori iniziarono a entrare in una lunga processione dalla porta principale portando vassoi colmi di cibi prelibati e raffinati. Io fui la prima ad essere servita dopo l’imperatore, ma mangiai poco e evitai di bere vino.
<Il pasto non è di vostro gradimento Signora > Disse l’imperatore con tono gentile
<No, non si preoccupi è mia abitudine mangiare poco >
<Siete davvero stupenda , la più bella tra le dame presenti >
<Voi mi lusingate maestà > dissi e abbassai lo sguardo sulle raffinate posate d’oro che tenevo in mano.
Poi guardai la sala e tra i cavalieri che portavano l’uniforme bianca riconobbi l’uomo che avevo visto nel bacile sacro.
<Quello è Leon mia Signora > disse l’imperatore che aveva probabilmente notato il mio sguardo assorto <E’ un giovane promettente e di grande forza di volontà >
<Gradirei fare la sua conoscenza se ciò non vi turba >
<Ma certo > detto ciò fece un cenno ad un servitore e gli impose degli ordini. Qualche istante dopo dinanzi a me si inginocchio il giovane che mi era apparso, aveva i capelli biondi occhi verdi e carnagione chiara.
Ad un tratto una dolce musica riempì la sala e molti dei presenti si alzarono attendendo che qualcuno desse inizio alle danze.
<Leon invita la Signora a danzare, lo farei io stesso ma non ho più l’età per queste cose >
Allora il giovane si inginocchiò dinanzi a me mi porse la mano e mi disse <Mi concedete l’onore di danzare con me Signora ?>
<Ma certo > e appoggiai la mia mano sulla sua.
Andammo al centro della sala e iniziammo a danzare senza dirci nulla, ci capivamo solo guardandoci negli occhi.
Mi sentivo come non mi ero mai sentita nella mia lunga vita, qualcosa in quel giovane mi attraeva facendo nascere in me mille fantasie, mille sogni e desideri.
Trasportata dai sogni e dalla musica danzai per diverso tempo senza accorgermene.
Ad un tratto la musica ebbe termine e il mio cavaliere mi riaccompagnò al mio seggio.
Notai che l’imperatore non era più seduto sul trono e anche i suoi figli con molti ufficiali si erano dileguati.
<Mia Signora> e mi baciò la mano <Grazie di avermi concesso un simile privilegio >
Non riuscii a rispondere perché una voce nella mia mente risuonò come un tuono <Guardiana … Guardiana !!!>
Misi una mano sulla fronte e risposi telepaticamente <Chi mi chiama?>
<Mia signora sono Neor. Ci stanno attaccando con mostri orribili e gigantesche chimere. Non resisteremo a lungo. Dovete rientrare al più presto. >
<Mia signora sono Luce. Dei maghi neri stanno attaccando e devono essere diverse decine. Dovete tornare >
<Giungerò subito > e detto questo urlai <Maledetti mortali, ma cosa credete che io sia una sciocca >
<Guardie di alabastro venite a me > mi guardai intorno per cercare i miei guarirei e non vidi nessuno
<I vostri guerrieri sono al sicuro nobile Dama > disse una voce alle mie spalle… era Longher <Li abbiamo imprigionati in uno scrigno magico mentre voi danzavate >
<Come avete osato >
<Non siate turbata cara, dopo tutto siete qui in piacevole compagnia e poi non sperate neppure di fuggire: è impossibile >
Nella sala la grande porta era stata chiusa e le finestre erano state blindate.
<Ma voi mi credete tanto sciocca da venire nella tana del lupo senza considerare una simile eventualità >
<La magia è inutile tutta la sala è protetta dagli incantesimi di cento arcidruidi e non potete neppure scalfire una parete>
<Ma io non scalfirò proprio nulla, basta aprire un semplice varco dimensionale e il gioco è fatto>
<Vedremo come lo aprirete in catene! Guardie>
Decine di guardie mi circondarono in un istante. Tra gli uomini però non c’era Leon
<Leon cosa stai facendo? Non obbedisci agli ordini del tuo principe? Forza incatena quella donna prima che io incateni te!>
Leon allora corse verso di me si aprì un varco nel cerchio di spade e giunse dinanzi a me con la spada sguainata <Chi oserà solo sfiorare questa donna, dovrà vedersela con me>
<O caro non sarà necessario che tu ti sporchi le mani>
Alzai le braccia al cielo:
Danzate danzate fino all’aurora
Finchè fuoco e fiamme brucino ancora
Voi che mi avete sfidato
Voi che avete osato
Da un muro di fuoco io son circondata
Da un muro di fiamme son stata salvata
Intorno a me e Leon comparve un cerchio di fuoco molto alto.
<Maledetta! Fermateli! Non devono fuggire > Urlò il principe furibondo
Apriti porta
Non farmi aspettare
Apriti svelta
Se mi vuoi salvare
Il portale magico si aprì immediatamente, presi la mano di Leon e mi la attraversai.
<Chiamate i maghi e fate sparire quel muro di fuoco>
Quando i maghi riuscirono a dissolvere la magica barriera dei due non c’era già più traccia
Fummo trasportati alla Torre d’Argento. Dalla mia stanza udii i colpi della battaglia.
<Leon, voi restate qui io andrò a difendere l’isola>
<No ! Non ve lo posso permettere mia signora. Voi restate qui, ci penserò io>
<Non mi lasciate altra scelta…>
Sonno che incanta
Tu che fai addormentare
Questo baldo giovane
Ora vai a cullare
Tra le marree della magia
Trovi riposo nella fantasia
Leon cadde pesantemente su un divano in un sonno magico che sarebbe durato sino all’aurora.
Gettai gli abiti e i gioielli a terra, indossai l’armatura e corsi rapida per la scalinata.
Nella foresta c’era un odore di fumo e verso il centro dell’isola si udivano gemiti strazianti.In cielo i draghi protettori combattevano contro delle feroci bestie chimere enormi.
Mi misi a correre e appena incontrai un piccolo drappello di soldati di li distrussi con la magia, nessuno profanava impunito la Terra sacra dell’Albero.
Arrivai al piazzale circondato da colonne ove al centro si ergeva una statua di Shama. Rimasi inorridita: due enormi mostri che avevano l’aspetto di giganteschi golem l’avevano distrutta e quando mi videro si diressero verso di me.
La furia ebbe il sopravvento.
Creature maledette
Bestie dannate
Di pietra nera
Siete forgiate
Ma la collera della dea
Su voi si abbatterà
E in cenere scura
Vi tramuterà
Due poderose saette si abbatterono sulle due creature che scomparvero in una nube di polvere; quando questa si fu un po’ diradata vidi che dove prima stavano quelle immonde bestie due cumuli di polvere nera.
Mi diressi verso la statua a pezzi e prima di correre verso il piazzale dell’albero usai un incantesimo per ricomporre i bei lineamenti della snella ed alta figura ammantata.
Poi mi misi a correre.
<Sbrigatevi imbecilli > Urlò l’imperatore <volete che la Guardiana arrivi in tempo>
Era furente da quando suo figlio dalla fortezza gli aveva comunicato la fuga della Guardiana dell’Isola sacra.
<Quel traditore di Leon me la pagherà cara>
Mentre diceva questo un alto ufficiale in una armatura rossa gli si avvicino <Signore abbiamo trovato Leon addormentato nella torre d’argento e l’abbiamo condotto a voi>
Due alti ufficiali si avvicinarono mostrando il comandante ancora assopito e con uno sguardo compiaciuto sul volto.
<Molto bene, potrebbe esserci molto utile> mentre parlava si udirono due tuoni e caddero due lampi nella piazza che dava accesso alla radura in cui si trovavano.
<Presto sbrigatevi, mi serve assolutamente il cuore dell’albero >
Era consapevole che probabilmente i due golem lasciati a guardia erano stati distrutti e aveva ancora più fretta.
Il cuore dell’Albero Sacro di Shama era quello il secreto che secondo gli antichi scritti dava l’immortalità, la sola cosa che gli mancava.
Corsi e giunsi alle due statue guardiane all’ingresso della radura, erano state decapitate.
Un enorme numero di uomini mi venne incontro cercando di immobilizzarmi, ma li distrussi senza alcuna fatica.
Allora avanzò verso di mi l’imperatore e disse <Cara guardiana avete già lasciato il mio banchetto? Ciò mi offende molto, forse qualcosa non è stato di vostro gradimento>
<Come osi insulso mortale. Pagherai caro anche questo affronto> e dicendo questo puntò lo scettro verso di lui
<Mia cara non lo farei se fossi in te > e con un gesto della mano fece avanzare due generali che sostenevano il povero Leon ancora assopito a causa del sonno incantato.
Non potei trattenere un gemito di dolore, poi mi ricomposi e dissi con voce ferma <Cosa vuoi imperatore dei mortali , perché vuoi a tutti i costi l’isola sacra>
<Io voglio solo una cosa, cioè quello che tu hai già>
<E cosa avrei io?>
<L’eterna giovinezza, la vita eterna>
<E come credi di ottenerla su quest’isola?>
<Secondo antichi scritti al centro dell’albero pulsa una gemma verde magica detta “Cuore dell’albero”, questa gemma ha il potere di donare l’eterna giovinezza a che la possiede>
Solo udite queste parole guardai l’albero. Caddì in ginocchio per il dolore e per la vista di un sacrilegio tanto grande: i rami erano stati tagliati e ora orribili macchinari stavano affondando le loro lame nel tronco centrale.
<Ora metterò fine alla tua follia, miserabile verme>
<Io sarei cauto se fossi in te, sai mi spiacerebbe dover far uccidere il povero Leon>
<Sai dunque che lo amo, ma..>
<Ma cosa?>
<Non è il primo amante che sacrifico per la dea… dopotutto io sono la Guardiana Vergine e solo restando tale posso svolgere il mio sacro ufficio, quindi…>
<Stai solo cercando di ingannarmi dannata donna…>
<Ora basta sciagurato>
La mia benedizione avete voluto
Ma nel mio amore non avete vissuto
Che la dannazione allora vi accompagni
Nell’oscuro inferno degli inganni
Ove patirete eterno dolore
Ove soffrirete per il mio rancore
Un alone scuro circondo tutti i soldati, compreso l’imperatore e essi iniziarono urlare e a gemere sotto indicibili sofferenze. Solo Leon non provava dolore perché aveva ricevuto la benedizione della dea e non aveva osato tradirla.
L’imperatore urlò <No! Non posso morire , l’eterna giovinezza è così vicina! Maledetta donna, morirò ma porterò con me anche il tuo amato> estrasse la spada e lanciò un fendente verso Leon, ma una luce blu fermo la spada che andò a trafiggere uno dei soldati che ancora lo sorreggevano.
I gemiti iniziarono a spegnersi e dopo qualche minuto non si udì più alcun suono. Non c’erano cadaveri sparsi, ma solo cenere che un forte vento spazzò via dall’isola Sacra.
Anche i combattimenti in cielo erano terminati e chiamai a me i draghi.
Quando vidi che non vi erano state perdite né tra i draghi, né tra i guerrieri di alabastro rimasti dell’isola tirai un respiro di sollievo.
Saltai in groppa a Neor e ci andammo verso la fortezza. La sagoma scura aleggiava ancora nel cielo, la circondammo e tutti i draghi contemporaneamente ed io con la mia magia la colpimmo .
Si susseguirono numerose esplosioni e lentamente cominciò a precipitare scomparendo sotto le nubi. Anche quel malefico marchingegno era finalmente distrutto.
Tornata sull’isola mi feci deporre nella radura ove sorgeva l’albero, corsi al fusto e lo sfiorai con una mano
<O Shama, grande dea, cosa hanno fatto quei malvagi al tuo sacro albero >
Una voce dall’albero rispose <Nulla di irreparabile grazie al tuo intervento e come puoi vedere ti ho ricompensato >.
Mi voltai e vidi ancora steso a terra, avvolto in un sonno incantato, Leon. Tra qualche istante si sarebbe destato e allora che avrei fatto
<Ma somma dea come potrò portare avanti il mio sacro ufficio con un uomo accanto…>
La voce dolce prosegui <Termina il tempo della Vergine, inizia quello della Madre. Ma rammenta sempre figlia mia l’amore è concesso, la devozione mai >
<O grazie dea, grazie infinite >
La voce, ormai flebile disse <Inizia la restaurazione dell’isola >
Un bagliore verde si diffuse intorno all’albero e si espanse, avvolgendo tutta l’isola; gli albero rotti o danneggiati furono risanati le statue e le colonne infrante furono riportate all’antico splendore tutta l’isola venne risanata e i draghi e i guardiani di alabastro furono ricondotti nella torre d’oro e imprigionati nel sonno di pietra.
Quando tutto finì il calore del sole nel suo nascere illuminò la radura e ad un tratto sentii due forti braccia stringermi la vita. Lo guardai negli occhi e ci scambiammo un bacio intenso e lunghissimo.
Termina il tempo della Vergine, inizia quello della Madre
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