La Spada per lo Jenji
La notte si protrae a lungo nel ridente villaggio di Cympinio, dove regna l’oscurità condita con un venticello che sembra quello dei paesi nordici. Non è tempo di uscire fuori casa, diceva il meteorologo del villaggio, e, infatti, era stato ascoltato. A quanto pare nessuno era fuori, forse tutti stavano sperando che quel tempo finisse per il giorno dopo, perché era il giorno del mercatino mensile. Era amato da tutti, benché non fosse proprio una festività calma e tranquilla, decine di venditori di tappeti, pesce, verdura e altre cose, urlavano come forsennati nella vana speranza di attirare clientela. A tutti in ogni modo divertiva farsi un giro per il mercatino, quasi a tutti.
Un ragazzo che sembrava essere cresciuto senza amici, si rilassava su un letto dall’aspetto assai duro, e leggeva riviste varie che raccontavano le origini del villaggio. La storia, lo sviluppo, le guerre e i principi. In quel villaggio dai sui albori regna sempre un principe, infatti, alla sua morte, tramite un voto degli abitanti se ne proclama un altro. Come in ogni altra parte del mondo direte voi, la differenza sostanziale è che qui il principe può essere di qualsiasi razza, sesso ed età. Quindi principe può essere un cane di 20 mesi, una ragazza di 10 anni, un uomo di 45 anni. Superficialmente può sembrare un sistema molto stupido e incomprensibile. Ma dato che tutto il villaggio accettò anni or sono di usare questa votazione, un motivo ci sarà. La convivenza civile e pacifica in un paese è la cosa più bella da ammirare, e, sembra che in questo modo, la vita del villaggio sia appunto serena. Il ragazzo cominciò a rovistare l’ennesimo giornale della pila accatastata accanto al letto per terra, questo, parve raccontare, nascita, vita e regno dell’ultimo principe, che ormai regnava da 10 lunghi e felici anni. Una pagina del giornale, assai corta, recitava queste parole:
*Il principe Seph ha da pochi giorni, annunciato l’apertura di un’abitazione dedicata alle povere anime senza alcun soldo, un gesto di gran cuore che fa del principe Seph uno dei migliori nella storia del villaggio. Inoltre proprio poche ore fa ha ammesso d’essere disponibile a prestare denaro a chi ne avrebbe bisogno, senza volerlo indietro, non prestiti quindi, ma veri e propri regali. Seph, nominato principe alla giovane età di 13 anni, ora sembra essere diventato maturo e più serio, anche se non ha abbandonato lo spirito di un sereno e scherzoso ragazzo, alla domanda ‘ se un signore distinto ti offrirebbe tutte le sue ricchezze per scendere dal trono, che avrebbe risposto
‘Il trono forse non ha un valore concreto, ma sperperare la propria felicità al tuo villaggio è molto più importante del vile denaro’. Sembra quindi che principe Seph voglia rendere ancora più serene le nostre giornate*.
Law buttò il giornale per terra, come se una pagina del libro fosse bollente.
Si alzò dal letto e si diresse verso la piccola finestra accanto ad’esso, guardò fuori adattandosi alla luce secondo dopo secondo. Il vento cominciava a calare, e le prime luci del sole si facevano avanti aggressivamente e senza paura.
I primi abitanti del villaggio uscivano dalle case, timorosi che fosse solo un piccolo momento di quiete, e che il vento avrebbe iniziato a tirare forse più forte di prima. Non fu così però, ormai il vento fu cessato il suo regno e aveva lasciato posto ad un sole capace di spaccare le pietre. Law era un ragazzo di statura in media con quelli della sua età, due occhi differenti, rispettivamente blu e verde. Capelli castani e un viso troppo vissuto per la sua giovane età. Si allontanò dalla finestra e si avvicinò verso la pila di giornali che ormai era cascata come un castello dopo una lunga guerra. Li prese tutti insieme facendo un gran fatica, e li portò lentamente verso l’armadio lontano pochi metri, dall’altra parte della finestra. Li mise dentro e lo chiuse. << Se quel principe è una brava persona, sono pronto a votare un cane per le prossime elezioni..>> disse come pensando a voce alta.
Il principe Seph non era mai stato a cuore a Law, non c’era un motivo apparente, forse non c’e n’era sul serio nessuno. Forse era odio a prima vista, fatto sta che non poteva vederlo. Finché i due stavano lontani, e lo stavano, perché tra un principe ed un popolano di distanza se ne contava molto, non c’era nessun problema. Ma durante i ricevimenti, durante le riunioni del popolo col principe, Law rimaneva a casa e si metteva sopra il suo duro letto a riposare o a leggere qualunque cosa gli fosse capitata tra le mani, giusto per provare il piacere di non sentire quella fastidiosa voce imperiale. << Uhm, a quanto pare sta crescendo di popolarità facendosi beffa dell’intero villaggio, non riesco a capire come gli abitanti siano così facili da abbindolare con le sole parole…non mi sembra che Seph abbia costruito case o donato soldi finora, lo ha solo detto. E le parole per me sfumano come fumo, non sono niente>>. Continuava a parlare da solo, ma non era una novità, Law parlava sempre da solo. E con chi avrebbe potuto parlare? Il suo unico amico sarebbe stato il cane che avrebbe votato alle prossime elezioni.
Senz’altro un cane sarebbe stato più fedele di qualsiasi abitanti del villaggio,
Ma finché Seph avrebbe regnato incontrastato, Law non poteva fare niente. Il sole spacca pietre di pochi minuti fa aveva già lasciato il posto ad un grosso numero di nuvole che oscuravano gran parte del mercatino, che cominciava a formarsi bancarella dopo bancarella, e Law sarebbe uscito fra pochi minuti per visitarlo appena fosse iniziato, quando la gente ancora doveva uscire alle case, forse era un buon metodo quello che usava, la confusione a quell’ora non esisteva e le file da fare erano inesistenti. Subito aprì l’armadio accanto a quello dove poco fa vi aveva riposto la pila di giornali, e tirò fuori un’enorme numero di gingilli e abbigliamenti. S’infilò un paio di pantaloni di cuoio nero, prese una maglietta con impresso sopra una croce trafitta da tante punte, e mise i vestiti malandati che si era appena tolto dentro il solito armadio. Usciva sempre con degli aggeggi che finora nessuna aveva mai capito a che servissero, una specie d’anello con dei buchetti per tutta la sua circonferenza e due tubetti di ferro bucato nella parte estrema, e abbellito con degli ornamenti simili a dei rubini che seguivano l’azzeccato schema rosso-blu. Tubetti che erano posti di lato sugli stivali color rosso fuoco che si era appena messo. Ad abbellire abbellivano senz’altro, ma finora nessuno aveva capito il loro concreto utilizzo, solo Law lo sapeva, ma tutti avevano capito che egli non era interessato a dirlo in giro, tanto che appena una persona, incuriosita da tali stranezze cominciasse a chiederlo, lui andava avanti facendo finta di non averlo ascoltato. Law si diresse verso la cucina, forse vi sarete accorti che finora nessun familiare è mai intervenuto nel suo monologo, e che nessuno è entrato mai nella sua camera. Il motivo è solamente uno egli è orfano almeno da metà della sua attuale età, diciassette anni. Circa otto anni fa, i genitori di Law partirono per andare a trasferirsi in un luogo più civilizzato e tecnologico del villaggio dove Law nacque. Purtroppo in quel periodo era in corso una delle numerose guerre che distrussero ogni collegamento con le altre città, per qui era rischioso, quasi mortale allontanarsi. I due decisero quindi di portare il bambino ad un’anziana signora che conoscevano da molto tempo e di qui si potevano fidare. Erano genitori con un buon cuore, e non potevano rischiare di farlo morire, se per caso fossero arrivate nella nuova città sani e salvi, avrebbero chiesto all’anziana signora di raggiungerli.
Purtroppo non fu così, i due perirono a nemmeno metà del viaggio, le truppe del principe di quel periodo li uccisero senza un motivo apparente. E Law rimase orfano, solo con l’anziana signora. Crebbe in prevalenza da solo, dato che anche la donna fece il suo tempo. Law da quel momento non ebbe più nessuno su cui appoggiarsi e rimase da solo. Erano appena le sette del mattino, il ragazzo stava finendo di fare colazione mangiando un boccone di torta alle mele, quando si accorse che entro le sette e mezza il mercato sarebbe diventato incredibilmente affollato, ormai era sempre così. Il villaggio aveva come un timer dentro di sé.
Si diresse di corsa verso l’uscita della casa, aprì la porta di legno vecchio e si trovò davanti una città sì vuota, ma anche rumorosa per i proprietari delle bancarelle che sistemavano ogni cianfrusaglia al loro posto esatto. Cominciò a girare per tutto il mercatino, cercando qualcosa che attirasse la sua attenzione, e la trovò subito dopo pochi minuti.
Un bancone di legno esponeva armi bianche d’ogni tipo, dai coltellini alle mazze chiodate, tutte tenute benissimo. Facendo segno al mercante, un tipo basso e anziano, che voleva esaminare le armi, prese la prima della lunga lista.
Un manico di legno lungo quanto il braccio di un pargolo, era illuminato da una fioca luce proveniente dall’interno, era una luce rossastra e accesa. Sembrava che all’interno del manico vi fosse il cuore di un drago appena strappato dal suo corpo. La luce si abbassava ogni qualvolta si muoveva l’arma, per poi ritornare a luccicare appena la si teneva immobile. Finito il manico, cominciò ad esaminare la lama, lunga poco più del manico, dritta com’era all’inizio, verso la fine cominciava a curvarsi, finendo per voltare a destra. Poteva essere inutile una spada per così dire storta, ma secondo il mercante era di grand’utilità. << Molte persone sono abituate a combattere con un’arma classica, lama dritta e senza alcun potere, ma se mai tu, caro ragazzo ti troverai contro un’arma del genere, sono sicuro rimarrai spiazzato. Non è così?>>.
Il ragionamento del mercante filava, Law si convinse a comprarla, ma rimase il dubbio delle parole del vecchio. << Cosa intendete con ‘potere’?>> il mercante prese la spada, la impugnò quasi come una spada normale, differendo soltanto nella posizione dell’indice, che in questo caso veniva a toccare nella parte estrema del manico, dove dopo un’attenta esaminazione, si scoprì possedere una specie di pulsante.
Dapprima il ragazzo pensò fosse solo un’ornamento per il manico, ma appena il mercante lo sfregò, cambiò totalmente idea. La lama della spada si illuminò di rosso ancor più del manico, e per poco non sfiorò i capelli di Law. << Ragazzo, dobbiamo imparare ad evolverci, se rimaniamo ignoranti come i tempi preistorici…per noi è finita>>. Sfregò di nuovo il pulsante e la spada tornò nel suo stato naturale. << Bene, questo piccolo è andato a ruba, d’altre parti costa una fortuna e non credo..>> guardò scrupolosamente il ragazzo <<…non credo tu possa permettertela, ma ho notato che sei dotato di vari Jenji, sono molto rari e potenti. Diciamo che potrei darti la spada per…lo Jenji che hai accanto allo stivale>>. La gente intanto girava nel mercatino da svariato tempo, e alcuni passanti sentivano la parola Jenji e ne rimanevano affascinati, forse sapevano cosa erano, o forse solo il nome li incuriosiva. << Lo Jenji dello stivale…>> Law con una rapida mossa del piede attivò il tubetto di ferro, e da esso uscì un coltellino delle dimensioni di due indici, subito cominciò a tirare calci alti nel vuoto, e il coltellino saldato al lato dello stivale tagliava l’aria provocando un leggero sibilo di vento. La gente ammirava il ragazzo, mentre mostrava al mercante la qualità dei suoi Jenji. Dopo qualche minuto il mercante fu soddisfatto.
<< Ragazzo, sono quasi dispiaciuto di toglierti quello Jenji, sei così bravo ad usarli.
Purtroppo questa maledetta spada ha un prezzo, per quanto alto che sia. Tieni>>.
L’anziano signore e Law si scambiarono le armi, mentre la gente guardava il tutto con un’attenzione che nemmeno un combattimento fra due guerrieri riusciva ad attirare così tanto. Law contemplò la spada in tutto il suo splendore, sicuramente non l’avrebbe mai usata contro esseri viventi, ma il solo gusto d’averla faceva valere la pena di aver dato il suo prezioso Jenji. Era passato più tempo di quanto aveva pensato, si era fatta ora di tornare a casa, il mercatino stava per chiudere anche questo mese. Era arrivato nelle vicinanze di casa, quando vide un’enormità di gente intorno a lui. Law si sentiva spaesato, non riusciva a capire il perché di tale fenomeno, forse per il suo spettacolo dato al mercatino poco prima. Non lo sapeva e nemmeno voleva saperlo, quindi si diresse verso casa. << Ragazzi, fatemi capire perché mi state come seguendo, non credo di essere il vostro caro principe, e nemmeno sono famoso. Siete forse rimasti impressionati per la cosa successa al mercatino? Beh rassegnatevi, perché non accadrà più>>. Ma le persone non rispondevano, erano come mute e guardavano Law con gran sorpresa e mostravano rabbia, cominciando ad avvicinarsi sempre di più al ragazzo. << Ehi, non avvicinatevi! Ditemi cosa volete o…>> una botte terribile lo fece barcollare, ed infine cadere. Una delle persone, un ragazzo aveva mollato un pugno dritto sul mento di Law. Il ragazzo atterrò per terra, la spada cadde accanto a lui, la prese appena capì in che situazione pericolosa si trovava. << Attenti a voi! Non mi forzate!>> disse puntando la spada ad’altezza viso. Ma le persone non sembravano spaventarsi e continuavano a camminare lentamente ed in modo inquietante verso Law, che ormai era stato chiuso in un vicolo. Erano circa cinque o sei, e tutti avevano questa pelle molto pallida, quasi sul grigio. Occhi che sembravano di ghiaccio ed emettevano versi simili a quelli di Zombie nei racconti del terrore.
A Law questa cosa non piaceva per niente, certo aveva gli Jenji e la spada appena comprata, ma questi essere sembravano forti e anche tanti. Subito cominciò ad’agitare la spada per impaurirli, ma loro non davano segno di nessun’emozione, se non la rabbia. << Ok, l’avete voluto voi schifosi bastardi!>> disse, dando un colpetto al piede attivando il primo Jenji, e schioccando le dita attivando il secondo al dito, da qui uscirono numerose spine di ferro. Cominciò tirando un pugno ponendolo in modo che l’anello colpisse in pieno viso il primo essere, questo barcollò con il viso grondante di sangue, che pareva essere ruggine per il suo colore esageratamente scuro. Law corse verso il secondo, seguendo uno schema che avrebbe dovuto fare in modo di uscire il primo possibile da lì. Con il piede tiro uno sgambetto al ragazzo Zombie, la lama dello stivale si conficcò nel suo tallone, Law spinse il più possibile. E dopo un sonoro Crack, il piede si staccò solo per metà, facendo urlare di dolore l’essere e portandolo a cadere. << Non avanzate più eh!>> gridò spavaldo Law, non capendo che la situazione era più rischiosa di quello che probabilmente pensava. In’effetti gli esseri non camminavano più verso il ragazzo. Invece erano fermi ad osservarlo come se fossero sorpresi da cotanta bravura nel combattere. Purtroppo non era così, stavano solo prendendo l’energia per correre verso egli. Gli Zombie si guardarono per un’instante. Il loro sguardo subito tornò all’ormai esausto Law. In un momento di puro terrore, presero tutta l’energia possibile per una disperata corsa verso il ragazzo che era terrorizzato come non mai. << O mio dio! Cosa volete?!>> disse cercando di correre anch’esso verso di loro, ma facendo in modo di evitarli per prendere l’uscita dietro di loro.
Contemporaneamente attivò il potere della spada, facendo infuocare la lama, e la rivolse contro di loro in un disperato tentativo di salvarsi. Furono dieci secondi veramente al limite dell’umano. Law chiuse gli occhi correndo il più possibile, e sentiva vicino a se il fiato di quegli essere mostruosi e inumani. Sentiva le loro urla di rabbia e dolore, la spada toccava e tagliava continuamente ogni cosa gli capitasse contro, e ogni volta produceva una sfiammata di fuoco. Passati quei dieci secondi, non sentiva più niente..o era morto, o era vivo e aveva ucciso tutti gli esseri. Aprì gli occhi.
Patto Col Diavolo
Si trovava dove voleva essere, fuori dal vicolo. Con brutti presentimenti si girò dietro, ma per fortuna non era rimasto niente di pericoloso, niente di vivo…
Braccia massacrate, visi scarnati, budella sparse per tutta la stradina e occhi sbarrati degli Zombie era tutto ciò che rimaneva dell’inferno. Consolato di questa cosa, fregiò il pulsante della spada e la spense. << Ma…che diavolo succede, chi erano quei bastardi>>. Nel villaggio non si sentiva più anima viva, forse era l’orario, forse No.
Corse verso casa, che era nei dintorni, appena ci si trovò davanti terribili immagini gli invasero la mente. Se quei mostri fossero anche dentro casa?. Si fece coraggio, aprì lentamente con la spada spianata davanti qualunque cosa fosse apparsa davanti ed entrò. Il silenzio regnava nella casa, così come l’aveva lasciata era rimasta. Con gran sollievo buttò la spada sul divano e si tuffò letteralmente sopra di esso.
<< Non riesco a capire cosa accade, perché quelle persone sembravano mostri, e perché la città è completamente vuota?, ci deve essere qualcuno in grado di dare spiegazioni. Forse il principe…>>Un sonoro tonfo << Non nominare quel nome caspita!>>.
Law si girò di scatto verso la direzione da qui proveniva la voce, un uomo calvo e grassottello era seduto sulla sedia su qui mangiava il ragazzo.
<< Quel bastardo.., si è comportato da buon principe, e ora è comandato dal male, che brutta fine che ha fatto>>. Law riconobbe la persona << Console! Che diavolo ci fa qui?>> << Ero anche io in mezzo alla gentaglia, mentre mostravi le tue abilità con lo Jenji al mercatino, appena ho visto quello che sai fare, sono corso per venire qua, sai, noi consoli abbiamo chiavi di tutte le case>>. Il ragazzo sembrò non capire più niente, in poche ore tutto era diventato così stupido e incredibile. Poco fa aveva fatto stragei persone, se possono essere chiamate così, mentre il giorno prima viveva come un ragazzo quasi normale. << E perché mi stava cercando? Non so se lei lo sa, ma fuori si sta scatenando il pandemonio..>>. << Lo so, è proprio per questo che sono venuto da te, caro ragazzo, i tuoi Jenji, uniti a quell’arma incredibile>> Indicò la spada << insieme al tuo coraggio e alla tua bravura potrebbero salvarci!>>. Ora era anche un eroe, Law pensò di trovarsi in un fumetto. << Ok, ora ci sediamo, rimaniamo calmi e ti spiegherò tutto fino all’ultimo>>. Law seguì il suo consiglio e i due si sedettero sul divano, accanto alla spada. << Devi sapere che il principe Seph è sempre stato bravo con tutto il popolo>> qui Law volle ribattere, ma lasciò continuare io console << purtroppo tutti, compreso lui possono cadere nel tranello del male>>. Prese respiro e continuò << Stamane, il principe mi aveva incaricato di portare vari doni agli abitanti che si erano fatti valere per i loro comportamenti, prima di andare, ho notato che Seph stava parlando con un distinto signore, aveva una voce terribile…appena si sono accorti che stavo origliando mi hanno cacciato fuori. Fatto quello che dovevo fare sono tornato nel castello, chiesi al principe con chi aveva parlato poco prima..>>. Al console scese una lacrima, ma cercò di nasconderla. << Il suo viso era pallido, mentre gli occhi brillavano di un rosso intenso, come se vi bruciasse il fuoco del male dentro>>. << Vi ha detto con chi ha parlato?>> Chiese Law, appassionandosi al racconto come se fosse una storiella per bambini. <<..Ha cercato di uccidermi..>>.
Law emise un verso di sorpresa senza volerlo. Nella storia dei principi era capitato di tutto, ma mai che un Principe diveniva cattivo tutto d’un tratto.
<< Sa il motivo di questa pazzia, signor console?>> << Sinceramente non riesco proprio a pensarlo…ma credo che abbia fatto un patto con il diavolo>>. I pensieri di Law andarono ai libri sul diavolo che lesse sin da piccolo, parlavano effettivamente di un possibile patto che il diavolo poteva proporre alle persone dotate di un grande potere, ma se veramente è successo questa cosa..c’era da preoccuparsi.
Fuori la calma ormai stava regnando incontrastata, mentre gli abitanti erano chissà dove, sempre se erano rimasti vivi. Era una situazione veramente irreale, e difficilmente si poteva rimanere razionali senza diventare pazzi, Law sembrava riuscire egregiamente nel compito, mentre il console cominciava a spazientirsi farfugliando imprecazioni poco consone alla sua veneranda età.
<< Insomma lei pensa che il principe Seph abbia stretto un patto con il diavolo? Ha qualche cosa per testimoniare?>>. Il console tirò fuori dalla tasca un foglio che sembrava essere molto vecchio, talmente era ingiallito e piegato svariate volte, poche cose vi erano scritte sopra, Law lo prese e iniziò a leggere.
Do a voi i miei servigi, in cambio della vostra eterna linfa*. Subito cercò di strappare il foglio in tutti i modi, perfino con i denti, ma esso rimaneva perfettamente integro e leggibile. << Dannazione! È il contratto del patto con il diavolo quel maledetto farabutto di Seph in cambio dei poteri del diavolo si è sottomesso a lui!>>. Il console parve morire dentro, era veramente giù di morale, ma chi poteva non esserlo. << Ormai non c’è nessuna soluzione, Seph dispone delle creature infernali e di tutti i poteri maligni immaginabili..renderà questo mondo un secondo inferno>>. Nessuno dei due riusciva a darsi per vinto, non potevano permettere che ciò accadesse, Law ha sempre saputo che Seph avrebbe combinato qualche guaio, ma questo era davvero troppo.
<< Non c’è proprio nessun modo per privarlo dei poteri conferitegli dal Diavolo?>> chiese Law sperando in una risposta buona dal console, e questa arrivò, anche se non era così buona. << Se non sbaglio svariato tempo fa, vidi nel castello un libro che narrava di un lago, ma non credo sia vera la cosa>> << Continui a parlare! Non abbiamo altre possibilità che sorreggerci su leggende!>>. Il console continuò a parlare << questo lago, si pensa sia quello dove facevano annegare la gente che, secondo antichi popoli, possedeva poteri che facevano conferire alla persona il titolo di strega. Quindi secondo il libro, l’acqua del lago può servire anche ad annullare i poteri del Diavolo, ma nel nostro caso, non possiamo certo portare Seph fino al lago, prima cosa non sappiamo dove esso sia ora, poi potrebbe ucciderci con uno schiocco di dita>>. << Ricapitolando..>> Law si alzò, prendendo con se la spada, come se potesse aspettarsi che il console facesse l’infame gesto di uccidersi << Questo lago potrebbe annullare i poteri dentro Seph, ma non sappiamo dove si trovi e sarebbe pericoloso anche incontrarlo>>.
Il console annuì debolmente, passò qualche secondo che sembrò un’eternità, e Law riprese in mano il contratto del Diavolo << Ma certo! Potremmo bagnare questo foglio con l’acqua sacra, così diventerebbe innocuo ed eliminerebbe tutti i poteri maligni di Seph!>>. La casa si riempì di speranza << Cavoli, è un ragionamento azzardato, ma è l’unico che viene in mente ora, non resta che dirigerci verso codesto lago>>. Stavano per uscire dalla casa, ma poi si fermarono: non era stato detto il luogo dove vi era quest’ultimo. << Scusa ma dove andiamo se non sappiamo dov’è il lago!>> il console parve ridere sotto i baffi, non si era mai sentito così importante << Ragazzo tu mi sottovaluti, io conosco tutti i luoghi sacri per la nostra religione, compreso il lago. Da tempo immane, questo lago si è formato a circa 24 chilometri da qui, nella vallata profonda. << 24 chilometri?! E come vuoi che ci arriviamo?>> Gridò Law in modo che il console lo sentisse perfettamente in tutta la sua rabbia. << Ragazzo, sai più di me che è l’unica soluzione per rimanere vivi, potremmo metterci un anno…dobbiamo arrivarci>>. Law accettò la dura realtà, e i due s’incamminarono. Nemmeno poterono uscire dalla via, che subito un numero elevato di persone li accerchiò senza che i due potessero accorgersene << Oh cazzo, le merde ci hanno teso un’imboscata!>> urlò Law contenendo per miracolo tutta la sua collera. << Ragazzo, sei tu quello armato! Io sono inutile in queste situazioni!>> disse il vecchio stringendosi a Law, mentre i mostri secondo dopo secondo stringevano i due. In un batter d’occhio il ragazzo attivò i due Jenji e mollò un pugno dritto sul mento dello zombie più vicino, forandolo profondamente, intanto il console si coprì gli occhi con un gesto da bambini. << Speriamo che la spada mi sia vicina..>> pregò Law, mentre fece lampare il fuoco, fuori la lama.
Prese di mira gli esseri che si stavano dirigendo verso il povero console, ma erano in troppi, essi non erano stupidi, attaccavano il più debole. Subito tirò un potente calcio alla schiena di una giovane donna ormai in decomposizione, ella emise un terrificante urlo di dolore e cadde a terra. Due di loro stavano per mettere le mani addosso al povero anziano. Law con un netto colpo di spada decapitò il primo con molta facilità, la spada tagliava come burro qualsiasi cosa. Intanto il console preso dalla paura cominciò a gemere e a chiudersi su se stesso, s’inginocchiò per terra dando un’immagine molto bambinesca e infantile. << Ne mancano pochi non si preoccupi!>> gridò il ragazzo che combinando lo Jenji sullo stivale e la spada uccise con facilità il secondo aggressore.
Mentre cadde, egli si aggrappò come ultima boa al console, che tirò un urlo di puro terrore. Intanto altri quattro, o cinque zombie erano ormai vicini ai poveri due.
Law tentò inutilmente di allontanare gli esseri dall’anziano signore, ma essi erano attaccati come animale al loro pasto sudato. Ormai anche gli altri erano arrivati, e si erano tuffati addosso al console, che ai loro occhi non era nient’altro che cibo.
<< O mio dio…non posso più fare niente per salvarlo!>> disse, mentre si trovava davanti uno spettacolo veramente violento. Le membra del console venivano strappate generando un rumore nauseante, il vecchio continuava a muoversi come in preda a scossoni, fino a quando gli esseri non arrivarono ad aprirgli il torace con l’ausilio dei loro taglienti artigli.
Solo dopo vari minuti gli Zombie parvero accorgersi del ragazzo, e cominciarono a dirigersi verso di lui. Naturalmente dopo aver visto quello spettacolo, egli non volle nemmeno avvicinarsi a loro, quindi singhiozzando cominciò a correre via. Fortunatamente non erano bravi a correre, i bastardi. Quindi dopo pochi secondi Law era fuori la loro portata ed era al sicuro. Triste e sconvolto, s’inginocchiò appoggiandosi sul tronco di un albero che parve essere il suo protettore.
Il tempo si era come fermato, un flusso costante di felicità quotidiana si era fermato, e aveva dato il via a quello del terrore e della sofferenza. Tutto intorno era silenzio e paura, le grida di quegli esseri erano fuori la portata del suo udito. Il giorno prima era tutto così tranquillo, mentre ora Law era davvero morto dentro. Tutto era così impossibile, il ragazzo pensava che potesse essere solamente un sogno, o meglio un incubo. Si sarebbe svegliato e avrebbe trovato il suo caro letto duro, con vicino la pila di giornali che raccontavano la storia del villaggio. Sarebbe uscito di casa, trovandosi davanti il mercatino affollato di giovani ragazze in cerca di cianfrusaglie.
Law non ebbe mai desiderato tanto essere in mezzo alla folla. Forse era vero, forse le cose si desiderano terribilmente solo quando ormai sono impossibili da possedere e viverne i benefici. Preso dall’euforia e dall’adrenalina, l’uomo è facilmente influenzabile a compiere gesti d’estrema pericolosità. La stessa cosa era successa a Law, nel vicolo e poi fuori casa con il console. Aveva ucciso sì delle creature, ma forse umani controllati da Seph, le aveva disintegrate, tagliate a pezzi. Aveva agito da maligno, forse era meglio se fosse scappato senza combattere, ma in quei casi era l’istinto a farla da padrone, e quindi il ragazzo non poteva darsene colpa.
Il console aveva affermato che il lago sacro poteva essere l’unica salvezza, anche se remota. Da solo, sconvolto e senza più forze dove sarebbe andato questo ragazzo? Solo la distanza rappresentava un problema da non trascurare.
Ci fu un momento di beata felicità, il villaggio deserto era qualcosa da gustarsi, anche se ad un passo dalla morte, un leggero venticello che a tratti diventò una cura per la tristezza di Law, nessun rumore nei dintorni, se non il suo respiro affannato. Queste cose facevano sì che il ragazzo prendesse energia per un ultimo viaggio verso il lago sacro, e se esso fosse solo una leggenda e perciò non fosse esistito…probabilmente sarebbe stato l’ultimo suo sforzo. Valeva la pena provarci, se era vero che Seph era la fonte di tutto quest’inferno, allora era un motivo in più. Non poteva dargliela vinta, dovunque egli fosse ora doveva sapere che un ragazzo, in tutta la sua poca importanza, stava facendo qualunque cosa pur di mettere la parola fine a quest’incubo.
Subito cercò di alzarsi in piedi, le sue gambe tremavano come non mai. Cominciò a frugarsi nelle tasche, non doveva assolutamente perdere il foglio datogli dal console, sarebbe stata la fine.
Aspetto potente conferitogli grazie gli Jenji e la spada, ma debole dentro e preda di qualunque paura. Mai nella vita tanti brutti pensieri gli affollavano la mente, ma egli doveva prepararsi per il viaggio. Si diresse verso la biblioteca del villaggio, se il viaggio si sarebbe dimostrato lungo, aveva bisogno di una mappa.
Non siamo Soli
La biblioteca era a poche centinaia di metri distante da dove si trovava il ragazzo.
Prese a camminare velocemente, in modo di attirare il meno possibile gli eventuali Zombie nei paraggi.
Non sapeva che udito possedevano, stessa cosa per il fiuto. Sapeva soltanto che non poteva reggere ad un altro scontro, la morte del console era stato qualcosa come uno shock troppo forte. Forse la biblioteca era invasa dalle bestie, ma forse invece era rimasta vuota, ed era vergine da tracce maligne.
Sarebbe dovuto ripassare davanti casa sua, questa cosa non lo riempiva certo di felicità, quindi prese la via secondaria, un vicolo stretto e lungo. Sgattaiolò per tutto il tempo, finché il vicolo non fu bloccato da uno zombie alto e muscoloso.
<< Non volete proprio lasciarmi stare..>> disse Law guardando la creatura dritta negli occhi. Ella cominciò ad avvicinarsi lentamente, il ragazzo non fece niente per bloccare il suo lento percorso. Ormai era sfinito e se sarebbe dovuto morire, non si sarebbe tirato indietro. La distanza fra i due si faceva sempre più corta, fino a quando ormai Law avrebbe potuto sentire l’odore di carne morta dello zombie. Cominciava a chiedersi se fosse stata una brutta idea..ma ormai era troppo tardi, chiuse gli occhi.
Uno sparo, poi il silenzio. Gli zombie sapevano anche sparare? Non pensava.
Con gran timore aprì prima un occhio, poi l’altro, sembrava un bambino appena nato che scopriva un nuovo mondo. Lo zombie era a terra sanguinante, sembrava fosse stato trinciato a morte. Accanto ad egli, una sagoma nera lo osservava con curiosità e donava a Law un senso di sicurezza paterna. << Vuoi rimanere lì ad aspettare i suoi amichetti?>> disse, mostrando un tono forte ed autoritario. Il ragazzo seguì il suo consiglio e in preda alla confusione si alzò, sorreggendosi sul tizio. << Ora seguimi senza fare domande!>> disse, e cominciò a correre veloce, ma non troppo in modo che Law potesse seguirlo. Arrivarono fino all’incrocio di una strada, quando l’uomo si fermò di soppiatto << Fai silenzio! Nella strada a sinistra ci sono una decina di quei cosi!>>. Law controllò, effettivamente era così. << Sai qualche posto sicuro dove ripararci?>>.
Forse non era veramente sicura, ma la biblioteca era il suo obiettivo.
<< La biblioteca signore, dovrebbe essere del tutto vuota!>>.
L’uomo scrutò l’ambiente <<….A sinistra, dobbiamo dirigerci a sinistra allora! Seguimi!>>.
E tornarono a correre, stavolta un po’ più veloce di prima, motivo gli zombie proprio dietro di loro. Dopo circa cinque lunghi e faticosi minuti, i due si fermarono alla fontana che dava all’imponente biblioteca.
<< Uff... eccoci arrivati signore, questa è la biblioteca, lei è per caso straniero della città?>> ansimò il ragazzo appoggiandosi ad una statua vicino la fontana.
Nessuno rispose, l’uomo si avvicinò a Law, che cominciò a mostrare paura per l’andatura minacciosa dell’uomo. << Non è tempo di fare domande, avanti entriamo!>>.
Pensava d’aver detto qualcosa di male, e dopo pochi secondi di dubbio, Law e l’uomo entrarono nella biblioteca.
Tutto ciò che Law aveva sperato, si era avverato. La biblioteca era completamente vuota, eccetto i due. L’uomo prese la prima sedia che trovò e subito si sedette.
<< Bene, finalmente siamo col culo coperto, tu…come hai detto di chiamarti?>>.
Law stentò a parlare per pochi secondi, ma poi rispose << No..non l’ho detto, mi chiamo Law>> si zittì per qualche istante, poi timidamente continuò.
<<Lei, come si chiama?>> l’uomo alla prima parve non sentire, forse stava facendo finta, ma poi rispose << Tark, mi chiamo Tark. Ora, hai qualche piano in mente per uscirne vivi da qui? Gli altri abitanti sembrano essere spariti, gli unici esseri viventi siamo noi due…e quelle specie d’esseri>>. << è meglio che ti racconti tutto quello che so..>> Law raccontò lentamente, dalla spada al console ucciso brutalmente, fino al contratto tra seph e il diavolo. Ci furono lunghi momenti di pausa tra una parola e l’altra. Ci vollero vari minuti per far credere a Tark tutto l’accaduto, ma alla fine dovette arrendersi e seppe dell’obiettivo del ragazzo: il lago sacro. Law cominciò a girare per la grossa biblioteca, alla ricerca di una benedetta mappa. Tark invece cercava speranzoso un libro con almeno un paragrafo riguardante gli Zombie, e sembrò trovarlo. << Ehi Law, dai un’occhiata a questo libro>>.
Il ragazzo lo prese in mano, e cominciò a sfogliarlo, soffermandosi sulla pagina che parlava di quelle che sembravano le creature che giravano per il villaggio.
Le creature indemoniate, chiamate col semplice nome di Sasoku, sono comandate dal loro padrone, che può essere il diavolo in persona, oppure una normale persona con la quale egli ha stretto un contratto. Affamati fino alla morte e guidati dall’istinto, essi sono semplicemente normali esseri viventi trasformati in Zombie mangia carne*.
Silenzio. Un sorprendente silenzio albergò nella biblioteca, ma non era il silenzio offerto per una buona lettura. Era un silenzio di terrore, un silenzio che diceva più di mille parole. << Q-Quelli allora….Ecco perché gli abitanti erano spariti..>> << Non erano spariti appunto, sono gli esseri che ci danno tanto la caccia..>> rispose mostrando un tono sicuro, molto difficile da tenere in quel momento, data la strabiliante e inquietante sorpresa.
I pensieri di Law andarono ai cinque o sei mostri che aveva ucciso, anzi, ucciso è dir poco. Li aveva distrutti, smembrati, trucidati. Era diventato un killer..<< Ma..non è possibile, ne ho uccisi alcuni..quindi io sarei un..>> << Non dire cazzate Law, saresti morto tu se non li avessi uccisi. Meglio una persona inutile morta che una persona valorosa viva>>. Le parole di Tark filavano lisce come l’olio, eppure sembravano non rassicurare il povero ragazzo, che ormai era immerso nei suoi più oscuri pensieri.
<< Avanti, non possiamo darci pena ora. Sappi solo che le cose vanno così. O uccidi o vieni ucc..che cazzo!>>.
Bum bum bum. Battevano così forte al grosso portone che sembrava poter cadere giù da un momento all’altro. Per la fortuna dei due, dei vetri trasparenti potevano dare un’anteprima di chi voleva entrare nella biblioteca con tanta foga, e forse era meglio se fossero rimasti col dubbio. << Ancora loro!>> gridò Law tirando fuori la spada per un’eventuale battaglia. Le mani dei morti si abbattevano sui vetri del portone, erano viscide, grigie e scheletriche. Dei mostruosi lamenti le accompagnavano, sembrava che fossero entrati ad ogni costo, erano decine.
<< Law, sbrigati a prendere quella maledettissima mappa! Dobbiamo levare le tende!>> gridò Tark, badando all’apertura del portone, che si allargava sempre di più.
Law subito sgattaiolò verso il reparto geografico della biblioteca, cominciò a cercare un libro contenente una cartina dell’area. Intanto il portone cominciava a subire le aggressioni degli zombie, e stava per cedere. << Law! Datti una mossa, non abbiamo tutta la giornata!>>. L’uomo prese di peso la sedia sulla quale poco fa era seduto, e la incastrò sul portone, dando pochi minuti di vantaggio per scappare. << Merda, merda, merda..dove diavolo si può trovare una cartina! Questi libri parlano di posti che non c’entrano un bel niente con la nostra meta!>> disse il ragazzo prendendo, dando un’occhiata alle copertine e buttando libri in rapida successione. Intanto Tark ormai tratteneva a stento l’ondata di mostri, che cominciavano a spazientirsi, e quindi ad aumentare la rabbia. Tutto questo non lo rassicurava, dato che da lì a poco il portone sarebbe crollato come una zolla di zucchero.
Il gran fracasso non faceva altro che mettere sempre più fretta al povero ragazzo, che già, sotto pressione per il brutto destino che gli si mostrava davanti, cominciava a tremare e a sudare freddo.
<< Eddai…dove ti trovi maledettissimo libro!, possibile che una biblioteca così fornita come questa non abbia una cartina della Vallata profonda! Tieni dura Tark!>>.
<< I Sasoku stanno per sfondare il portone! Non possiamo aspettare ancora, dobbiamo andarcene via dall’uscita sul retro!>> gridò l’uomo continuando a sistemare oggetti di grosso peso davanti il portone, che ormai era in piedi per chissà quale miracolo.
Ormai erano rimasti pochi libri sull’unico scaffale che potesse avere quel libro, e Law stava perdendo la speranza.
Un tonfo imponente riempì la libreria, il ragazzo parve saltare dallo spavento, non poteva essere…<< O mio dio, Tark!>>. Ci fu qualche secondo di panico totale nella sua mente, non poteva essere già morto. Poi l’attesa risposta parve giungere << Meglio se cominci a correre!>> disse col fiatone l’uomo, che probabilmente stava correndo per gli scossoni che mostrava il suo ritmo nel parlare. << Ma dobbiamo trovare il libro! Non sappiamo dove andare, non possiamo continuare alla ceca!>> disse continuando a rovistare il più velocemente possibile tra i pochi libri rimasti.
<< Non se ne parla! Ci stanno per raggiungere muoviti!>> disse avvicinandosi sempre più a Law. << Storia dell’Iran, storia della Russia..>> mormorò in modo impercettibile il ragazzo. Ormai erano rimasti due libri, stava per prendere il primo quando sentì dei passi anomali per una persona, erano tre passi di seguito. Come se una persona stesse zoppicando, i Sasoku avevano raggiunto i due. << Te l’avevo detto! Andiamocene subito prima che ci chiudano la strada!>> Disse prendendo per un braccio Law, ma egli si liberò con uno scatto. << Ne sono rimasti due, le leggende del villaggio..No!>>. Gli zombie si avvicinavano sempre di più, erano veramente tanti, sulla ventina.
<< Le antiche..leggende dell’acqua sacra! Andiamo!>> gridò prendendo il libro e tirando Tark per la maglietta. << C’è la faccio anche da solo, ora andiamo via…idiota!>> disse scostando la mano del ragazzo. Cominciarono a correre il più veloce possibile, aiutati dall’adrenalina. I sasoku cercavano di seguirli correndo, ma non erano adatti a quella velocità e finivano per cascare a terra, portando con sé tutti gli altri come un gioco di Domino.
I due arrivarono fino al retro, dove una porta di ferro li separava dall’esterno. Subito Law fece per aprirla, quando con un rapido gesto di braccio Tark lo fermò.
<< Prima voglio dirti una cosa, dato che se fuori si trovano altri Zombie, siamo finiti>> il ragazzo rabbrividì << La prossima volta farò a meno di aspettarti, questo è il ringraziamento per averti salvato la vita?. Ti lascerò morire al prossimo pericolo se ti comporti da bambino, stanne certo..e ora apri questa dannata porta>>.
Law eseguì, e aprì la porta come uno strappo al cerotto, velocemente. Tutto era silenzioso, e il tempo era leggermente peggiorato. Ora il cielo, era passato al grigio scuro, mentre prima alcune nuvole donavano un aspetto solare, ma la cosa importante era che non vi si trovava nessun'essere vivente di natura malvagia.
Fine prima parte...
Valerio Z.