Racconti Fantasy

Vesnar, il Mago/Guerriero
Storia di un Giovane Eroe

 

Capitolo 1: Sogni e promesse

Il sole mattutino splendeva ormai alto nel cielo ed il canto degli uccelli libranti dava l’idea dell’inizio della stagione più bella, la primavera. Vesnar aprì gli occhi e subito capì di non trovarsi nel suo giaciglio: era disteso su di un verde prato in fiore, all’ombra di un grosso albero di melo e subito si ricordò di essersi allenato per tutta la notte fino all’esaurimento. Capì di aver passato la notte dormendo disteso sotto le stelle, ma subito si rese conto che era molto tardi: - Oh, cavolo! Devo sbrigarmi a tornare al villaggio altrimenti il maestro si arrabbierà moltissimo! Ma doveva capitare proprio oggi di risvegliarmi così lontano dal villaggio!!! Non dovevo esagerare con l’allenamento ieri, altrimenti rischio di compromettere il mio esame. – Quel giorno era molto importante per Vesnar, giovane ragazzo del villaggio di Navel, perché doveva affrontare l’esame di “Guerra ed Arti Magiche” che aveva preparato da tempo e che, una volta superato, l’avrebbe promosso al titolo di “Giovane Mago/Guerriero”, titolo molto importante per un ragazzo che aspirava a diventare un Mago/Guerriero. Non pensava ad altro il ragazzo, mentre correva frettoloso verso il villaggio con la speranza di riuscire a superare l’esame. – Ah, Vesnar, in ritardo anche oggi eh? Muoviti che l’esame è iniziato da un pezzo e tra un po’ sarà il tuo turno. -; - Scusi maestro, *hanf*, ma ho avuto un piccolo, *hanf*, contrattempo eh… -; - Va bene, va bene, me lo spiegherai più tardi, ora muoviti però… - e così dicendo il maestro augurò buona fortuna al ragazzo che entrò più fiducioso che mai nel campo di battaglia magico allestito per l’occasione. Dopo l’incontro Vesnar era esausto. Aveva esagerato con gli allenamenti ed ora si trovava senza fiato. Ma sapeva di aver fatto balla figura all’occhio degli osservatori. – Non hai proprio brillato, Vesnar, eri stanco e si è visto, ma ti sei comportato molto bene ugualmente e quindi speriamo in una promozione. -; - Grazie maestro, ma credo di non passare, ho lasciato troppo spazio all’avversario e lui ha cercato sempre di sopraffarmi, quindi… -; - Quindi non pensarci ragazzo, sei giovane ed hai combattuto bene!!! Ecco, è il momento di vedere se sei stato promosso! -. - Messeri e Miladi, è con grande onore che vi leggo i nomi dei ragazzi che meglio si sono comportati nella prova d’esame oggi tenuta… -; il presentatore iniziò ad elencare i nomi dei ragazzi elencati in orine alfabetico e Vesnar tremava di emozione quando il presentatore iniziò a leggere i nomi inizianti per “V”: - Passiamo alla “V”: Vabon Trevoì, Venit Bonnis, Vesnar Germinario… -; quando il presentatore pronunciò il suo nome il ragazzo fece un balzo di gioia ed abbracciò il suo maestro che l’aveva sostenuto fino a quel momento. Durante la premiazione Vesnar ricevette un’ anello con il simbolo del “Giovane Mago/Guerriero”, segno di fine apprendistato ed inizio di esperienza diretta dell’ uso della spada e delle arti magiche. Il ragazzo trascorse il pomeriggio a pensare che adesso avrebbe dovuto abbandonare il suo villaggio per imparare nuove cose e per poter così coronare il suo sogno: diventare Vassallo del Sommo Blue Dragon. Durante la notte al ragazzo apparvero in sogno i suoi genitori, sua sorella ed il suo fratellino, e rimpianse di aver lasciato il suo villaggio per seguire gli insegnamenti del suo maestro, ma infondo l’aveva fatto per una buona causa, voleva proteggere tutti gli innocenti del suo villaggio, povera gente soggetta alla tirannia dei primi mercenari di passaggio che non sapevano cosa fosse il rispetto. Rispetto, era proprio questo il valore in cui suo padre gli aveva insegnato a credere; - Rispetta il prossimo, e lui a sua volta rispetterà te – erano queste le parole che il padre gli ripeteva in continuazione, suo padre, l’unico uomo in grado di opporsi ai tiranni che giungevano al villaggio, e da cui prese esempio. Un grande Guerriero con qualche base di magia, era questa la figura del padre che Vesnar ricordava nei momenti difficili, ed è proprio per combattere il male che il ragazzo ha intrapreso il suo viaggio fino a giungere a questo punto. Poi il sogno si fece più intenso. Il padre gli indicava una via, poi un castello vecchio e diroccato e poi ancora una splendida spada, accuratamente riposta su di una rossa verga. Sull’elsa della spada c’era un’iscrizione: “Sferzata di Nefesi”. Vesnar aprì gli occhi madido di sudore e subito ricordò il sogno fatto durante la notte. Era pronto, carico e deciso a proseguire il suo viaggio per raggiungere il suo scopo, ed infondo sapeva che anche se non sarebbe stato facile sarebbe potuto riuscire nel suo nobile intento e far ritorno al suo villaggio natale. Al batter dei primi raggi mattutini Vesnar era già molto lontano dal villaggio; non aveva salutato nessuno perché sapeva che non sarebbe stato facile e perché non poteva sopportare l’idea di salutare il suo maestro d’insegnamenti, in quanto sapeva che non ci sarebbe riuscito. Ma aveva lasciato un biglietto sul tavolino della sua piccola casa con un messaggio per il suo maestro: Grazie di tutto, Vesnar.

 

Capitolo 2: La “ Sferzata di Nefesi ”

Il ragazzo era ormai stremato, ma sapeva di non potersi fermare. Continuava a correre sempre più veloce, schivando gli alberi e gli ostacoli di qualsiasi tipo che gli si paravano davanti seguito a pochi metri da un gruppetto di dieci-dodici goblin guerrieri capeggiati da un’arpia vistosamente irritata, e ne aveva tutte le ragioni. Vesnar l’aveva raggirata con l’inganno per ottenere ciò che voleva, e cioè la locazione esatta in cui era custodita la leggendaria “ Sferzata di Nefesi ”, la spada che gli appariva in sogno quasi tutte le sere ormai da tempo. Ed eccolo lì, Vesnar, diciotto anni appena compiuti, alto 1,70 e con un fisico esile (60 Kg) ma ben lavorato; eccolo lì, mentre correva per salvarsi da tutti quei goblin guerrieri che l’avrebbero sicuramente sopraffatto se l’avessero raggiunto ed attaccato tutti insieme. Ma Vesnar non poteva assolutamente fermarsi. Il vecchio castello diroccato che, secondo l’arpia, conservava al suo interno la mitica spada era lontano non più di cento passi. Con un ultimo sforzo il ragazzo uscì dal bosco da cui era circondato e riuscì a raggiungere l’ingresso del castello che, con sua grande sorpresa, era impraticabile. - Oh, cavolo !!! Ed ora come faccio? Ci sarà pure un altro modo per entrare in questo vecchio castello, deve esserci!-; i goblin intanto stavano superando la fitta boscaglia e le loro grida si facevano sempre più insistenti e vicine. A quel punto la paura s’ impossessò del ragazzo; Vesnar si guardò intorno impaurito e pieno di terrore, sapeva che quando i goblin lo avrebbero raggiunto per lui sarebbe stata la fine, e quindi si concentrò il più possibile per individuare un’entrata alternativa e fu proprio allora che notò una pianta rampicante che arrivava fin dentro una finestra rotta e logorata dal tempo. Subito si avventò sulla pianta ed iniziò ad arrampicarsi stringendo i rami con vigore: la paura era in quel momento la forza che lo animava e che lo incitava ad arrampicarsi senza fermarsi a vedere se i goblin lo stessero raggiungendo. Vesnar cadde al di là della finestra di schiena a terra, ma sul suo volto prese forma un sorriso di felicità: era risaputo che i goblin non erano capaci di arrampicarsi e quindi pensò di essere salvo; ma fu proprio in quel momento che dalla finestra entrò gridando ed agitando le possenti ali l’arpia che puntò malvagiamente i suoi freddi occhi sul giovane ragazzo.- Tu, stupido ragazzino, pensavi davvero di riuscire a scappare dopo quello che ha fatto? La tua carne servirà per sfamare i mostri del bosco!!!-; - Se sei tanto sicura di questo, puoi anche venire a prendermi, ma ti avverto: non sarà facile!-; Fu così che l’arpia si avventò sul ragazzo che, con un gesto rapido ed agile, riuscì ad evitare l’attacco ed a sfoderare le sue due spade; poi corse verso la creatura alata e riuscì a colpirla ad una zampa dopo alcuni colpi andati a vuoto. Ma l’arpia era in vantaggio infatti, attaccando dall’alto, era pressoché inattaccabile e Vesnar decise di avventurarsi per il castello in cerca di un stanza che fosse più piccola e bassa. Iniziò a correre e poco dopo giunse in una stanza con tre porte, le due esterne più piccole rispetto a quella centrale. Vesnar intraprese la via centrale e, dopo un lungo corridoio superato tutto d’un fiato, giunse in una piccola stanzetta stretta e bassa, completamente vuota se non fosse stato per una piccola porta senza serratura. L’arpia, appena entrata nella stanza, fu costretta a ritrarre le ali e ad affrontare il ragazzo via terra. - Ed ora come la mettiamo, arpia? -; - Illuso, ti batterò ugualmente -; dopo queste parole l’arpia si avventò sul ragazzo che schivò l’attacco senza alcuno sforzo apparente. - Sei lenta e non puoi più volare, perché ti ostini a combattere con me? Non capisci che non hai speranza, sei in trappola! -; - Mi dispiace, ma un’arpia lotta sempre fino al raggiungimento del suo scopo, anche se questo implica la morte! -; - Come vuoi allora, fatti sottooo !!! -; il ragazzo, carico di adrenalina, si precipitò sulla creatura ed iniziò a colpirla ripetutamente fino a che quest’ ultima non cadde a terra sopraffatta dal dolore e dalla stanchezza. - Forza, finiscimi! -; - Forse tu non sai che io sono un giovane guerriero con qualche base di magia. Il mio codice, i miei valori mi impongono di non infierire sul mio avversario, mostro o umano che sia. Questo perché sei a terra, priva di forze ed anche ferita. Non puoi difenderti e sei vulnerabile, sei debole. Ed io ho giurato di proteggere i deboli. Perciò alzati e va via, prima che ci ripensi! -. L’arpia, commossa da quel discorso e da quel nobile gesto, si rimise in piedi e, senza pronunciare parola alcuna, uscì dalla piccola e stretta stanza che ora era immersa in una semi-ombra a causa dell’imminente tramonto che si distendeva perpetuo su tutto il regno. Vesnar, provato dalla battaglia, si avvicino alla solida porta e notò su di essa una piccola incisione che non riusciva a comprendere perché logorata dal tempo. - E’ qui lo sento, è al di là della porta! -. Vesnar chiuse gli occhi per un istante, dopodiché gli riaprì e puntò la mano sinistra tesa verso la porta. Alcune parole bisbigliate sottovoce, un lampo di luce accecante, un raggio gelido che s’infrange sulla solida porta. Poi la stanza si riempì di un rumore sordo. La porta era letteralmente congelata e così Vesnar ci si avventò contro eseguendo una potente carica che infranse la porta congelata in mille piccoli pezzettini di ghiaccio. Poi entrò nella stanza appena scoperta e ne rimase impressionato: era immersa nel buio più profondo, quattro candele posizionate attorno ad una lugubre bara fornivano l’illuminazione necessaria per muoversi nella stanza senza incappare in qualche ostacolo. E poi la vide: la “Sferzata di Nefesi” risplendeva di vari colori, provenienti dalla gemma che vi era incastonata all’estremità dell’elsa, ed era accuratamente appoggiata su di una roccia retrostante alla bara. Vesnar si avvicinò all’arma con circospezione, aveva il cuore in gola e tutto sembrava ricondurre a quel momento. Era sul punto di impugnare la spada quando la bara iniziò a scricchiolare. Dall’interno uscì un essere mostruoso, pallido come la morte: un vampiro. Il mostro si girò verso il ragazzo e lo fissò con gli occhi iniettati di sangue: - Tu, ragazzino, come hai fatto ad arrivare fin qui? Oh, ma non importa, era da tanto che non facevo colazione in camera! -; con un colpo secco il vampiro scaraventò il ragazzo nella piccola e bassa stanzetta da cui era entrato. - Ehi, perché non te la prendi con qualcuno della tua portata? -; e con questa frase un uomo avvolto in un mantello da viaggio e con un nero cappello in testa fece la sua entrata nella piccola stanzetta, impugnando saldamente una grossa spada dall’elsa ben lavorata. Così il vampiro e l’uomo iniziarono a combattere un difficile duello che andò avanti senza esclusione di colpi. Vesnar approfittò della situazione per intrufolarsi segretamente nella stanza della spada e subito si apprestò a raccoglierla. Quando ne impugnò l’elsa un’ondata di emozioni travolse il ragazzo che si sentì più fiero ed al sicuro con quella arma tra le mani. Legò il fodero in modo tale da farlo ricadere dietro le spalle e rinfoderò l’arma. Quando uscì dalla stanzetta il duello si era concluso: l’uomo era in piedi a fissare il corpo ormai senza vita del vampiro. - Ragazzo, ma non sai che è pericoloso inoltrarsi in questi posti abbandonati ormai da anni tutto solo? -; - Lo so, ma dovevo recuperare assolutamente quest’arma, credo che fosse il mio destino… -; - Destino? Il destino è di chi se lo fa, hai mai sentito parlare dei Vassalli del regno? Bè, loro sono al di sopra del destino stesso, sono loro e solo loro gli artefici del proprio destino! -; - Si, ma questa spada mi appariva in sogno ormai da molto tempo ed io… -; - Ricorda sempre ciò che ti ho detto, ragazzo. Questa volta è andata bene, ma quando credi di non farcela, quando credi che sia arrivata la fine, è allora che devi ricordarti che sei tu l’artefice del tuo destino e che dipende quindi solo da te l’esito della battaglia che stai affrontando! -; - Grazie, solo ora comprendo molte cose. Lo terrò sempre a mente, in ogni sorta di difficoltà che starò affrontando. Grazie per le tue sagge parole. -. L’uomo sparì nell’ombra del castello e Vesnar si rese conto di non essersi neanche presentato. Ma infondo non gli importava, aveva imparato la lezione ed aveva la leggendaria “Sferzata di Nefesi”, spada molto resistente e leggera ed in grado di ampliare gli effetti degli incantesimi lanciati da chi la impugna. Uscì dal castello soddisfatto e con la mente carica di pensieri, notò quasi subito il gruppetto di goblin che correva verso di lui e vide anche l’arpia a cui aveva risparmiato la vita che stava lottando per la sua causa contro i goblin stessi. Con un sorriso di soddisfazione dipinto sul suo volto e con lo sguardo di chi non teme nulla e nessuno, il ragazzo sfoderò la sua nuova arma e si preparò ad affrontare la battaglia, consapevole di essere egli stesso a poter decidere il suo destino.

 

Capitolo 3: Mago vs Mago/Guerriero

Vesnar legò il suo cavallo ad un albero e si assicurò di aver messo le armi al loro posto. Poi estrasse la “Sferzata di Nefesi” con la mano destra, mentre con la sinistra reggeva uno scudo di ferro. Era ormai trascorso qualche mese da quando Vesnar aveva recuperato la mitica spada, e da allora era sicuramente cresciuto e maturato. La candida luce dell’alba baciava quegli splendidi campi fioriti che celavano inconsapevoli al loro interno una grande minaccia. Vesnar iniziò ad avviarsi verso la torre semi-distrutta che si ergeva tra i campi incolti consapevole di ciò che lo avrebbe aspettato; aveva paura, ma non poteva tirarsi indietro. L’ aveva promesso ad un intero villaggio, ma in particolare non voleva deludere una ragazza. Helen era la ragazza ideale secondo Vesnar: alta 1,68 aveva due splendidi occhi azzurri  e lisci e delicati capelli biondi. L’ aveva conosciuta da poco e subito se ne era innamorato. Ma il suo villaggio era afflitto ormai da mesi da un malvagio mago che aveva abbandonato la via del bene per intraprendere quella del male, più breve a suo avviso per raggiungere forza e fama. Così Vesnar decise di liberare il villaggio dal fardello che lo affliggeva. Ed ora era lì, in prossimità della torre diroccata che ospitava il malvagio mago Erideus ed infondo Vesnar sapeva di fare la cosa giusta. Il ragazzo raggiunse la torre e notò subito due guardie a difesa della porta d’ ingresso. Si preparò mentalmente all’ imminente scontro e poi si rivelò alle guardie prendendole di sorpresa. Con uno scatto rapido Vesnar raggiunse la prima delle due e la trafisse immediatamente non lasciandogli scampo; la seconda guardia estrasse la spada ma si ritrovò distesa a terra priva di sensi dopo che Vesnar gli scagliò contro la magia del vento. - Bene, ora inizia il difficile -; Iniziò a salire la rampa di scale a chiocciola per arrivare al primo dei due piani di cui era formata la torre. A guardia della seconda rampa di scale che avrebbe proiettato Vesnar contro Erideus c’era un grosso Minotauro assieme a due goblin armati. - E ora? Devo scegliere bene la mia prossima mossa, non mi sarei aspettato certo di trovare qui un Minotauro! E’ sicuramente sotto l’ effetto di un’ incantesimo di quel demonio di Erideus!!! -; Vesnar rimase per più di due minuti a riflettere sul da farsi ma alla fine trovò una giusta soluzione: rinfoderò la “Sferzata di Nefesi” e scese al piano precedente; qui giacevano le due guardie eliminate in precedenza ma il ragazzo sembrava non farci caso. Osservò attentamente le mura della torre fino a trovare una piccola nicchia; Vesnar entrò e trovò quello che stava cercando: un arco. Lo raccolse e con esso recuperò anche alcune frecce, poi si apprestò a risalire la rampa di scale. Il ragazzo si appostò silenzioso dietro la grande colonna situata in prossimità delle scale e tese l’ arco: poi osservò bene la posizione di uno dei due goblin e al momento opportuno lasciò partire il dardo che si conficcò nella gola dell’ essere. Il Minotauro non ebbe il tempo di capire ciò che stava succedendo quando vide perire l’ altro goblin ai suoi piedi. Infuriato il mostro caricò Vesnar che riuscì a scagliare un’ altro dardo verso il Minotauro prima di scansarsi. Sembrava fatta ma il mostro si reggeva ancora in piedi ed era più furioso di prima: Vesnar notò che la freccia si era conficcata nel braccio destro del mostro e così capì che doveva affrontarlo in un corpo a corpo. Estrasse le sue due spade ed iniziò ad avvicinarsi al nemico con circospezione: ma fu colto alla sprovvista quando il Minotauro lo raggiunse e lo atterrò con un testata vigorosa diretta allo stomaco del ragazzo che cadde rovinosamente a terra dopo un volo di qualche metro. Vesnar non riusciva a respirare ma trovò ugualmente la forza di evitare gli zoccoli dell’ avversario. Poi pensò ad Helen e si sentì più forte; aspettò l’ attacco del mostro, che lo credeva stordito, fino ad un secondo prima dell’ impatto, poi si scanso lateralmente ed affondò le lame luccicanti delle sue due spade nel fianco del Minotauro. Ma quest’ ultimo sembrava ancora in grado di resistere e così Vesnar iniziò a produrre una serie di affondi spaventosi che fecero prima inginocchiare il mostro e poi distendere a terra con gli occhi vitrei fissi nel vuoto in una pozza di sangue. Il ragazzo dedicò qualche minuto al riposo per riprendersi dalla botta subita in precedenza, poi si rialzò e rinfoderò le due spade sporche di sangue. Iniziò a salire le scale che lo avrebbero condotto da Erideus e si ritrovò dunque di fronte all’ unica porta presente nella stanza più alta della torre. Era vecchia e logorata dal tempo, e dall’ altra parte della porta stessa Vesnar percepiva un’ aura negativa: era Erideus. Un segno di croce, una preghiera per chiedere a Dio la sua protezione e poi Vesnar sfondò la porta con un preciso calcio. - E tu chi diavolo sei? Che fine hanno fatto le guardie della torre? Parla ragazzo!!! -; - Il mio nome è Vesnar, Vesnar Germinario. Imprimitelo bene nella mente perché questo ragazzo porrà fine alle tue negative e riprovevoli ambizioni. Ed ora in guardia! -; - Ah Ah Ah Ah Ah, vuoi farmi ridere? Tu non sai neanche con chi stai parlando ragazzino, e faresti meglio ad andare via di qui prima che ti polverizzi! -; - Ho eliminato le tue guardie, ho fatto fuori i goblin ed il Minotauro solo per affrontare te, Erideus! Quindi faresti meglio a non sottovalutarmi!!! -; - Conosci il mio nome? Bravo, ma non ti servirà a nulla! -. Il mago malvagio richiamò ala mente il primo incantesimo e lo scagliò verso Vesnar che venne colpito da una forte folata di vento, uguale a quella che aveva usato poco prima contro la guardia. - Ma come hai fatto a resistere ad una folata del genere? -; - Per tua sfortuna sono un Mago-Guerriero Erideus, quindi i tuoi giochetti non funzionano con me! -; Vesnar si avventò verso il mago che era ancora scioccato e gli scaricò addosso tutta la potenza del suo fendente, procurandogli una profonda lacerazione al torace. Il ragazzo stava per finire il mago malvagio con la “Sferzata di Nefesi” già macchiata di sangue quando quest’ ultimò scomparve per apparire poco più lontano da Vesnar. -Come hai potuto colpirmi? Sono immune alle armi normali da combattimento! -; - Ma questa non è un’arma normale, è la leggendaria “Sferzata di Nefesi”, e credo che tu la conosca molto bene perché è un’ arma molto ricercata dai maghi proprio per le sue proprietà -; - No, ma questo è un’ incubo! Dimmi chi sei e chi ti manda qui da me “Diavolo” -; - “Diavolo”, eh? Nessuno mi aveva mai chiamato così prima d’ ora. Mi manda la gente del villaggio che continui a torturare dalla mattina alla sera, ecco chi mi manda. -. Il mago continuava a sanguinare ma, con grande sorpresa di Vesnar, si mise in piedi e dopo qualche parola farfugliata in una lingua sconosciuta si sdoppiò in due. I due maghi malvagi puntarono le mani verso Vesnar che venne immediatamente investito da due forti palle di fuoco che lo fecero cadere all‘ indietro facendogli distruggere un piccolo tavolo situato al centro della stanza. Poi si rialzò e chiuse gli occhi, alzò la spada al cielo ed invocò il freddo raggio del gelo perpetuo. Un grande raggio si innalzò dalla lama della spada magica di Vesnar, che poi si rivolse al mago malvagio: - Ho promesso ad una ragazza e a tutto il villaggio che ti avrei eliminato ed è proprio quello che farò, costi quel che costi! -; poi puntò l’ arma verso i due maghi ed il gelido ed enorme raggio investì in pieno i due corpi del mago. La torre non resse la potenza del raggio e crollò seppellendo tutto ciò che era presente al suo interno. Il nuvolose di fumo s’ innalzò in cielo e fu visto anche dagli abitanti del villaggio che si precipitarono subito sul posto speranzosi nella vittoria del ragazzo sul mago. Tutti cercavano il corpo di Vesnar ormai da tre minuti finché un vecchio signore non lo trovò: Vesnar respirava ancora anche se il suo minuto corpo era pieno di lividi e ferite. Quando aprì gli occhi, Vesnar credeva di essere in paradiso. Ma notò subito che non poteva essere così. Era disteso in un caldo e morbido giaciglio, all’ interno di una piccola ma accogliente stanza. Il ragazzo provò a camminare ma non ci riusciva, aveva tutti i muscoli indolenziti e si sentiva privo di forze. – Ehi, Vesnar, ma ti sei destato dal sonno! Sono ormai trascorsi due lunghi giorni dalla grande impresa e noi non credevamo fosse possibile un tuo risveglio proprio ora! Ma a quanto pare ci sbagliavamo! -; - Mi scusi signora Jail ma cos’ è successo di preciso? -; - Oh, io ora devo andare, ma ti racconterà tutto lei -. La simpatica e premurosa vecchietta uscì dalla stanza lasciando Vesnar di sasso; ma poi entrò una figura nota a Vesnar il quale si sentì il cuore palpitare forte: era Helen. Senza parlare la ragazza si avvicino a Vesnar e lo strinse in un caloroso ed affettuoso abbraccio; Vesnar era felicissimo di aver rincontrato Helen e di aver tenuto fede alla parola data alla ragazza. – Vesnar, ce l’ hai fatta! Ci sei riuscito! Ma ho temuto il peggio. Non voglio perderti Vesnar, perché sei un ragazzo meraviglioso. -; - Oh, Helen, mi sei sempre piaciuta, dalla prima volta che ti ho vista. Ma credevo di non interessarti e così, per conquistare il tuo amore, ho liberato il villaggio dal suo fardello più grande in modo tale da far capire a tutti il valore del rispetto e di farmi notare da te… -; - Vesnar, ma tu non mi devi dimostrare nulla! Bastava solo che me lo dicessi -; - Si Helen, lo so. Ma non sono mai stato bravo con le parole e così ho intrapreso quest’ avventura. -. Helen e Vesnar si guardarono fissi negli occhi per qualche interminabile secondo, poi l’ amore fece il suo corso e i due ragazzi si scambiarono un caloroso bacio sulle labbra. Undici giorni passarono dalla sconfitta del mago malvagio e Vesnar doveva apprestarsi a partire. Aveva ricevuto un richiamo ufficiale dal Sommo in persona e non sapeva il motivo della convocazione a corte. Helen sapeva che questo giorno sarebbe arrivato e i due ragazzi si scambiarono la promessa di sposarsi a distanza di qualche anno. Infondo Vesnar era un giovane avventuriero ed aveva ora un motivo in più per vivere. S’ infilò al dito l’ anello regalatogli dalla ragazza e salì in groppa al suo destriero, consapevole di aver lasciato il suo cuore in quel piccolo villaggio dove viveva la  sua promessa sposa Helen.

 

Capitolo 4: L’ Aspirante Vassallo

Vesnar non capiva proprio cosa il Sommo potesse volere da uno come lui. Non riusciva a pensare ad altro mentre galoppava veloce e spedito verso il Regno di Blue Dragon, e non immaginava minimamente quello che gli sarebbe successo da lì a poco. – Alt straniero! Identificarsi ! -; - Sono Vesnar Germinario, sono stato invitato dal Sommo in persona a raggiungere il Regno di Blue Dragon. Ecco, questa è la lettera. -; - Mmm… ok, puoi passare, la sala del trono dei Sommi non è difficile da trovare, basta seguire le indicazioni ed arriverai senza problemi. -; - Grazie. -. Vesnar camminava ed osservava stupito la bellezza del Regno ed iniziava a pensare che sarebbe stato bello vivere nel Regno del Sommo un giorno. Dopo qualche minuto speso per trovare la sala Vesnar si trovò di fronte una porta con su scritto: Sala del Trono. – Perfetto, ci siamo!!! -; Il ragazzo entrò nella grande sala e si trovò quasi subito di fronte al Sommo Ostri. – Holux, Vesnar, benvenuto nel regno di Blue Dragon. -; - Holux, oh Sommo. -; Vesnar non sapeva come comportarsi, era la prima volta che si trovava di fronte ad un Sommo e non aveva idea di cosa dovesse fare in quel momento. – Allora, ragazzo, veniamo al motivo della tua convocazione. Mi è giunta voce che hai sconfitto da solo Erideus, il Mago caduto. -; - Si, Sommo. Quel Mago infastidiva quotidianamente i poveri abitanti del villaggio eh… -; - Non occorre che tu dica altro, Vesnar. Il tuo cuore è puro ed animato da nobili valori. Vuoi che tutti capiscano il valore del Rispetto e dell’ Uguaglianza ed è proprio così che si deve comportare un Aspirante Vassallo. -; - Ma Sommo, non vorrete dire che io… -; - Si, Vesnar, ti nomino ASPIRANTE VASSALLO del Sommo !!! -. Vesnar era come stordito; era immerso in un turbinio di emozioni indescrivibili e dalla sua bocca non usciva parola alcuna. – Gr-grazie Sommo, ma non credo che io… -; - Si invece, e lo sai pure tu. Sei cresciuto e maturato molto ed il tuo cuore è puro come pochi in questi tempi bui.- ; - Oh, Sommo, saprò ricompensarvi a dovere per la vostra fiducia! -; - Lo so, ragazzo mio, ed è proprio per questo che voglio affidarti un’importante missione… -; - Tutto quello che volete, Sommo.- ; - Purtroppo devi sapere che Erideus era il capo di una banda di Maghi Caduti, e che prima che tu lo eliminassi erano riusciti ad evocare una creatura da un’ altra dimensione. Non sappiamo di cosa si tratti ma noi Sommi riusciamo a percepirne l’aura, ed è spaventosamente malvagia!!! -; - Ma sono notizie terribili!!! -; - Purtroppo si, Vesnar. Ma veniamo a te. La creatura ha bisogno di un’ anello in giada particolare. Quest’ anello è ormai celato da moltissimi anni in un monte della catena montuosa del Noss ed è necessario che tu vada lì per recuperarlo. -; - Ho capito tutto, Sommo Ostri. Ma non so proprio dove si trovi la catena montuosa del Noss… -; - Non preoccuparti, non sarai da solo. Appena fuori dalle mura del regno ti aspetta un altro ragazzo, Ermes, anch’esso appena promosso al titolo di ASPIRANTE VASSALLO e che conosce la strada da intraprendere. -; - Allora Sommo mi accingo a partire, ritorneremo qui con l’ anello ed impediremo a quel mostro di arrecare danno agli uomini. -; - Un ultima cosa, Vesnar: il monte in cui è custodito l’ anello di giada si dice che conservi al suo interno anche qualcos’ altro, qualche oggetto prezioso. Si dice che potrebbe esserci addirittura il libro di Icarius ben protetto da antichi sortilegi. Nel caso in cui questa voce dovrebbe essere vera, stai molto attento: non si sa mai cosa si potrebbe nascondere all’ interno del monte… -: - Non si preoccupi, Sommo, staremo in guardia. Holux, oh Sommo. -. Vesnar si incamminò verso le porte del Regno, con la preoccupazione di non riuscire a fare in tempo a recuperare l’ oggetto per il Sommo e con la consapevolezza di non dover affrontare quest’ avventura da solo, ma in compagnia di un’ altro giovane Aspirante Vassallo.

 

Capitolo 5: Il “Libro di Icarius” e l’ Anello di Giada

Vesnar ed Ermes erano sfiniti. Ai loro piedi giacevano una decina di corpi di goblin ormai senza vita. I due ragazzi si erano appena conosciuti e già erano diventati ottimi amici. Ermes era un ragazzo quasi diciottenne alto circa 1,80 e con corti capelli neri che abitava in un piccolo villaggio di taglialegna a sud del Regno. L’arma con cui combatteva era una bella ascia in ferro battuto, molto ben intagliata dalla quale Ermes non si separava mai in quanto era un regalo di suo nonno, anziano capo-villaggio. I due ragazzi erano molto affiatati nel combattimento ed erano quindi temibili nemici per qualsiasi avversario. - Forza Ermes, ci siamo quasi. Quella laggiù è la catena montuosa del Noss e se quel viandante non ci ha raccontato frottole dovrebbe esserci da qualche parte ad est del monte più alto un’entrata ormai in disuso da tempo. -;- Già, ci siamo quasi. Ma ricorda che non sappiamo cosa potremmo trovare all’ interno di quella stanza, Vesnar. -; - Lo so. Il nostro obiettivo principale è l’ Anello di Giada, ma spero anche di trovare l’antico e arcano “Libro di Icarius”. -. I due ragazzi giunsero ai piedi del monte che cercarono e dovettero continuare a piedi. Il sentiero era avverso ed accidentato, in più il caldo e splendente sole del meriggio stava lasciando spazio alla tiepida e frivola luce della luna. – Ci siamo Vesnar, qui c’è un passaggio tra le rocce! -; - Bene. Iniziamo ad inoltrarci con calma e circospezione, il passaggio e vecchio ed inoltre potrebbe riservare molteplici trappole mortali. -. Così i due ragazzi solcarono l’ingresso dell’antico passaggio segreto e si ritrovarono in una piccola grotta gelida. C’era una lunga e ripida salita da superare per accedere alla stanza che custodiva il magico libro, o almeno questo era quello che i due ragazzi pensavano. Dopo alcuni minuti di salita iniziarono ad avvertire stanchezza ma subito si risollevarono quando giunsero in una piccola stanza che avrebbe dovuto trovarsi al cento del monte stesso. Qui il sentiero si divideva. Così dopo essersi messi d’accordo sulla via da intraprendere i due ragazzi decisero di dividersi: Vesnar si avventurò nella via di sinistra mentre Ermes in quella di destra. Vesnar camminava per lo stretto viale imboccato fino a giungere sull’orlo di un burrone. Dall’interno della profonda cavità proveniva una fortissima corrente ascensionale e Vesnar decise di sfruttarla a suo favore; con un po’ di timore entrò nella corrente che lo spinse molti metri più in alto, fino a che il ragazzo non intravide una luce: a quel punto si aggrappò con tute le sue forze alla nuda e fredda roccia e si tirò su. Davanti a lui ora c’era uno spettacolo mozzafiato: una stanza di grandi dimensioni, molto ben arredata ed illuminata grazie a delle fiamme magiche si rifletteva ora negli occhi del ragazzo, che fu subito attirato da una luce proveniente dal fondo della stanza stessa. Vesnar si avvicinò alla fonte di così tanta luce e poi lo notò: il famigerato “Libro di Icarius” era poggiato su di un piccolo capitello adornato, sistemato sopra un rosso velo di seta. Vesnar allungò le mani per recuperare il libro ma subito il velo di seta gliele strinse come fossero delle manette. La morsa del velo stregato si faceva sempre più vigorosa e Vesnar si sentiva le ossa in frantumi: doveva intervenire e alla svelta. Si avventò quindi di corsa verso la fiamma magica che ardeva poco distante dal ragazzo e mise le sue mani legate nel fuoco: il dolore provocato dal calore era insopportabile ma il ragazzo resistette fino a che il velo non prese fuoco. Una volta libero dalla micidiale morsa Vesnar osservò le sue mani: erano leggermente ustionate ed aveva di sicuro qualche piccola frattura. Si avvicinò nuovamente al libro e questa volta riuscì a recuperarlo: un piccolo volumetto in pelle nera e verde scuro dalle antichissime ed arcane conoscenze era ora nelle logorate mani di Vesnar. Stava per tornare indietro quando un orrendo ed inumano verso lo fece sobbalzare: nella stanza entrò a tutta velocità Ermes con l’ascia in mano inseguito da un’orrenda creatura alata. Vesnar non capì di che mostro si trattasse finché no si mostrò alla luce delle fiamme magiche: una viverna cavalcata da un cavaliere zombie. - Vesnar, *hanf*, fortuna che sei qui, *hanf* *hanf*, ora avremo qualche speranza di batterli! -; - Non so cosa sia successo ma a quanto pare non abbiamo altra scelta. -. Vesnar estrasse le sue due spade ed aspettò l’attacco del mostro volante che non si fece attendere; il ragazzo si abbasso per evitare gli artigli della viverna che fu però ferita da un potente quanto preciso colpo d’ascia di Ermes. - Visto che combinazione, Vesnar? -; - Perfetta Ermes. Cedi il passo immonda creatura, non puoi farcela contro di noi! -. Il cavaliere zombie iniziò a ridere e subito si rigettò all’attacco dei ragazzi. Dopo alcuni minuti di combattimento i ragazzi erano feriti praticamente ovunque, ma anche la viverna era al limite; il cavaliere non-morto scese a quel punto dalla bestia alata e puntò Ermes, il più affannato dei due ragazzi. Un potente colpo di spada fece saltare l’ascia dalle mani del ragazzo che si trovava adesso disarmato: poi Vesnar colpì in pieno il nemico con una grossa sfera di fuoco che lo allontanò da Ermes. A quel punto Vesnar estrasse la “Sferzata di Nefesi” e puntò dritto verso il nemico che era rimasto scioccato dal colpo subito poco prima: con una serie di potentissimi e spaventosi affondi Vesnar ridusse il nemico in fin di vita, poi sopragiunse Ermes che mozzò la testa dello zombie con un secco colpo d’ascia, recuperata nel frattempo. A quel punto la viverna tentò si sottomettere i due ragazzi ma mentre Ermes la teneva occupata, Vesnar richiamò alla mente il suo incantesimo migliore, il “raggio del ghiaccio perpetuo”, che già altre volte gli salvò la vita. Puntò le due mani ed il suo volto verso la viverna, fece cenno ad Ermes di spostarsi e poi dalle mani e dalla bocca uscirono tre gelidi e potenti raggi di ghiaccio che colpirono la viverna in pieno petto, uccidendola. Tutta la stanza risentì del contraccolpo dell’incantesimo evocato dal ragazzo e questo si poteva notare dalla comparsa di stalattiti e stalagmiti che ora pendevano dal soffitto e dalle pareti della stanza. – Uaooo Vesnar, che colpo! Non pensavo che la tua magia fosse così potente! -; - Infatti non lo è. E’ solo grazie alla mia spada magica se l’effetto di quella magia è stato così tanto amplificato -. Vesnar si sentì mancare e si inginocchiò dapprima per terra, poi perse i sensi e si accasciò al suolo. Ermes capì che aveva usato tutte le energie mentali e fisiche per eseguire in maniera impeccabile il colpo finale e quindi lo prese sulle spalle e si apprestò ad uscire dalla montagna. - Vesnar, svegliati Vesnar.-; Vesnar riprese conoscenza e si sentiva riposato. - Ma dove siamo, Ermes? -; - Ti ho riportato fuori dalla grotta dopo che sei svenuto, ed ora sono appena uscito dal passaggio segreto. La tiepida luce dell’alba iniziava ad estendersi sui vasti prati fioriti e sui monti rocciosi. Vesnar si rimise in piedi ed iniziò ad osservare il corpo del cavaliere zombie che giaceva al suo fianco. - E questo? Non mi dire che vuoi tenerlo come trofeo! -; - No, Vesnar, lo andrò a vendere, mi frutterà un bel gruzzoletto! Inoltre devo prima privarlo di questa splendida armatura che indossa, è molto leggera e resistente, ed in oltre permette più libertà nei movimenti di un’armatura qualunque. -. Vesnar notò che lo zombie stringeva ancora tra le mani la spada, ed ora che la vedeva bene sotto i raggi del sole si accorse che era molto bella nonostante fosse stata forgiata da un minerale scuro e ne aveva mantenuto tutte le caratteristiche. Il ragazzo gliela tolse dalla mano ed osservò la magnifica elsa splendidamente lavorata: capì che non poteva essere un’arma qualunque e così decise di tenerla con se. - Ehi, Vesnar, ma che fai? Avevi detto che ti interessava solo il libro, cosa ci fai adesso con quella spada? -: - Hai ragione Ermes, ma non potevo sapere che quel cavaliere possedeva una così bella arma. Il mio rammarico è solo quello di non essere riuscito a recuperare l’ Anello di Giada -; - Ti sbagli, amico! -. Ermes tirò fuori da una tasca il luccicante anello lasciando Vesnar a bocca aperta. – Ma come…!? -; - Quando ci siamo divisi sono entrato in una stanza vuota con al centro un piedistallo in oro e sulla qual base c’ era l’ anello. Quando l’ho preso ho sentito però un verso disumano. Quindi sono corso fino alla fine della stanza dove c’ era una parete: mi stavo arrampicando sulla roccia fredda a mani nude quando ho visto la viverna cavalcata da quel mostro, fortunatamente ero arrivato in cima così ho corso e poi ho incontrato te, Vesnar. -; - Capisco, comunque abbiamo combattuto benissimo, ottimo lavoro di squadra ed ora rientriamo nel tuo villaggio così ci riposeremo ed io potrò studiare il mio nuovo libro. La missione è stata portata a termine con grande successo!!! -. I ragazzi tornarono al villaggio trionfanti, bastarono tre giorni per riprendersi completamente dalle ferite e dalla stanchezza del combattimento e Vesnar stava studiando le antiche formule contenute nel “Libro di Icarius”. I due amici decisero di partire alla volta del Regno, per consegnare al Sommo l’ Anello di Giada e per raccontargli della loro piccola avventura nella montagna.

 

Capitolo 6: Asdarot, il demone dimensionale

Bravi ragazzi, sapevo di poter contare su di voi!!! -; - Grazie Sommo, abbiamo fatto del nostro meglio. -. Il Sommo invitò i due ragazzi a bere qualcosa in taverna ed i due accettarono di buon grado. La giornata sembrava volgere al termine, quando un boato e poi una scossa fecero muovere la terra provocando il panico all’ interno del Regno. - Ma cosa succede? -; - Non lo so, Ermes, andiamo fuori a controllare!!! -. Una volta giunti in cima alla torre i due ragazzi si trovarono di fronte ad una scena incredibile: migliaia e migliaia di goblin, orde di orchi e mostri di ogni tipo preparavano un’ offensiva verso il Regno. Tutti inneggiavano all’ unisono e ad alta voce un solo nome: Asdarot. A capeggiare le orde c’ era un’ enorme mostro che doveva essere senz’ altro Asdarot, il demone dimensionale. – Ed ora che si fa, Vesnar? -; - E me lo chiedi? Mi sembra di non aver altra scelta: ci uniremo ai Vassalli tutti del Regno e cercheremo di respingere le orde nemiche. Ci stai? -; - Puoi contarci!!! -. Allora Vesnar sfoderò le sue due armi migliori, la Sferzata di Nefesi e la spada recuperata dal Cavaliere Zombie, che il ragazzo chiamò Black Night a causa del suo colore scuro. Ermes, invece, impugnava saldamente la sua ascia e si preparava all’ imminente scontro. La battaglia durò tutta la notte. Vesnar ed Ermes combatterono come dei veri Vassalli, diedero il cuore e l’ anima per difendere il Regno ed il loro sforzo sembrava non essere vano. Il Sommo Ostri, unico in quella occasione a trovarsi nel Regno, fronteggiava il gigante Asdarot che sembrava non temere la potenza del Sommo in persona. Vesnar si fermò per qualche minuto dietro una casa ormai distrutta per riprendere fiato e raccogliere le ultime forze che gli rimanevano in corpo. Aveva perso di vista ormai da parecchio tempo l’ amico Ermes, ma in fondo sapeva che il ragazzo non si faceva mettere fuori combattimento tanto facilmente. Poi si rialzò con un unico pensiero nella mente. Ora Avanzava camminando lentamente tra i valorosi cavalieri e gli immonde creature, con uno strano sorriso dipinto sul viso che gli dava l’ aria di un guerriero fermo e deciso, capace di sbaragliare da solo un vastimento di nemici. Intorno al ragazzo si iniziò a formare un’ aura di luce molto intensa, poi, quando fu accerchiato da più di una decina di nemici, la luce si sprigionò rapida in tutte le direzioni colpendo chiunque si trovasse ad una distanza di venti metri dal ragazzo. I nemici a terra carbonizzati, sotto lo sguardo stupito del Sommo e dei Vassalli stessi, senza un’ apparente dispendio di energie; era questa la scena che apparve al dissiparsi della luce accecante, ma Vesnar era molto provato dall’ ultimo colpo. La battaglia si fece più intensa, ma i Vassalli avevano spazzato ormai moltissimi nemici, anche se erano ancora in superiorità numerica. Il Sommo era giunto al limite ed anche Asdarot non poteva continuare ancora per molto. Vesnar faceva fuori un mostro dopo l’ altro, usando tutta la potenza che aveva per infliggere danni notevoli agli avversari. Poi vide qualcosa che lo fece scattare. Sei Orchi trattenevano il Sommo ed Asdarot ne approfittò per colpirlo in modo violento al petto. Il Sommo giaceva a terra privo di sensi. Vesnar non riusciva più a controllarsi; richiamò a se un’ incantesimo letto dal libro di Icarius e subito si circondò di un’ aura color rosso sangue. Mentre raggiungeva il demone levitava a tre passi dal suolo e quando fu a tu per tu col mostro, che rimase stupito della sua incredibile aura, lo trafisse quattro volte con le sue due armi letali. Gli ormai pochi mostri rimasti osservarono la scena e nel vedere il loro capo disteso al suolo con gli occhi sgranati e vuoti in una pozza di sangue nero decisero di ritirarsi. Gli arcieri, dall’ alto delle torri, facevano fuori ancora qualche goblin in fuga che riuscivano a raggiungere con le loro frecce. Vesnar s’ inginocchio. Si sentiva vuoto. La vista iniziava a giocargli brutti scherzi e non riusciva a tenere neanche gli occhi aperti: si accasciò al suolo. Quando rinvenì il ragazzo si sentiva a disagio. Si trovava in una grossa camera da letto a lui sconosciuta ed acanto a lui, seduto su una sedia, c’ era l’ amico Ermes, pieno di lividi e fasciature. - Vesnar, finalmente ti sei destato dal tuo sonno! -; - Che cosa è successo? Non ricordo nulla… -; - Ma come, non ricordi la battaglia contro le schiere di Asdarot?- ; - …si…ricordo la battaglia…le mie spade macchiate di sangue…il Sommo svenuto…ed il demone che stava per infliggergli il colpo di grazia!!! -; - Già, ma grazie al tuo intervento il demone è stato sconfitto ed il Sommo ora sta bene, hai praticamente salvato il regno e tutti i suoi abitanti!!! -; - Ora rammento tutto!!! Ho dovuto usare un’ incantesimo molto potente che ho appreso dal libro di Icarius!!!-; - Già, vorrei proprio sapere come hai fatto, Vesnar -; - A dire il vero non lo so neanche io. Non potevo vedere il corpo del Sommo disteso al suolo privo di sensi e quel mostro che guardava il Sommo con occhi iniettati di sangue e senza alcun rispetto!!! -; - Hai ragione Vesnar, ma ora riposa, ne hai bisogno. -. I due ragazzi continuarono a parlare ancora per qualche minuto e nei giorni che seguirono si intrattennero nel Regno fino al giorno in cui le ferite non furono rimarginate. - Vesnar ed Ermes? Seguitemi, siete stati convocati dai tre Sommi in persona. -; - Scusi, ma cosa vogliono i Sommi da noi? -; - Non so, ho solo il preciso ordine di accompagnarvi nella sala del trono. -. La guardia portò i ragazzi nella sala del trono, ma già nel corridoio che precedeva la stanza si poteva notare un’ enorme folla di Vassalli e semplici cittadini. – Secondo te cosa sta succedendo? -; - Non so, Ermes, ma ora lo scopriremo. -. Quando i ragazzi entrarono nella sfarzosa sala furono accolti dal melodico suono delle trombe e da una marea di gente. A quel punto il Sommo Ostri parlò: - Madame e Messeri, Vassalli e Aspiranti, siamo qui riuniti perché vorrei spendere due parole per questi ragazzi. Il vocio nella stanza cessò e tutti rivolsero lo sguardo attento al Sommo. – Non eravamo pronti ad una battaglia, non ce lo aspettavamo e ne abbiamo risentito. Abbiamo dovuto organizzare una controffensiva in pochissimo tempo ma nonostante ciò abbiamo riportato una grande vittoria. Questo grazie soprattutto a questi due ragazzi, Vesnar ed Ermes. Loro hanno recuperato un’ anello che se fosse finito nelle mani del demone Asdarot l’ avrebbe reso invincibile. Vesnar è inoltre riuscito a spezzare la vita di quel mostro ed a salvare la mia dopo che io stesso avevo combattuto contro Asdarot perdendo tutte le forze che avevo in corpo. Quindi vorrei ringraziarvi tutti per aver difeso il regno e vorrei solo ricordarvi che le forze invocate per piegare i nemici non sono state vane. Alla fine del discorso tutti nella sala applaudirono le parole del Sommo, che poi continuò dicendo: - Ora fate un passo avanti, ragazzi, ed inginocchiatevi: io, Sommo Ostri, sovrano del Regno di Blue Dragon, nomino voi, Ermes Giben e Vesnar Germinario, VASSALLI del Regno !!! -. I due ragazzi si guardarono per un secondo negli occhi con sguardi increduli, e nessuna parola uscì dalla loro bacca, tanto era forte l’ emozione. Un applauso generale si sollevò nella stanza seguito da parole di ammirazione per i due giovani Vassalli, che dopo lo shock iniziale si misero in piedi e si fecero avanti: - Io, Ermes Giben, giuro di servire e di proteggere con la mia ascia il Sommo Blue Dragon!!! -; - Grazie Ermes, so di poter contare su di te. – furono le parole del Sommo. – Sommo, non sono mai stato bravo con le parole, perciò dirò quello che penso in modo sintetico: fin quando ci sarà odio e terrore, fin quando i valori a cui credo fermamente non verranno rispettati, fin quando ci sarà povera gente in pericolo, io sarò lì a difenderli, per liberare il mondo da chi non crede nei veri valori della vita e da chiunque si opponesse al Sommo Blue Dragon !!! -. Il Sommo rimase commosso da quelle parole e fu orgoglioso di aver promosso al titolo di Vassallo il ragazzo, che gli ricordava tanto un’ altro grande guerriero che lui stesso nominò Vassallo in poco tempo: Lothar Gumboard. Dopo qualche giorno Vesnar decise di lasciare il Regno in groppa al suo destriero per trasferirsi nel suo villaggio natale, Vetoio, dove avrebbe potuto rivedere la sua famiglia e dove avrebbe preso in sposa Helen, la ragazza a cui aveva promesso eterno amore e che gli infondeva nuova forza e speranza al sol pensiero. Ermes decise di rimanere a Regno, sicuro di rincontrare l’ amico in un futuro non molto lontano. I candidi raggi del meriggio riflettevano un volto pieno di dispiacere, quello del Sommo Ostri, mentre vedeva allontanarsi la sagoma di Vesnar. Ma in cuor suo sapeva che Vesnar Germinario non l’avrebbe mai deluso e che un giorno, non molto lontano, sarebbe stato capace di compiere imprese inenarrabili, imprese degne della leggendaria “Fenice Blu”.

 

Vesnar