Tasslehoof
sulle lune
“come faro senza Tas?” si tormentava il povero gnomo “ho deciso” si disse confare risoluto “ruberò del carbone, riparerò il congegno troverò Tas e torneremo a casa.”
Nel frattempo il kender apprendeva il motivo per il quale lo gnomo re non voleva partire con lui “vedi” lo istruiva “io non posso p-partire perché il giorno in cui s-sono stato fatto re ho fatto un g-g-g-giuramento per il quale n-non posso lasciare questo r-re-r-regno p-prima che qualcun’altro prenda il mio posto p-perché vedi gli abitanti di questa luna non s-sono molto intelligenti e s-senza di me ci s-sarebbe un r-rapidissimo declino seguito a ruota dalla r-rovina.” Per Tas era quasi rilassante parlare con questo gnomo che, nei suoi vani sforzi di contrastare la balbuzie, parlava a una velocità accettabile.
“Ora resta un altro problema però” Tas si era fatto pensoso “chi accompagnerà me e Gnosh…GNOSH!!! L’ho dimenticato lì fuori! Ti prego maestà manda qualcuno a prenderlo” implorò. “Non ti p-preoccupare sono m-molto felice che ci sia uno gnomo c-con cui discorrere” disse il re “non che tu non vada bene ma sai siamo due specie diverse e quindi…” si affrettò ad aggiungere vedendo Tas pronto a ribattere.
Dopodiché Sua Maestà annunciò che era notte e si congedò, non prima naturalmente di aver fatto portare un lauto pasto al nostro amico kender.
Anche se un po’ tocco lo gnomo non era stupido.
Appena vide arrivare nella sua direzione mezze dozzina di carboni in stato assolutamente vivo(come aveva deciso di chiamare gli omini neri) abbreviato cisav , si mise a corre a rotta di collo non mi raggiungeranno mai finche ho l’aumentatore di velocità a propulsione ossidrica molto avanzata modello XXIV,ora lo attivo pensava Gnosh, attivando una cordicella legata attorno alla vita che effettivamente, dopo aver tossito e sputacchiato per un po’, lanciò un getto di liquido (di cui ancora oggi solo gli gnomi conoscono il nome) che, oltre ad aumentare notevolmente la velocità dell’omino, colpi in pieno una dei sei cisav frantumandola.
Ora Gnosh sapeva che almeno quegli esseri oltre che strani, non erano indistruttibili.
Oramai era almeno un’ora che correva e, anche con l’ausilio dell’aumentatore di velocità, Gnosh si stava stancando, mentre i cisav non mostravano il minimo segno di affaticamento. Secondo i calcoli dello gnomo avevano percorso quasi tre leghe quando a Gnosh si esaurì il carburante almeno un peso in meno pensò guardando malinconicamente l’aumentatore di velocità anche se era la mia migliore invenzione.
Il
piccolo gnomo crollò dopo non più di cento metri che mi prendano pure
pensò mentre sputava sabbia spero solo di morire in fretta.NO!!!
lo riscosse una voce dentro di se TAS MORIRA’ SENZA DI ME! Lo devo salvare,
costi quel che costi.
Con questi pensieri il piccolo inventore si avviò verso una collina innanzi a lui e in cima … Meraviglia! Davanti a lui si ergeva il relitto polveroso di quello che una volta doveva essere stato un bellissimo vascello.
Le guardie non distavano più di cinquecento metri, il vascello almeno quattrocento se riuscissi a raggiungerlo sarei salvo, non mi troverebbero li dentro lo gnomo mosse un piede.
Quattrocento metri in poco più di mezzo minuto.
Doveva farcela.
Era la sua unica possibilità di sopravvivenza.
Ce l’avrebbe fatta.
Con uno sforzo supremo Gnosh si gettò giù per la collina deciso a sfruttarne la pendenza per distanziare gli inseguitori, fece appena in tempo a gettarsi nell’intrico contorto delle assi spaccate della nave e poi svenne godendosi un più che meritato riposo.
Il re Tartaglia rispettava le promesse e la notte stessa si accingeva a far partire quando gli arrivo un rapporto da parte di alcuni molok: un buffo omiciattolo era stato avvistato e inseguito fino al sacro relitto.
Il re diede ordine di non far del male allo gnomo, spiegando cos’era ai molok, dopodiché si accinse a partire alla sua ricerca, seguito da tasslehoff.
Nel frattempo gnosh stava esplorando il relitto. Arrivato nella parte più centrale scoprì delle strane casse di legno della sua dimensione che strano pensò sembrerebbe esserci scritto qualcosa ma non riesco a leggere…Ma certo sono nomi!!! Devono essere bare formato gnomo!
Arrivati al relitto i molok si fermarono a debita distanza per non spaventare lo gnomo.il re e tas invece, vi si addentrarono alla ricerca di Gnosh.Arrivatigli vicino,dato che si era assopito, lo svegliarono chiamandolo per nome e,una volta pienamente cosciente, gli raccontarono la storia di re tartaglia.Egli spiegò dove trovare il carbone e mise loro disposizione una squadra di molok come scorta.il re lasciò gli avventurieri alla loro missione mentre questi ultimi partivano alla volta della montagna carbonifera.
Sento
Qualcuno avvicinarsi a noi fratello…
Si,
lo sento anch’io…
Pensi
che sia meglio avvisare il supremo, fratello?…
No…li
uccideremo!…
“MAGNIFICO!!!” fu l’espressione usata da tasslehoff quando dopo due giorni di viaggio lui e lo gnomo arrivarono alla famigerata montagna.
“effettivamente fa impressione” ribatté Gnosh quasi spaccandosi il collo per guardare la sommità della montagna “dove troveremo il carbone?” chiese “Sua Maestà aveva detto che la montagna era piena di gallerie e che dovevamo cercare in esse” rispose il kender esaminando uno strano oggetto metallico che si era misteriosamente trovato in tasca “avviamoci” disse ancora lo gnomo.
Si
avvicinano…
Ma
non hanno cattive intenzioni…
Il
nostro dovere è di proteggere il carbone e lo faremo a qualunque costo!…
Ma
potremmo non ucciderli…
No!…
“NON DI NUOVO, NON NE POSSO PIU!”strepitò lo gnomo,”E LA VENTICINQUESIMA VOLTA CHE CI RITROVIAMO QUI!” “non ti preoccupare” disse Tas, calmo “riusciremo a uscire di qui prima o poi, calmati” “COME PUOI DIRMI DI CALMARMI SE SONO TRE GIORNI CHE GIRIAMO A VUOTO IN QUESTI CUNICOLI???” “non esagerare, ci siamo addentrati qua dentro solo poche ore fa” disse tas iniziando a stufarsi “e nel caso la colpa sarebbe tua, così come l’idea di cercare il carbone” “GIA PERCHE E UNA COLPA AVERE L’IDEA GENIALE DI TROVARE UN MODO PER TORNARE SU ANSALON VERO?” grido ancora lo gnomo, ricevendo questa volta da tas una risposta per le rime “SAREBBE STATA UN IDEA GENIALE SOLO SE NON AVESSE COMPORTATO L’INGRESSO IN UNA BUIA E TETRA CAVERNA!” I due andarono avanti così per molto, molto tempo senza neppure accorgersi di due paia di occhi che li osservavano dall’alto.
Finalmente
sono alla nostra portata…
Lo
sono sempre stati da quando si sono avvicinati alla montagna…ti prego non
ucciderli, non sembrano in condizione di fare del male…
Tutti
lo sono…quando il supremo Nuitari all’alba dei tempi ci diede il compito di
proteggere il carbone nuitariano, l’origine della magia nera su krynn,ci spiegò
che chiunque avesse scoperto i Segreti della Necromanzia poteva avere accesso
alla montagna ma gli altri dovevano essere eliminati…
Perché?…
Non
tentare di comprendere ciò che è al di fuori della tua portata, fratello…
Potremmo
solo allontanarli…
Non
capisci?sono venuti per il carbone e non se ne andranno senza di esso…
Purtroppo
hai ragione ,fratello…ma almeno mettiamoli al corrente di quello che succede,
non possono morire senza nemmeno sapere il perché…
Va
bene…ma poi li uccideremo…
Senza
dubbio………
“che strano,mi sento osservato” disse tas a lotta conclusa “in effetti ho anch’io questa sensazione” rispose lo gnomo “ora riproviamo a uscire di qui” “va ben… Tas venne bruscamente interrotto quando due creature all’apparenza composte da nebbia, si materializzarono con gran fragore dinanzi a loro
benvenuti….
Disse uno dei due con voce che sembrava, se possibile, anch’essa nebbiosa come e più dei due esseri che ormai avevano preso consistenza.
Avete
penetrato la montagna della nebbia…non siete stati invitati…
Continuò l’altro
Questo
comporta la morte…
Siamo
obbligati a uccidervi…
Perché
volevate il carbone?…
Solo tas riuscì a spiegare la loro disavventura in quanto lo gnomo non riusciva a spiccicare parola.
Te
lo avevo detto… gli esseri
presero a bisbigliare tra loro
Si
ma vogliono comunque il carbone…
Intendi dare all’altro ciò che desidera?…
Vediamo se gli piace l’idea…
Io
e mio fratello abbiamo preso una decisione…annunciò il più
grosso
Daremo carbone e vita a uno di voi ma vogliamo l’anima dell’altro…è l’unica possibilità che avete se non quella di morire tutti e due…
Il rumore che sente qualcuno n procinto di elevarsi ad altri mondi, sconosciuti a tutti i comuni mortali…
“NO!” gridò tas “no” ripeté e continuò a ripetere mentre i due guardiani portavano via lo gnomo, verso la sua fine.
“un’ultima cosa tas” disse lui “non rammendarmi come qualcuno morto per via della caduta di una moneta, quando tornerai su krynn,narra agli altri che io sono morto da eroe, combattendo contro molti nemici…Addio Amico”furono le sue ultime parole mentre veniva condotto nell’oscurità…
“Gnomo,
non disperare, anche se sei morto ora troverai pace.” “chi sei”
“dipende,gli elfi richiamano e’li, i draghi malvagi non mi nominano per mio
timore,i draghi metallici mi chiamano padre,gli gnomi Grande costruttore,i
kender Fizban,Gli umani Paladine.Ora voglio raccontarti una storia, quella della
Creazione:
I
tre dei che noi conosciamo come Paladine, Takhisis e Gilean dimoravano un tempo
insieme sul piano immortale. Essi erano fratelli in quanto nati dal Caos, Padre
del Tutto e del Nulla: Paladine era il maggiore, coscienzioso e responsabile;
Gilean era il secondogenito, studioso e contemplativo; Takhisis, la più
giovane, era l'unica figlia e, a detta di alcuni, la preferita, ed era inquieta,
ambiziosa e annoiata.
Takhisis
voleva il potere, voleva dominare sugli altri, ma per quanto tentasse non
riusciva ad imporsi ai fratelli perché‚ Paladine aveva una volontà troppo
forte e Gilean era sempre distratto. Sulla base di tutto questo, noi Irda
riteniamo che il mondo di Krynn e tutte le forme di vita presenti su questo
piano siano stati creati per istigazione di Takhisis, che era capace di
diventare decisamente astuta e affascinante quando voleva qualcosa.
Takhisis
si recò quindi dai due fratelli maggiori ed espose loro la sua idea di creare
un mondo e degli spiriti che vi dimorassero: con Paladine badò a sottolineare
come questi spiriti avrebbero portato ordine in un universo altrimenti caotico e
questi, che da tempo era turbato per il fatto che la loro vita non aveva uno
scopo o un significato, diede il suo assenso insieme a quello della sua
consorte, Mishakal. Entrambi infatti erano molto soddisfatti all'idea di un
cambiamento.
“Naturalmente
hai parlato di questo con il Padre e hai ottenuto il suo permesso, vero?”
osservò però Paladine.
“Certamente,
mio caro fratello” replicò Takhisis, e anche se doveva essere consapevole del
fatto che lei stava mentendo Paladine chiuse gli occhi davanti alla verità
perché‚ era impaziente di dare ordine all'universo.
Takhisis
si recò quindi da Gilean e gli parlò delle opportunità di studio che
sarebbero derivate dall'osservare come creature diverse da loro reagivano in
svariate situazioni.
Gilean
trovò l'idea interessante e non avendo consorte (non ci sono notizie di cosa le
fosse successo) si consultò con Zivilyn, un dio che si dice esista
contemporaneamente su tutti i piani in tutti i tempi e che è giunto da uno
degli altri piani immortali che viene indicato semplicemente come l'Oltre.
Zivilyn
guardò davanti e dietro, a destra e a sinistra, in alto e in basso, e alla fine
dichiarò che quella era una buona idea, per cui Gilean acconsenti al progetto
della sorella.
“Naturalmente
hai parlato della cosa con il Padre, vero?” aggiunse come per un ripensamento,
senza neppure sollevare lo sguardo dal libro che stava leggendo.
“Certamente,
mio caro fratello” replicò Takhisis.
Gilean
sapeva che lei stava mentendo perché‚ Zivilyn lo aveva avvertito che lo
avrebbe fatto, ma l'opportunità di acquisire nuovo sapere era per lui una
tentazione troppo grande e per questo chiuse gli occhi davanti alla verità.
Avendo
ottenuto l'assenso dei fratelli, Takhisis procedette a realizzare il suo piano.
Nell'Oltre
vive un dio chiamato Reorx, del cui passato non si sa molto anche se corrono
voci che una terribile tragedia di qualche tipo lo avesse spinto ad evitare la
compagnia degli altri immortali. Reorx viveva da solo sul suo piano e passava il
tempo a creare cose splendide e orribili, meravigliose e terribili: la sua unica
gioia era la creazione, ma non sapeva cosa farsene degli oggetti che realizzava
e dopo averli ultimati li gettava via; ancora oggi di tanto in tanto capita di
vedesse uno precipitare dal cielo, nella forma nota come stella cadente.
Takhisis
si recò dunque da Reorx e cominciò a incensare le sue creazioni.
“Però
è davvero un peccato che tu le debba buttare via” concluse. “Ho in mente un
piano che ti permetterà di creare qualcosa che non ti annoierà e che ti offrirà
nuove sfide per ogni giorno della tua vita immortale. Creerai un mondo e lo
popolerai di spiriti, insegnando loro tutte le arti che conosci.”
Reorx
rimase affascinato dall'idea che le sue incessanti creazioni avessero infine un
impiego e un'utilità e fu pronto ad acconsentire.
“Hai
parlato di questo con il Padre?” domandò a Takhisis.
“Se
non lo avessi fatto non sarei mai venuta da te” rispose lei.
Essendo
semplice e ingenuo, Reorx non si rese conto che Takhisis stava mentendo.
A
quel punto gli dei si radunarono: Paladine, Mishakal e i loro figli; Gilean e la
sua unica figlia naturale, insieme agli altri figli da lui adottati; Takhisis,
il suo consorte Sargonnas e i loro figli. Venne anche Reorx, che portò con sé‚
la sua incudine e là, in mezzo alla notte cupa e infinita del Caos, vibrò il
primo colpo di martello su un pezzo di metallo incandescente.
In
quel momento i due fratelli furono costretti a guardare in faccia la verità:
Takhisis non aveva consultato il Caos, Padre del Tutto e del Nulla. Consapevole
che lui si sarebbe opposto al suo piano di portare ordine nell'universo,
Takhisis glielo aveva deliberatamente tenuto nascosto, cosa di cui era indubbio
che i suoi fratelli fossero consapevoli.
Il
Caos avrebbe potuto distruggere i suoi figli e il loro nuovo giocattolo in quel
preciso momento, ma com’è proprio dei genitori decise invece di impartire
loro una lezione.
“In
effetti creerete l'ordine” tuonò, “ma io provvederò perché‚ tale ordine
generi la discordia in mezzo a voi e fra coloro che dimoreranno sul vostro
mondo.”
Nulla
poteva ormai essere fatto per modificare l'accaduto: le prime scintille generate
dal martello di Reorx erano già diventate stelle la cui luce aveva generato
spiriti viventi, quindi Reorx forgiò un mondo su cui quegli spiriti potessero
vivere.
E
fu allora che la maledizione pronunciata dal Caos cominciò a rendersi
manifesta.
Takhisis
voleva che gli spiriti appena creati fossero sotto il suo controllo perché‚
intendeva impartire loro ordini e costringerli a obbedire alla sua volontà;
Paladine voleva invece avere gli spiriti sotto la sua guida, con l'intenzione di
allevarli e di avviarli lungo la strada della virtù. Gilean, infine, trovava
poco vantaggiose entrambe le cose, almeno da un punto di vista accademico, e
voleva invece che gli spiriti rimanessero liberi di scegliere la strada che più
preferivano, in quanto questo avrebbe reso il mondo un posto molto più
interessante.
I
tre fratelli litigarono e i loro figli e gli dei degli altri piani vennero
coinvolti nella battaglia, che diede inizio alla Guerra di Tutti i Santi.
Dall'alto,
il Padre del Tutto e del Nulla scoppiò in una risata spaventosa a sentirsi.
Alla
fine Paladine e Gilean si resero conto che quella battaglia avrebbe potuto
distruggere tutta la creazione, unirono le forze contro la sorella e pur non
riuscendo a sconfiggerla la costrinsero almeno a venire a patti. Con riluttanza
Takhisis acconsenti al fatto che tutti e tre dovessero governare insieme il
nuovo mondo mantenendo un equilibrio fra loro, nella speranza di porre così
fine alla maledizione scagliata da Padre Caos.
I
tre dei decisero che ciascuno di loro avrebbe dato agli spiriti doni che
avrebbero permesso loro di vivere e di prosperare su quel mondo appena formato.
Paladine
diede agli spiriti il bisogno di esercitare controllo, in modo che operassero
per sottomettere le cose che li circondavano e portassero così l’ordine nel
mondo.
Takhisis
diede agli spiriti l'ambizione e il desiderio: essi non avrebbero soltanto
controllato il mondo ma avrebbero costantemente cercato di migliorarlo... e di
migliorare loro stessi.
Gilean
diede agli spiriti il dono della libera scelta. Ciascuno di essi sarebbe stato
libero di prendere le proprie decisioni e nessun singolo dio avrebbe detenuto il
potere assoluto.
Quei
doni erano tutti buoni e positivi... a patto di non essere portati agli estremi.
Il
bisogno di esercitare controllo nella sua forma estrema porta alla paura dei
cambiamenti, alla soppressione di nuove idee, all'intolleranza verso tutto ciò
che è diverso.
Un’ambizione,
portata all'estremo, conduce alla determinazione di impadronirsi del potere a
tutti i costi e di schiavizzare gli altri; i desideri possono diventare
ossessioni, generando l'avidità, la lussuria, l'avarizia e la gelosia.
La
libertà nella sua forma estrema è anarchia.
Gli
spiriti acquisirono una forma fisica, scaturendo dall'immaginazione degli dei.
Dalla mente di Paladine giunsero gli elfi, la sua razza ideale, che trae diletto
dal controllo del mondo fisico e ama modellarlo secondo la sua volontà.
Una
razza longeva e poco soggetta ai cambiamenti.
Takhisis
immaginò una razza di esseri di suprema bellezza, egoisti e ambiziosi quanto
lei, e produsse gli orchi. A mano a mano che le loro bramosie crebbero la loro
bellezza ne venne consumata, ma essi sono ancora immensamente forti e possenti.
Quanto
a noi Irda, si può dire che siamo a nostra volta creazioni di Takhisis, perché‚
in. origine eravamo orchi. Quando abbiamo visto cosa stava succedendo alla
nostra gente, alcuni di noi si sono rivolti a Paladine ed hanno implorato il suo
aiuto. Lui ci ha permesso di sottrarci al dominio della Regina delle Tenebre, ma
il prezzo che abbiamo pagato è stato elevato: non avremmo più potuto vivere
nelle vicinanze delle altre razze per non cadere più in tentazione, e saremmo
dovuti diventare un popolo isolato e solitario che traeva piacere dal suo stesso
isolamento al punto da badare a preservarlo. Perfino unirci per generare dei
discendenti sarebbe stato difficile per noi, cosa che con il tempo ha portato al
decrescere del nostro numero . Comunque gli Irda hanno accettato tutte queste
condizioni per sottrarsi al fato dei loro fratelli e questo spiega perché‚ il
mondo non sappia nulla di noi... o abbia false cognizioni al riguardo.
Gilean
immaginò la razza degli umani, che hanno la vita più breve e sono i più
rapidi a cambiare, oltre ad essere facilmente indotti a schierarsi ora con
questa e ora con quella fazione.
Per
suo divertimento personale e per aumentare la confusione, il Padre creò gli
animali e irritò notevolmente i suoi figli attribuendo dei vantaggi a molti di
essi e in particolare ai draghi: essi posseggono infatti saggezza, intelligenza,
una lunga vita, la magia, la forza fisica e anni formidabili, e fin da quando
hanno fatto la loro comparsa su Krynn, tutte le altre specie li hanno combattuti
oppure hanno cercato di allearsi con essi.
In
questo modo si giunse all'instaurazione dell'equilibrio nel mondo. Gli elfi si
consideravano l'incarnazione del “bene” e ritenevano gli orchi la
personificazione del “male” (è interessante notare come la visione del
mondo da parte degli orchi sia diametralmente opposta ed essi si considerino
“buoni”, vedendo come “malvagi” gli elfi e le altre razze decise a
sterminarli). Gli umani, presi nel mezzo, potevano essere indotti con facilità
a schierarsi ora con gli uni e ora con gli altri... cosa che facevano di
continuo.
Avendo
nel sangue i doni di tutti gli dei, il bisogno di controllare, l'ambizione, i
desideri e la libertà di scegliere se usarli per il bene o per il male, gli
umani sono una razza che attraversa veloce lo scorrere del tempo creando,
cambiando, alterando e distruggendo, cosa che di solito viene chiamata
progresso.
Fu
sempre durante questo periodo che la magia fece la sua apparizione nel mondo.
Fra tutti i figli degli dei, tre in particolare erano cresciuti insieme e
avevano sviluppato un insolito affiatamento: Solinari, figlio di Paladine e di
Mishakal; Nuitari, figlio di Takhisis e di Sargonnas, e Lunitari, figlia di
Gilean. Per quanto tutti gli dei fossero dotati del potere della magia, in quei
tre tale potere era incrementato dall'amore per la magia e dalla dedizione a
tale arte che serviva a formare un vincolo fra loro che pure erano del tutto
diversi sotto ogni altro aspetto.
Allo
scoppio della Guerra di Tutti i Santi, quei tre vennero sottoposti a pressione
da parte dei loro genitori perché‚ si schierassero con questa o con quella
fazione, e poiché‚ temevano che quella guerra potesse distruggere ciò che
essi più amavano, la magia, i tre cugini giurarono di essere sempre fedeli alla
magia e gli uni agli altri, e abbandonarono il panteon degli dei, assumendo
spoglie mortali e prendendo a vagare sulla superficie di Krynn.
Ognuno
di essi trovò quindi un seguace fra i mortali e gli trasmise il dono della
magia perché‚ venisse a sua volta diffuso fra altri mortali che, in caso di
necessità, avrebbero potuto invocare i tre dei per ricevere assistenza. Fatto
questo i tre cugini lasciarono Krynn ma rimasero vicino ad esso, girando in
cerchio nel cielo e sorvegliando coloro che si servivano 'dei loro doni con
occhi fissi e attenti che i mortali identificano con le tre lune di Krynn:
l'argentea Solinari, la rossa Lunitari e l'invisibile (tranne che per i suoi
seguaci) Nuitari.
Noi
Irda siamo dotati di poteri magici immensamente forti ma non sappiamo con
certezza da dove essi siano giunti in quanto non siamo allineati con i maghi di
Krynn e siamo anzi considerati da loro come dei “rinnegati” in quanto essi
vedono in noi una minaccia, un pericolo per i tre ordini in cui sono raccolti.
La nostra magia è quindi uno dei motivi per cui evitiamo ogni contatto con le
altre specie: essa è di cruciale importanza per la nostra sopravvivenza in
quanto ogni Irda nasce essendone già dotato, ce l'ha per così dire nel sangue
e la usa con la stessa naturalezza con cui impiega gli altri sensi della vista,
dell'udito, dell'olfatto, del gusto e del tatto... e poiché‚ a nessuno viene
chiesto di spiegare per quale motivo è in gra do di vedere non ritengo che il
mondo esterno abbia il diritto di chiederci di spiegare come facciamo a
realizzare quelli che ad esso sembrano dei miracoli.
Riprendiamo
ora la storia della creazione.
Il
nuovo mondo era giovane e selvaggio, come lo erano anche gli spiriti dei mortali
che lo abitavano. Lavorando duramente gli elfi sottomisero la loro parte del
mondo, mentre gli orchi imparavano ad adattarsi alla loro e gli umani cercavano
di modellare e di migliorare la parte ad essi assegnata. Oppresso come sempre
dalla solitudine, Reorx si offrì di aiutarli, e da allora pare che lui sia
veramente felice soltanto quando si mescola ai mortali.
Reorx
insegnò ad un gruppo di umani innumerevoli cose, compresa la tecnica per
forgiare l'acciaio, e subito gli elfi e gli orchi cominciarono a desiderare quel
metallo che non erano in grado di produrre e vennero dagli umani per comprare
spade, coltelli e attrezzi in acciaio. Gli umani s'inorgoglirono allora delle
loro capacità e presero a vantarsene, dimenticando sulla spinta dell'orgoglio
di onorare Reorx, il loro maestro e arrivando addirittura ad evitare il dio
quando questi veniva fra loro, deridendolo a causa della sua bassa statura e
sminuendo il suo interesse per quell'arte che pure stava fruttando loro tante
ricchezze.
Infuriato,
Reorx maledisse quegli umani e li privò delle abilità che aveva insegnato
loro, tutte tranne quella d'inventare, di erigere e di costruire, decretando al
tempo stesso che essi fossero di bassa statura, grinzosi e che venissero derisi
dalle altre razze... in breve, li trasformò e creò gli gnomi.
Durante
questo periodo, noto come Era del Crepuscolo, l'equilibrio del mondo, che non
era mai stato particolarmente stabile, cominciò a vacillare: non
accontentandosi più di quello che avevano, gli umani cominciavano a desiderare
i beni dei vicini e gli orchi, incitati da Takhisis, volevano arrivare al
potere; gli elfi, dal canto loro, desideravano essere lasciati in pace ed erano
pronti a combattere per difendere il loro isolamento.
Per
intensificare il suo controllo sugli umani, Takhisis portò allora su questo
piano uno degli dei dell'Oltre, il dio Hiddukel, che è per sua natura un vero e
proprio mercante che ama contrattare e barattare e che è molto abile in questo
campo. Hiddukel vide subito nel vacillare dell'equilibrio generale un modo per
accrescere il proprio potere: la guerra sarebbe infatti stata propizia per gli
affari in quanto avrebbe fatto aumentare la produzione di armi, di armature e di
cibo per nutrire le truppe, e dal momento che fra le altre cose commerciava
anche in anime dei morti, Hiddukel previde di poter ricavare in quel campo un
profitto non indifferente. Nella speranza di accentuare la confusione generale,
Hiddukel si recò quindi da Chisle v, dea delle foreste e della natura, e
facendo ricorso ai suoi modi più persuasivi la convinse che eventi catastrofici
si stavano profilando all'orizzonte.
“È
solo questione di tempo prima che scoppi una guerra” concluse in tono
dolente.”E che ne sarà allora dell'ambiente? Le foreste verranno abbattute
per costruire torri da assedio, giovani alberi saranno trasformati in archi e
frecce, i campi verranno devastati e incendiati. Dobbiamo porre fine una volta
per tutte a questa lotta fra le diverse razze... naturalmente nell'interesse
della natura.”
“E
tu cos'hai da guadagnarci in tutto questo?” domandò Chislev. “Non riesco a
credere che tu sia interessato alle cucciolate di conigli selvatici.”
“Nessuno
pensa mai che io abbia un cuore” si lamentò Hiddukel.
“Perché‚
è difficile vedere al di sotto dell'untuosità delle tue parole” ribatté
Chislev.
“Se
proprio vuoi saperlo, la guerra avrebbe un effetto sconvolgente sui mercati
finanziari, il valore dell'oro crollerebbe fino a diventare praticamente nullo e
i contadini non potrebbero vendere le loro merci al mercato nel bel mezzo di
un'invasione. Inoltre i conigli mi piacciono molto.”
“Nello
stufato, forse” sospirò Chislev. “Peraltro capisco cosa intendi perché‚
da tempo vedo crescere l'inquietudine fra le razze e sento aumentare di pari
passo la mia preoccupazione. Ho parlato con Gilean, ma sai com’è fatto! Non
alza mai lo sguardo da quel libro e continua a scrivere, scrivere, scrivere!”
“Parlare
con Takhisis non è più facile” sbuffò Hiddukel. “Quando non è con
Sargonnas a guardare i minotauri intenti a prendersi a randellate in testa è
impegnata a scatenare pestilenze, carestie e inondazioni, e non ha più tempo
per quelli come noi.”
“Cosa
suggerisci di fare, dal momento che sembri avere un piano?”
“Io
ne ho sempre uno, mia cara amica amante degli alberi. Se la neutralità
diventasse la forza dominante dei mondo allora l'equilibrio rimarrebbe costante
e non si altererebbe mai... giusto?”
“Suppongo
di sì” convenne con cautela Chislev, diffidando di Hiddukel ma non trovando
motivo per contraddirlo.” Però non capisco...”
“Ah!
Va’ da Reorx e chiedigli di creare per te una gemma che contenga l'essenza
stessa della neutralità e che serva come ancora, in modo da far sì che la
neutralità diventi la forza dominante di Krynn e sopraffaccia i due estremi
opposti che così saranno vincolati a quel centro neutrale e non potranno
allontanarsi da esso.”
“E
cosa ne farò di questa gemma, una volta che sarà stata creata? Dovrei forse
affidarla alla tua custodia?” chiese Chislev, che pur essendo una dea gentile
aveva una certa propensione per il sarcasmo, soprattutto nel parlare con
Hiddukel.
“Santo
Cielo, no!” esclamò questi, sgomento. “Non vorrei mai una simile
responsabilità. La cosa più logica sarebbe darla in custodia a qualcuno di cui
ti fidi... non credi anche tu?”
Chislev
fissò intensamente Hiddukel, che però fece sfoggio di un'assoluta innocenza e
di una sincera preoccupazione per il destino del mondo. Del resto, si diceva che
la sua abilità fosse tale che perfino la Regina Takhisis aveva perso con lui in
più di una trattativa.
Come
conseguenza di quella conversazione Chislev lasciò la sua foresta e si aggirò
per il mondo in forma mortale, vedendo cose che la turbarono profondamente:
fucine d'acciaio che ardevano di un rosso acceso anche nel cuore della notte,
elfi che lucidavano le spade da poco ottenute, umani che contavano il loro
denaro, orchi che si esercitavano a staccare teste.
Addolorata,
Chislev decise che era necessario fare qualcosa e prese in considerazione
l'eventualità di discutere del problema con il suo consorte Zivilyn, il dio che
poteva vedere tutti i piani e tutti i tempi, futuri e passati. Sapeva però per
esperienza che ottenere una risposta semplice e concisa da parte di Zivilyn era
impossibile, perché‚ lui sembrava sempre decidere di fare una cosa e poi
cambiava idea per aver visto la situazione da un'altra prospettiva e sceglieva
di agire diversamente, salvo cambiare ancora idea per aver visto le cose da una
terza angolazione e finire poi per non fare nulla.
Consapevole
che in questo caso era invece necessario agire, Chislev decise di farlo di
persona e si recò da Reorx.
Uno
dei motivi per cui Reorx trascorreva tanto tempo in compagnia degli umani era
che nessuno degli dei si recava mai a trovarlo, quindi lui rimase stupefatto e
compiaciuto di ricevere una visita, soprattutto da parte di una creatura bella e
dolce come Chislev.
Lei,
dal canto suo, si senti sopraffare dalle attenzioni di cui Reorx la ricoprì,
cominciando a correre di qua e di là per prendere dei biscotti da offrirle,
inciampando nel frattempo nel mobilio nel tentare di rintracciare la teiera e
offrendole da mangiare tutto ciò che lei poteva desiderare... un comportamento
che destò in Chislev un senso di colpa di fronte all'evidente solitudine del
suo ospite, inducendola a rimproverarsi per averlo trascurato e a giurare a se
stessa che in futuro sarebbe venuta a trovarlo più spesso.
Mentre
sorseggiava il tè espose quindi la sua richiesta a Reorx, che si mostrò fin
troppo lieto di soddisfarla: se voleva una gemma l'avrebbe avuta, ne avrebbe
avute a centinaia, le migliori dell'universo!
Arrossendo,
Chislev ribadì che lei voleva una sola gemma in cui racchiudere l'essenza della
neutralità.
“E
quest'essenza cosa sarebbe, esattamente?” chiese Reorx, accarezzandosi la
barba con la fronte aggrottata in un'espressione pensosa.
“Ecco”
cominciò Chislev, alquanto perplessa, “l'essenza della neutralità è... ¯
“Il
caos?” suggerì Reorx.
Chislev
rifletté‚ sulla cosa, guardandosi intorno con un certo timore per essere
certa che il Padre del Tutto e del Nulla, l'incarnazione del Caos, non avesse
sentito.
“Credi
che ne potremmo catturare una piccola parte?” chiese quindi. “Non tanta,
appena il necessario per ancorare la neutralità nel mondo?”
“Consideralo
fatto, signora” rispose Reorx, con una disinvoltura davvero splendida. “Dove
devo consegnare questa gemma?”
“Portala
a Lunitari” rispose Chislev, che aveva riflettuto a lungo su quel problema.
“Lei è la più vicina al mondo ed è continuamente coinvolta con i mortali e
le loro attività, quindi sarà la custode più indicata.”
Reorx
annuì, le baciò la mano, andò a sbattere contro un'ottomana, rovesciò la
propria tazza da tè e si precipitò immediatamente nella sua fucina, rosso in
volto come un pomodoro.
Sollevata
dalle sue preoccupazioni, Chislev fece ritorno con gratitudine nella sua
foresta.
Non
si sa come Reorx sia riuscito a catturare un frammento di Caos e a racchiuderlo
nella gemma, ma quanto è accaduto in seguito è chiara testimonianza che lui
dovette riuscire nel suo intento. Reorx creò la cosiddetta Gemma Grigia e
quando ebbe finito l'affidò alla custodia di Lunitari, che si senti
immediatamente attratta dalla gemma e la pose nel centro della luna rossa,
contemplandola quasi di continuo perché‚ quella pietra aveva lo strano
effetto di indurre tutti coloro che la vedevano a desiderarla.
Incluso,
naturalmente, il suo stesso creatore Reorx. Non appena ebbe consegnato la gemma
a Lunitari, infatti, Reorx scoprì con sconcerto di sognare la Gemma Grigia
tutte le notti e cominciò a rimpiangere di essersene separato al punto da
recarsi da Lunitari e chiederle umilmente che gliela restituisse.
Lunitari
però rifiutò perché‚ anche lei sognava la gemma ogni notte e al risveglio
le piaceva vederla scintillare sulla luna rossa.
Reorx
si infuriò e rimuginò, e alla fine escogitò il modo di recuperare la Gemma
Grigia: assunta forma mortale, apparve in mezzo alla razza da lui creata, quella
degli gnomi, e scelse fra tutti uno gnomo le cui invenzioni erano finora state
le meno distruttive per la vita, gli arti e le proprietà altrui, mostrandogli
in sogno la Gemma Grigia.
Naturalmente
lo gnomo cominciò a desiderare la gemma più di qualsiasi altra cosa ci fosse
su Krynn, con la possibile eccezione di un cacciavite multiteste a vapore che
peraltro era impossibile ad ottenersi perché‚ il progetto era ancora arenato
in sede di comitato, e decise di catturare la Gemma Grigia. Come fece per
riuscirci è già registrato da altre cronache, quindi basti dire che l'impresa
richiese una scala magica, diverse carrucole e argani, una rete magica e un po'
di aiuto da parte di Reorx, e che alla fine lo gnomo catturò la Gemma Grigia
mediante la rete magica mentre Lunitari era dalla parte opposta del mondo.
“Proprio
quello che mi serviva per alimentare il mio combinato a lama rotante per
affettare sottaceti e regolare la barba” commentò lo gnomo, e stava per
inserire la pietra nell'invenzione quando Reorx gli si presentò nei panni di un
altro gnomo e pretese la pietra per s‚.
I
due litigarono e nel corso della discussione la Gemma Grigia sgusciò fuori
dalla rete e scomparve, dimostrando di essere qualcosa di più e di diverso da
ciò che supponevano Reorx, Lunitari, lo gnomo o chiunque altro.
Con
suo sommo stupore Reorx vide la gemma fluttuare via nell'aria e si lanciò al
suo inseguimento (come anche lo gnomo e una schiera di suoi parenti) senza però
riuscire a riprenderla. Da quel momento la Gemma Grigia si scatenò per tutto
Krynn, seminando il caos sulla sua scia, alterando animali e piante,
influenzando gli incantesimi dei maghi e causando notevoli problemi a tutti.
A
questo punto tutti gli dei si accorsero infine dell'esistenza della Gemma
Grigia, e sia Paladine che Takhisis s'infuriarono con Reorx per averla forgiata
senza prima consultarsi con loro; vergognosa, Chislev confessò la parte avuta
nel piano e fece anche il nome di Hiddukel, che però si limitò a scrollare le
spalle e a scoppiare in una fragorosa risata.
Infatti
il suo piano aveva funzionato, e invece di garantire l'equilibrio adesso la
Gemma Grigia lo stava alterando ulteriormente: gli elfi stavano progettando di
entrare in guerra con gli umani, che a loro volta erano pronti a combattere
contro di essi, e gli orchi erano impazienti di affrontare chiunque.
Nel
frattempo la Gemma Grigia venne catturata da un umano di nome Gargath, che con
l'ausilio di parecchi congegni magici riuscì a intrappolarla nel proprio
castello (o almeno ritenne di averlo fatto, anche se è mio parere che la Gemma
Grigia gli permise di catturarla, in quanto nessuna magia umana a me nota è mai
riuscita a tenerla vincolata a lungo).
Gli
gnomi che da decenni stavano inseguendo la gemma assediarono allora il castello
di Gargath e riuscirono (per puro caso) ad aprire una breccia nelle mura,
facendo così irruzione nel cortile e impadronendosi della gemma.
Quando
l'ebbero in mano, una metà degli gnomi richiese che venisse spaccata in due
perché‚ erano estremamente curiosi di vedere cosa c'era dentro, mentre gli
altri proposero di riportarla indietro con loro e di custodirla a causa del suo
valore.
In
quel momento un'intensa luce grigia si diffuse tutt'intorno, accecando tutti, e
quando fu di nuovo possibile vedere nel cortile c'erano soltanto due gruppi di
gnomi intenti a litigare fra loro. La cosa più stupefacente, però, era che gli
gnomi non erano più tali: il potere della Gemma Grigia li aveva alterati,
trasformando quelli che avevano desiderato conservare la pietra per il suo
valore in nani e quelli che volevano aprirla per curiosità in kender.
Quanto
agli gnomi che erano rimasti fuori del castello perché‚ impegnati a lavorare
alla loro più recente invenzione, la balestra a tamburo con fuoco continuo in
seguito nota come Balestra Gatling dal nome del suo inventore, Testamatta
Gatling, essi risultarono essere rimasti immuni dagli effetti della luce magica
della Gemma Grigia e ritennero che questo fosse dovuto ai candelabri ad olio
destinati ad illuminare di notte il campo di battaglia, che erano stati inviati
nel cielo a quello scopo mediante un pallone pieno di gas (prodotto con una
tecnica troppo complicata per descriverla in questa sede ma che richiedeva
l'impiego di succo di limone, pinze metalliche e acqua). A quanto pareva, coloro
che erano sopravvissuti all'inevitabile esplosione del pallone erano rimasti
gnomi.
Nel frattempo la Gemma Grigia era scomparsa all'orizzonte, e da allora sia Reorx che altri hanno fatto svariati tentativi per recuperarla. La Gemma Grigia permette alle persone di afferrarla, poi le usa però per i propri scopi, o forse per il proprio divertimento, e quando si stanca le lascia libere, riprendendo la sua fuga.
Dopo essere stato guidato al carbone, Tas tornò al regno di Tartaglia, gli narrò di come lui e lo gnomo erano stati assaliti da centinaia e centinaia di solinariani e di come lui,tas,fosse scappato a gambe levate mentre il suo amico gnomo combatteva.tornato sul luogo della battaglia tas aveva trovato lo gnomo moribondo ma vincitore che gli aveva consegnato il carbone. Tas lasciò quindi nuitari per non farvi più ritorno, non senza aver tentato però di persuadere il re a seguirlo.Quello stesso giorno tas riportò il congegno a par-salian spiegando, con sommo stupore dell’arcimago,
che
esso portava solo morte e distruzione.
Majere